Il mio sogno non è fare il sacerdote ma fare la volontà di Dio

Giovanni, 33 anni, verrà ordinato sacerdote il 5 settembre insieme ad altri fedeli dell’Opus Dei. Questo giorno importante per la vita della Chiesa è anche la sua occasione per cominciare a realizzare il suo sogno.

Giovanni (il secondo in prima fila a partire da sinistra) insieme alla sua famiglia.

Il 5 settembre 2020, nella Basilica di Sant’Eugenio a Roma verranno ordinati sacerdoti 29 fedeli dell’Opus Dei di tutto il mondo. Tra loro c’è anche un italiano, Giovanni Vassallo, 33 anni, di cui riportiamo la testimonianza in occasione di questo giorno importante per la sua vita e per la vita di tutta la Chiesa.

"se Dio ha permesso questo cambio di programma, allora va bene per me"

Analogamente a tanti eventi programmati nei mesi della quarantena anche l'ordinazione dei 29 diaconi dell’Opus Dei, prevista inizialmente per maggio 2020, ha subito uno slittamento. Al di là dei problemi legati all’organizzazione, questo contrattempo “ha portato un po’ di disagio - racconta Giovanni -. Ma dopo i primi tempi, ho avuto modo di scoprire l’opportunità che mi si presentava.”

“Ho potuto rendermi conto meglio di quello che sto per ricevere. Inoltre ho avuto tempo di acquisire più familiarità con la Messa, approfondendo sempre più nel dettaglio le varie parti”.

Ma soprattutto il tempo di quarantena è servito per insegnare a Giovanni “una grande lezione, ovvero che il sacerdote è al servizio. Fa quello che serve, quello che vuole Dio. Così ho pensato: se Dio ha permesso questo cambio di programma, allora va bene per me”.

Per riconoscere e accogliere una chiamata come quella al sacerdozio c’è bisogno di una guida. Giovanni l’ha trovata “non necessariamente in una persona in particolare, ma nei sacerdoti dell’Opera con cui sono entrato in contatto. Attraverso di loro ho potuto conoscere san Josemaría come sacerdote, pur non avendolo mai incontrato di persona. Ognuno di loro è riuscito a testimoniarmi, anche senza saperlo, un pezzetto di lui. Sono contento di poter avere queste persone come amici. A loro poi si aggiunge mio fratello, che è stato ordinato sacerdote tre anni fa, e un mio amico che mi ha accompagnato durante tutta la scoperta della mia vocazione”.

"per me il tratto che più distingue san Josemaría è che è stato un sacerdote innamorato"

Su questa nuova strada che sta per intraprendere Giovanni sa di poter contare su un’altra guida speciale: san Josemaría. “Per me, san Josemaría è come un padre e questo significa diverse cose: una di queste è che mi ha insegnato a vivere, ma la più importante è che mi ha insegnato ad amare”.
In particolare, poi, c’è una caratteristica di san Josemaría che ha lasciato il segno nella vita di Giovanni: “Quando si parla di lui, a volte, ci si concentra molto su alcuni particolari come il suo carattere forte o la sua personalità travolgente. Trovo anche io che queste siano delle qualità straordinarie, ma per me il tratto che più distingue san Josemaría è che è stato un sacerdote innamorato. Non saprei trovare una maniera più adatta di descrivere chi è per me questo santo”.

Le particolari sfide che la Chiesa e il mondo hanno dovuto affrontare negli ultimi mesi, poi, hanno fatto maturare in Giovanni una prospettiva diversa su quale sia il ruolo di un sacerdote oggi: “la pandemia ci ha messi di fronte ai nostri limiti, facendoci ricordare che siamo totalmente nelle mani di Dio. Ed è qui che entrano in gioco le vocazioni dei sacerdoti: hanno la responsabilità di aiutare a colmare il vuoto tra il desiderio di felicità delle persone e l’incapacità di riuscirci da soli. E io dovrò impegnarmi per fare la mia parte! In fondo, ho scoperto che il mio sogno non è quello di fare il sacerdote ma quello di fare la volontà di Dio!”.