Un focolare che contagia chiunque gli stia accanto

Kathryn è un’aggregata dell’Opus Dei e insegna fisica e inglese. Viene dal Canada ma adesso è a Roma per studiare. In questa intervista racconta di come ha scoperto il messaggio di san Josemaría e in che modo ciò ha cambiato la sua vita.

«La mia vocazione è arrivata inaspettatamente - racconta Kathryn, che è a Roma per studiare Diritto Canonico alla Pontificia Università della Santa Croce -; ero già una cooperatrice dell’Opus Dei, ma sentivo che non era quello a cui il Signore mi stava chiamando».

Kathryn, che è in Italia da due anni, ha vissuto a Calgary, in Alberta, una regione del Canada ed è un’insegnante di Scienze e Inglese: «Il mio desiderio è sempre stato quello di insegnare nelle scuole, sogno che ho realizzato quando vivevo a Toronto - racconta Kathryn, che oggi ha trentacinque anni -. Ho anche capito, però, che desideravo approfondire temi legati alla mia fede; per questo mi sono trasferita a Roma». Questo non significa che Kathryn abbia messo da parte la sua vocazione all’insegnamento: tramite le piattaforme online sta continuando a impartire lezioni di fisica e inglese ai suoi studenti in Canada: «Ci sono alcune difficoltà, soprattutto legate al fuso orario, - spiega Kathryn - ma sono molto contenta di quello che faccio, soprattutto perché riesco a mantenere vivo il rapporto con i miei studenti».

Amicizie che fanno bene al cuore e all’anima

«Ho ricevuto la fede cattolica dai miei genitori - dice Kathryn -. Quando eravamo piccoli portavano me e i miei fratelli a Messa: ricordo che avevamo un bellissimo legame con le altre famiglie della comunità».

Le prime difficoltà arrivarono con l’iscrizione all’università: «Il campus universitario - ricorda Kathryn - era dall’altra parte del Paese. Mi sentii disorientata: lì non avevo la mia famiglia, non avevo la mia comunità con cui condividere l’esperienza della fede». Venuti a mancare questi legami, Kathryn smise di andare a Messa e la sua vita di preghiera divenne più arida: «Non avevo capito quale fosse il reale senso di incontrare il Signore ogni domenica - spiega Kathryn -. Grazie a Dio al quarto anno di università una mia amica mi ha invitata ad andare a Messa con lei e ho riscoperto la bellezza di ricevere l’eucaristia».

Nel 2015 per Kathryn arrivò una piccola grande svolta, grazie alla sua coinquilina: «Vivevo ad Ottawa e la mia amica e coinquilina Vicki mi invitò a una meditazione - dice Kathryn -. Era la prima volta che andavo in un centro dell’Opus Dei e ricordo che rimasi stupita dalle parole del sacerdote: parlò dei santi e ci invitò a scegliere quelli che sentivamo più vicini a noi per ricevere aiuto da loro». Da allora Kathryn iniziò a prendere parte alle varie attività di formazione cristiana che il centro proponeva, stringendo nuove amicizie: «Non avevo capito bene di cosa si trattasse - aggiunge Kathryn -, ma lì stavo bene, mi sentivo a casa».

Stessa vocazione, modi diversi di viverla

«La mia vocazione da aggregata è arrivata inaspettatamente». Kathryn, infatti, nel 2017, quando stava a Ottawa, divenne cooperatrice, ma dopo un anno capì che quella non era la strada giusta per lei. «Sentii che ero chiamata al celibato, - spiega Kathryn - così, con la totale libertà che contraddistingue i figli di Dio, ho chiesto di diventare aggregata».

Da quando si è trasferita in Italia Kathryn ha avuto la possibilità di conoscere altre ragazze con la sua stessa vocazione: «In Canada le aggregate sono poche, diciotto in tutto il Paese - spiega Kathryn -. Quest’anno, però, ho incontrato ragazze di tutto il mondo: è molto bello vedere come, nonostante la vocazione comune, ognuna di noi abbia modi di vivere diversi. È una vera ricchezza!».

«Essere aggregata significa poter vivere una vita ordinaria e straordinaria allo stesso tempo - dice Kathryn -: studio, vado a lezione e lavoro, ma ogni cosa la faccio per Dio. La mia è una vocazione al celibato e questo io lo vedo come un grandissimo dono di Dio: in questo modo sento di poter essere sempre disponibile per gli altri. Posso esserci sempre, per tutti: per gli amici, la famiglia, ma anche per i miei studenti. Se oggi sono qui in Italia è anche grazie alla mia vocazione».

«San Josemaría diceva che per i cristiani non esiste modello migliore di quello delle famiglie dei tempi apostolici (cfr. È Gesù che passa, n. 30) - conclude Kathryn -: si tratta di piccole comunità cristiane che furono come centri di irradiazione del messaggio evangelico. Mi piace molto sapere che anche io posso essere come loro: un focolare che contagia chiunque gli stia accanto».