Coltivare la fiducia (IX): E se voglio un differente viaggio di fine corso?

Quando i figli si avvicinano al termine del ciclo scolare cominciano le discussioni sul viaggio di fine corso. Questo video cerca di riflettere sull’opportunità di creare un dialogo con gli adolescenti in occasione di questi viaggi.

Arriva l’ultimo anno della scuola e crescono le aspettative dei figli per festeggiare la conclusione di questa tappa con un viaggio insieme ai loro amici. Spiaggia, montagna, festa, sport, sono le possibilità che di solito si presentano con l’idea di passare alcuni giorni con i compagni di quasi 13 anni e vivere una esperienza, forse l’ultima condivisa con tutti, che resterà per sempre nel ricordo del gruppo.

Per le famiglie questi momenti sono quasi sempre pieni di promesse e di gioie, ma anche di apprensioni. Che cosa succede quando il progetto di viaggio ideato dal gruppo di amici di tuo figlio si scontra con i valori familiari? Affrontare tale questione è una sfida e può essere una buona occasione perché i genitori dialoghino con i figli.

Proponiamo alcune domande che possono aiutarti a utilizzare il video quando lo vedi con altre coppie di amici, con padri e madri della scuola o in parrocchia.

Domande per il dialogo

▪ Che cosa posso fare per capire che cosa pensano i miei figli? Quale modello di vita hanno i miei figli? E i loro amici? Ho un atteggiamento aperto verso di loro? Mi preoccupo che il modo in cui espongo le mie idee nelle nostre conversazioni aiuti i miei figli ad aprirsi con me? Sono consapevole che posso ferire i miei figli mostrando mancanza di fiducia? Accetto e lodo le loro proposte positive? Chiedo loro i motivi che giustifichino le loro proposte?

▪ Comprendo e condivido l’entusiasmo dei miei figli per il loro viaggio dopo la maturità, oppure lo considero una cosa senza importanza? Conosciamo la realtà del viaggio che il gruppo dei compagni di scuola propone? Coincide con i valori che vogliamo insegnare ai nostri figli?

▪ Ci facciamo coinvolgere come coppia nell’organizzazione del viaggio? Nel caso di una proposta che non ci convince del tutto, proponiamo un’altra soluzione? Ci preoccupa la pressione sociale di non accettare un determinato viaggio? Sappiamo trasmettere ai nostri figli, in una maniera amabile, quali sono le nostre possibilità economiche? Cerchiamo, insieme ai nostri figli, un’altra alternativa?

Proposte di comportamento

▪ Prima di parlare con un figlio del viaggio conviene che i genitori siano d’accordo e abbiano motivi ragionevoli e coerenti circa la posizione che cercano di trasmettere.

▪ Conoscere le aspettative dei propri figli parlando con loro. Fare in modo che parlino senza difficoltà, aiutandoli a riflettere sulle proprie idee, e che le raffrontino con realismo con la loro personale situazione e con quella familiare.

▪ È importante parlare dell’entusiasmo per la fine del ciclo di studi e condividerlo con loro. E anche dei rischi, se ce ne fossero, del viaggio post maturità – rischi di abuso dell’alcool, delle droghe, del sesso –, ma parlandone sempre da una posizione di dialogo. Cercare di non insistere troppo su posizioni imperative o su esempi di situazioni estreme.

▪ Farsi coinvolgere nell’organizzazione del viaggio. Proporre idee di viaggi divertenti per loro. È indispensabile conoscere l’ambiente attorno ai figli e la realtà del viaggio proposto dai compagni. Prendere decisioni insieme ai figli, mettendo da parte la pressione sociale.

Meditare con la Sacra Scrittura e con il Catechismo della Chiesa Cattolica

▪ L’educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un’educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall’egoismo e dall’orgoglio, dai risentimenti della colpevolezza e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L’educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1784).

▪ I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli. Testimoniano tale responsabilità innanzitutto con la creazione di una famiglia, in cui la tenerezza, il perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato rappresentano la norma. Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. Questa educazione richiede che si impari l’abnegazione, un retto modo di giudicare, la padronanza di sé, condizioni di ogni vera libertà. I genitori insegneranno ai figli a subordinare “le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali” (CA 36). I genitori hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di correggerli: «Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta [...]. Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio» (Sir 30, 1-2). «E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore» (Ef 6, 4) (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2223).

▪ Spetta a coloro che sono investiti di autorità consolidare i valori che attirano la fiducia dei membri del gruppo e li stimolano a mettersi al servizio dei loro simili. La partecipazione ha inizio dall’educazione e dalla cultura. “Legittimamente si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e si speranza” (GS 31) (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1917).

Meditare con Papa Francesco

▪ Nell’epoca attuale, in cui regnano l’ansietà e la fretta tecnologica, compito importantissimo delle famiglie è educare alla capacità di attendere. Non si tratta di proibire ai ragazzi [...], ma di trovare il modo di generare in loro la capacità di differenziare le diverse logiche e di non applicare la velocità digitale a ogni ambito della vita (Amoris laetitiae, 275).

▪ L’adolescenza non è una patologia che dobbiamo combattere. Fa parte della crescita normale, naturale della vita dei nostri ragazzi. Dove c’è vita c’è movimento, dove c’è movimento ci sono cambiamenti, ricerca, incertezze, c’è speranza, gioia e anche angoscia e desolazione. Inquadriamo bene i nostri discernimenti all’interno di processi vitali prevedibili. Esistono margini che è necessario conoscere per non allarmarsi, per non essere nemmeno negligenti, ma per saper accompagnare e aiutare a crescere. Non è tutto indifferente, ma nemmeno tutto ha la stessa importanza. Perciò bisogna discernere quali battaglie sono da fare e quali no. In questo serve molto ascoltare coppie con esperienza, che se pure non ci daranno mai una ricetta, ci aiuteranno con la loro testimonianza a conoscere questo o quel margine o gamma di comportamenti (Basilica di San Giovanni in Laterano, 19 giugno 2017).

▪ Proponiamo loro mete ampie, grandi sfide e aiutiamoli a realizzarle, a raggiungere le loro mete. Non lasciamoli soli. Perciò, sfidiamoli più di quanto loro ci sfidano. Non lasciamo che la “vertigine” la ricevano da altri, i quali non fanno che mettere a rischio la loro vita: diamogliela noi. Ma la vertigine giusta, che soddisfi questo desiderio di muoversi, di andare avanti (Basilica di San Giovanni in Laterano, 19 giugno 2017).

Meditare con san Josemaría

▪ “È necessario che i genitori trovino il tempo di stare con i figli e parlare con loro. I figli sono la loro cosa più importante: più degli affari, più del lavoro, più dello svago. In queste conversazioni bisogna ascoltarli con attenzione, sforzarsi di comprenderli, saper riconoscere la parte di verità – o tutta la verità – che può esserci in alcune loro ribellioni. E allo stesso tempo bisogna aiutarli a incanalare rettamente ansie e aspirazioni, insegnando loro a riflettere sulla realtà delle cose e a ragionare. Non si tratta di imporre una determinata linea di condotta, ma di mostrare i motivi, soprannaturali e umani, che la raccomandano. In una parola, si tratta di rispettare la loro libertà, poiché non c’è vera educazione senza responsabilità personale, né responsabilità senza libertà” (È Gesù che passa, n. 27).

▪ “Dovete regolare la libertà dei figli a seconda della loro età. Non potete trattare tutti allo stesso modo. La giustizia vuole che trattiate in maniera disuguale i figli che sono disuguali, ma in modo che non nascano gelosie. Sono disuguali per età, per temperamento, per salute, per condizioni intellettuali personali... In tal modo, con il vostro aiuto, arriveranno a essere uguali e a volersi molto bene, a comportarsi bene, ad avere le virtù dei loro genitori e a essere buoni figli di Santa Maria” (Incontro a Guadalaviar, Valencia, 17 novembre 1972).

▪ “Comprendeteli, perdonateli: forse tu e io non abbiamo fatto lo stesso con nostro Signore e siamo poi riusciti a tornare indietro? Debbono rendersi conto che tu sei il miglior amico, che nessuno li ama tanto quanto il padre e la madre. Vedrai come i ragazzi ne saranno orgogliosi” (Incontro a El Prado, Madrid, 18 novembre 1972).