Le riprese della cerimonia sono disponibili a questo link.
L'omelia integrale del cardinale Parolin è disponibile qui in pdf.
All’inizio della liturgia è stata letta una lettera del Santo Padre al cardinale Parolin, nella quale condivide la sua gioia con i 29 sacerdoti e le loro famiglie, “in modo particolare con coloro che, a causa dell’emergenza sanitaria, non possono essere presenti all’ordinazione”.
Nella lettera del papa si legge: “Chiedo ai nuovi sacerdoti di considerare, insieme alla grandezza del dono del sacerdozio, il significato di riceverlo proprio in questi momenti di tanta sofferenza nel mondo, in cui la presenza di Cristo sofferente e misericordioso diventa particolarmente palpabile; una presenza che il Signore vuole realizzare attraverso il vostro ministero. Come i discepoli, sperimenteremo che, con Lui a bordo, non siamo naufraghi. Perché questa è la forza di Dio: trasformare tutto ciò che ci accade in qualcosa di buono, anche il male. Il Santo Padre conclude chiedendo ai nuovi sacerdoti che "attraverso la loro unione con il Papa realizzino sempre quell'aspirazione di san Josemaría: Tutti, con Pietro, a Gesù attraverso Maria”.
Papa Francesco inoltre manda i suoi “affettuosi auguri all’amato monsignor Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei, con il mio desiderio che il Signore continui ad aiutarlo a compiere il suo fedele e gioioso servizio alla Prelatura e a tutta la Chiesa, specialmente in questo anno di preparazione al suo giubileo sacerdotale”.
Durante l’omelia, il cardinale Pietro Parolin ha approfondito l’immagine del buon pastore, che ispira ogni sacerdote a essere “fonte di vita, di misericordia, di semplicità”.
Ha ricordato che “essere pastori non consiste in una serie di compiti, bensì nell’assumere uno stile di vita”. Il pastore, per esempio, “non vive dove vuole, ma dove è meglio per il gregge”. Il pastore “non è tanto una guida per gli altri, quanto colui che condivide la sua vita con le pecore”. L’idea del pastore “non si riferisce al governo ma alla vita, e per questo Gesù caratterizza il buon pastore come colui che dà la vita per le pecore”.
“Il ministero che assumete, cari ordinandi, è una questione di vita, non dimenticatelo mai”, ha detto il cardinale. Non siete chiamati "a fare cose, ma a dare e condividere la vostra vita, e così potete realizzare pienamente la chiamata ad agire nella persona di Cristo”. In questo modo "potrete incarnare lo "stile di Gesù". Perché, come scrive san Josemaría Escrivá, il Sacerdote - chiunque egli sia - è sempre un altro Cristo”.
Essere pastori oggi “significa essere testimoni di misericordia”. “So quanta importanza attribuite nella vostra vita al sacramento della riconciliazione e non posso che esortarvi a continuare a farlo, per essere dispensatori della grazia e del perdono del Signore, di cui il mondo di oggi ha estremamente bisogno”.
Un’altra caratteristica del pastore - ha spiegato il cardinale - è la semplicità, della quale parla la santa che si festeggia oggi nel calendario liturgico (santa Teresa di Calcutta) e che si ottiene, tra le altre cose, “nel silenzio della preghiera”. La semplicità nasce dalla trasparenza della preghiera e si manifesta in azioni concrete come “condurre una vita ordinata, senza essere ingolfato in mille cose, che potrebbero mettere a repentaglio la semplicità di un cuore pienamente dedicato al Signore”.
Infine il cardinale si è riferito alla necessità di “portare a tutti la voce del buon pastore, affinché si sentano amati da Cristo”. Questo richiede di “non essere introverso ma estroverso; non desideroso di essere rilevante ma di far conoscere Gesù”. Inoltre, “richiedere di coniugare la carità pastorale a una sana creatività, fedeltà e flessibilità, fede e cuore disponibile; andare alla ricerca degli altri piuttosto che aspettarli; accogliere e non rifiutare le domande più complesse di oggi, soprattutto quelle dei giovani”.
"La Chiesa vi accompagna, noi tutti vi accompagniamo con la nostra preghiera; e la Chiesa vi ringrazia per il vostro sì, l'offerta di tutta la vostra vita", ha aggiunto il cardinale Parolin.
Alla fine della cerimonia il prelato dell’Opus Dei ha ringraziato per la presenza del cardinale Parolin, che solo ieri si trovava in Libano per portare in quei luoghi la vicinanza e per la sollecitudine del Papa: “La presenza del cardinale ci riporta subito a quella del Santo Padre Francesco, che manda la benedizione apostolica ai nuovi sacerdoti, alle loro famiglie e a tutti i presenti in questa celebrazione. Continuiamo a sostenere il Papa ed i suoi collaboratori con la nostra orazione”.
I nuovi sacerdoti
Tra i nuovi sacerdoti c’è l’italiano Giovanni Vassallo che desidera “che in questi tempi di pandemia si sappia ‘stare’ con le persone”. Giovanni è nato a Palermo e, prima degli studi di teologia nella Pontificia Università della Santa Croce, ha frequentato i corsi di Filologia Classica all’Università La Sapienza di Roma. Per 10 anni ha fatto parte del gruppo direttivo della Residenza Universitaria Internazionale di Roma, nella quale vivono universitari di numerosi paesi; è stato anche professore di latino e letteratura in una scuola di Roma.
Andrej Matis, di 31 anni, è il primo sacerdote della prelatura in Slovacchia. Prima di studiare teologia a Roma, Andrej era un musicista professionista e ha lavorato per alcuni anni come violinista del quartetto di musica da camera “Mucha”, con il quale si è esibito in concerti in Svizzera, Repubblica Ceca, Italia, Polonia, Francia, Austria, Lussemburgo... “La bellezza può aprire le porte e mostrare il cammino – spiega –. Prima pensavo che queste considerazioni fossero solo belle parole, ma adesso ho cambiato opinione”.
Un altro dei nuovi sacerdoti è il giovane medico cileno Juan Esteban Ureta, di 37 anni, che ha lavorato come internista in un centro medico di Concepción. Afferma che ora, come sacerdote, è entusiasta di “poter essere strumento affinché a molte persone arrivi il perdono e la misericordia del Signore. Mi piacerebbe saper trasmettere la buona novella del Vangelo, che tutti siamo amati da Cristo”.
Tra i nuovi sacerdoti vi sono diversi africani, come l’ugandese Andrew Ekemu. Nato a Kapchorwa nel 1981, Andrew ha studiato veterinaria nella Makerere Unversity di Kampala. Ha lavorato per diversi anni nella vaccinazione di bovini contro la nagana [grave infezione dei bovini in molti paesi africani] e nelle terapie del marabú africano nel giardino zoologico nazionale dell’Uganda. Nei suoi studi di teologia precedenti l’ordinazione sacerdotale ha concluso la sua tesi dottorale su “La visione della storia nel libro del profeta Daniele”. Afferma che “in Uganda c’è una popolazione giovane e per questo le chiedo preghiere perché molti giovani del mio paese scoprano la grandezza di una vita vissuta con Cristo e al servizio degli altri”.
I 29 nuovi sacerdoti provengono da Spagna, Messico, Guatemala, Cile, Uruguay, Costa d’Avorio, Slovacchia, Argentina, Costa Rica, Olanda, Uganda, Perù e Italia. Questi sono i loro nomi:
- Santiago Altieri Massa Daus (Uruguay)
- Alejandro Armesto García-Jalón (Spagna)
- José Luis Benito Roldán (Spagna)
- Guillermo Jesús Bueno Delgado (Spagna)
- Juan Luis Orestes Castilla Florián (Guatemala)
- José Luis Chinguel Beltrán (Perù)
- José de la Madrid Ochoa (Messico)
- Andrew Rowns Ekemu (Uganda)
- Pablo Erdozáin Castiella (Spagna)
- Felipe José Izquierdo Ibáñez (Cile)
- Kouamé Achille Koffi (Costa d’Avorio)
- Santiago Teodoro López López (Spagna)
- Martín Ezequiel Luque Marengo (Argentina)
- Andrej Matis (Slovacchia)
- Carlos Medarde Artime (Spagna)
- José Javier Mérida Calderón (Guatemala)
- Claudio Josemaría Minakata Urzúa (Messico)
- Andrés Fernando Montero Marín (Costa Rica)
- Ignacio Moyano Gómez (Spagna)
- Miguel Agustín Mullen (Argentina)
- Miguel Ocaña González (Spagna)
- Ricardo Regidor Sánchez (Spagna)
- Antonio Rodríguez Tovar (Spagna)
- Manel Serra Palos (Spagna)
- Juan Esteban Ureta Cardoen (Cile)
- Giovanni Vassallo (Italia)
- Roberto Vera Aguilar (Messico)
- Juan Ignacio Vergara (Olanda)
- José Vidal Vázquez (Spagna)