La presentazione è stata curata dallo stesso autore del libro, che è docente di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università della Santa Croce. Il prof. González Gullón, che è anche ricercatore presso l’Istituto storico San Josemaría Escrivá, ha tratteggiato, con l’aiuto di numerose foto degli anni ‘30, l’inizio di questa spiritualità laicale, nel cuore del suo fondatore e nei primi contatti con giovani universitari di Madrid, che poi era destinata ad espandersi fuori dai confini della Spagna.
I primi anni dell’Opus Dei. La fondazione e la residenza DYA (1928-1939) è disponibile in formato cartaceo a 18,99, o in digitale al prezzo di 2,99 €.
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“Il libro può aiutare - spiega l’autore - i fedeli, i cooperatori e gli amici dell’Opus Dei a capire meglio come san Josemaría ha diffuso il messaggio di santità dall’inizio della sua predicazione. In questo senso, penso alle nuove generazioni di giovani dell’Opus Dei in Italia, che possono imparare da dove vengono”.
I primi fedeli dell’Opus Dei erano stati incoraggiati da queste parole rivolte loro da san Josemaría, mentre erano dispersi nei diversi fronti di guerra, in una lettera spedita da Burgos il 9 gennaio 1939, quando si intravedeva che la guerra sarebbe finita molto presto “Voglio riassumervi in una parola il mio pensiero, dopo avere ben considerato le cose alla presenza del Signore. Questa parola, che deve caratterizzare il vostro stato d'animo per riprendere le nostre attività ordinarie di apostolato, è ottimismo”.
In quel momento le difficoltà che san Josemaría si trovava davanti avrebbero potuto essere validi motivi per perdersi d’animo, per scoraggiarsi. Ma una profonda fede nella divinità dell'Opus Dei e nella fedeltà di Dio lo aiutarono a perseverare con fiducia. Infatti, nonostante le distruzioni della guerra civile e la dispersione dei primi seguaci di Escrivá, a metà del 1939 iniziarono i viaggi apostolici a Valenza, Saragozza, Barcellona, Valladolid, Bilbao, etc.
Gli inizi dell’Opus Dei in Sicilia
È stato ricordato ai presenti che nei primi giorni del novembre 1949, arrivarono proprio a Palermo il sacerdote catalano di ventinove anni Giambattista Torellò, un aragonese neolaureato in Medicina Michelangelo Madurga, lo studente basco di Architettura Alfonso De La Rica, il ventottenne docente di lettere classiche di Reggio Calabria Lugi Tirelli e il giovane portoghese Armando Serrano, per iniziare stabilmente il lavoro apostolico dell’Opus Dei a Palermo.
I cinque giovani alloggiarono provvisoriamente in un edificio del quartiere Kalsa, offerto dall’allora Arcivescovo Card. Ruffini, per poi trasferirsi, poco prima di Natale, in un appartamento affittato in via Sammartino. Il mese precedente il fondatore, san Josemaría Escrivá, aveva fatto visita al Cardinale, che voleva l’Opus Dei a Palermo.
All’incontro era presente anche il traduttore italiano dell’opera, Vittorio Varvaro, che nonostante i 95 anni appena compiuti ha portato la sua bella testimonianza sul lavoro di traduzione e soprattutto dei suoi incontri con san Josemaría: “Era mezzogiorno del 30 novembre 1974. Quattro siciliani quarantenni siamo stati ricevuti da san Josemaría nel soggiorno della sede centrale dell’Opera a Roma. Ricordo che ci disse che lui si era sempre sforzato di essere un semplice esecutore della volontà di Dio: «Josemaría, questo è meglio metterlo qui, quest’altro spostalo da qui a lì.... Come si fa con le costruzioni dei bambini!». Che meraviglia! Ma a questa capacità di ascolto e dialogo non si arriva che con tanta preghiera.”
Sul portale web della RAI è possibile trovare un’intervista all’autore del volume.
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