Un'unica famiglia: essere Opus Dei, lì dove sei (III) - Giuseppe, Siderno

Giuseppe ha conosciuto l’Opus Dei grazie a degli articoli di giornale ricchi di calunnie. Per lui fare l’Opus Dei significa aiutare i suoi studenti a scegliere bene. Ecco la sua testimonianza.

Nella Locride si sovrappongono millenni di storia e di diverse civiltà dai greci ai romani, dai bizantini ai normanni. Proprio in questi luoghi la cultura occidentale trova uno dei suoi padri in Zaleuco, il primo dei legislatori. E proprio a Zaleuco è intitolato il liceo scientifico di Locri, dove Giuseppe, fedele dell’Opus Dei, insegna da trent’anni Storia e Filosofia.

“Ho conosciuto l’Opera grazie a un giornale che leggevo con frequenza negli anni ottanta - racconta Giuseppe, che con la moglie vive a Siderno, poco distante da Locri -: avevano dedicato una serie di articoli negativi all’Opus Dei. In quegli anni studiavo Psicologia a Roma e per curiosità entrai in contatto con un sacerdote vicino all’Opus Dei. Avevo il sospetto che fossero tutte calunnie e volevo vedere con i miei occhi. Entrando in un centro dell’Opus Dei capii subito che la realtà era un’altra e non quella che avevo letto sul giornale. Ma non fu amore a prima vista: scoprii la mia vocazione come soprannumerario solo dieci anni dopo quel primo incontro”.

Anche la moglie di Giuseppe lavora nella scuola, nell’ambito dell’alfabetizzazione degli adulti. “Spesso si sente parlare dei posti in cui abitiamo per motivi negativi - racconta Giuseppe -, ma in realtà qui ci sono tante persone che stanno cercando di ricostruire il tessuto culturale”.

Pochi in tanto spazio

“Per molti anni sono stato l’unico dell’Opus Dei nella Locride. Una volta al mese da Catania, che è il centro dell’Opus Dei più vicino a noi, giungono in Calabria un sacerdote e qualche persona incaricata di dare formazione. In questo modo è possibile organizzare un ritiro mensile, anche se è un po’ complicato perché qualcuno viene da Reggio Calabria, che è a cento chilometri di distanza. A mia volta adesso faccio fatica ad andare lì per fare il circolo. Ma negli anni siamo riusciti a organizzare tanti corsi di formazione in questo lembo di terra calabrese, e quando facciamo le attività di formazione cristiana viene sempre qualcuno che ha raccolto i frutti seminati nei decenni passati”.

“Vivere lo spirito di famiglia - sottolinea Giuseppe - con le altre persone dell’Opus Dei è molto complicato per me. Di tanto in tanto, ogni dieci anni, cerchiamo di organizzare un’attività di formazione pancalabrese, perché la maggior parte delle persone dell’Opus Dei è a Cosenza, mentre noi altri siamo sparsi nella regione”.

Apeciao

“Ogni anno organizzo una semplice attività con i ragazzi della scuola: è aperta a chi si è diplomato e a tutti gli ex allievi. Si tratta di un aperitivo per salutarsi prima del periodo estivo, che serve per mantenere la relazione con i ragazzi che sono stati miei studenti, molti dei quali sparsi per tutte le università d’Italia. Lo chiamiamo Apeciao. Nell’ultima edizione ho invitato un sacerdote come ospite dell’aperitivo, che si è messo a disposizione dei ragazzi per confessare. Alla fine ha dovuto rinunciare a fare il bagno perché la fila di chi voleva confessarsi era molto nutrita. Recupererà l’anno prossimo!”

“I ragazzi quando finiscono il liceo sono chiamati a compiere delle scelte fondamentali - conclude Giuseppe -, per cui la mia responsabilità da insegnante è molto grande. Per me fare l’Opus Dei nel posto dove lavoro significa orientare i ragazzi verso il bene, aiutandoli a distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, mentre in famiglia significa cercare di continuare a fare quello che facevo prima al meglio: essere padre e essere marito al meglio delle mie possibilità. Ora che gli anni si fanno sentire, sono chiamato a non tirarmi indietro solo per motivi di anzianità”.