Mi chiamo Doriana. Mentre ero iscritta al IV anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Bari, a 22 anni, ho scoperto la bellezza della spiritualità dell’Opus Dei. Sono sposata con Egidio da trentotto anni e abbiamo avuto tre figli.
La passione per la famiglia e per la vita di coppia mi ha sempre affascinato e per questo motivo mi sono occupata, insieme a mio marito, di Orientamento Familiare fino ad avviare corsi rivolti a coppie e a genitori con figli di varie fasce di età.
Sono specializzata in Ginecologia e ho voluto approfondire la conoscenza dei Metodi di Regolazione Naturale della Fertilità. Il mio desiderio è stato sempre quello di aiutare le donne nella conoscenza del proprio corpo e soprattutto sostenere la coppia a vivere la sessualità come un atto di donazione e di conoscenza reciproca. Sono stata anche responsabile a Bari, per venticinque anni, fino al 2021, della Scuola dei Fiori (Nido e Infanzia) fondata negli anni settanta da un gruppo di famiglie che credevano molto nel rapporto di continuità Famiglia-Scuola. In questo ambiente di lavoro ho cercato di creare delle condizioni favorevoli affinché le trenta dipendenti donne potessero lavorare e, contemporaneamente, realizzare il loro desiderio di maternità. Mi è sempre piaciuto che il lavoro potesse avere anche un impatto positivo nella comunità e nel tessuto sociale.
L’esperienza con il centro di prima accoglienza per migranti
Da due anni collaboro come medico con il C.A.R.A, centro di prima accoglienza per migranti. Insieme ad altri operatori abbiamo organizzato incontri con donne per la maggior parte provenienti da vari paesi dell’Africa, per aiutarle a conoscere il proprio corpo, la loro fertilità, sostenendole nel portare avanti la gravidanza. Per me è un’esperienza molto arricchente dal punto di vista umano prima ancora che professionale: è triste considerare che molte di queste donne non hanno nulla e che hanno subito tanti tipi di violenze fisiche, non ammissibili per il genere umano.
Nonostante tutto sono sempre persone allegre che ballano e cantano, adattandosi a tutto. So bene che sembra un luogo comune sull’Africa e la voglia di ballare, ma è così, l’ho visto con i miei occhi. Spesso stando con loro penso di poter essere utile e di dar loro qualcosa ma, al contrario, in sono io che ricevo e imparo tanto da loro.
Tutti dovrebbero fare esperienze di questo tipo per poter crescere umanamente, imparando a dare importanza “all’essenziale”.
Oggi, dove spesso ci perdiamo dietro l’effimero, è fondamentale riscoprire l'essenziale: l’amore, la gratuità e la gratitudine per ciò che abbiamo. Possiamo e dobbiamo fare di più per coloro che vengono spesso dimenticati. Promuovendo iniziative che restituiscano dignità e speranza a queste persone, possiamo costruire insieme un futuro migliore, dove nessuno sia più invisibile.