Venerdì 16 agosto - Incontro con le famiglie a Medellín
Venerdì monsignor Fernando Ocáriz è arrivato a Medellín, conosciuta come la città dell’eterna primavera. Circa tremila persone si sono recate per l’incontro del pomeriggio, al City Hall, luogo in cui, anni prima, si erano trovati il beato Álvaro del Portillo e monsignor Javier Echevarría. Famiglie, professionisti, giovani e anziani sono arrivati da Envigado, Sabaneta, Manizales, e altre città, nonché da paesi come l’Ecuador, Panama e il Venezuela.
Il Padre ha ringraziato tutti i presenti e ha riflettuto su una frase della lettera agli Efesini incisa nell’oratorio del Centro Culturale Timonel: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia». «Con umiltà e affetto, dobbiamo lavorare e ricordare che, nonostante le circostanze, l’amore di Dio ci aspetterà sempre» ha sottolineato.
Susana, 23 anni, di professione pasticciera, ha portato una torta da offrire al prelato. Gli ha detto che, se gli fosse piaciuta, gliene avrebbe fatta un’altra da portare a Roma. Dopo le risate di tutti, ha chiesto consigli per fare bene il proprio lavoro.
«Santificare il lavoro – le ha ricordato il Padre – significa lavorare bene, non fare cose malfatte, come ci diceva san Josemaría». Prima di iniziare a lavorare «possiamo concederci qualche secondo per dire al Signore: “lo faccio per te”».
Una famiglia di Cali gli ha chiesto come prendersi cura della famiglia. «La base fondamentale è l’affetto, il modo di trattare i figli. Amatevi molto, come all’inizio; e per tutta la vita cercate positivamente il bene dell’altro, lui per lei e lei per lui. Amarsi davvero».
Don Fernando, che oltre a essere teologo è anche fisico, ha sottolineato l’importanza di cercare modi per amare le persone, poiché questo significa amare anche Gesù Cristo. L’egoismo, invece, non porta alla felicità, ma solo alla tristezza. «Cerchiamo di essere seminatori di pace e di gioia nel nostro ambiente».
Anche un sacerdote diocesano del quartiere di Belén ha espresso il suo piacere di essere parroco della parrocchia di san Josemaría e ha raccontato come di recente questa sia cresciuta in dimensioni e numero di fedeli. Il prelato ha ricordato che la parrocchia è il nucleo della Chiesa e che da lì dobbiamo incoraggiare tutti a conoscere e ad avvicinarsi a Gesù Cristo.
Doña Lucía, 90 anni, da circa 50 anni nell’Opera, ha chiesto come trasmettere alle nuove generazioni la gioia di essere nell’Opus Dei. «Non abbiamo altra legge per fare l’Opera se non la preghiera. Essere devoti all’Eucaristia e al lavoro, trasformato in preghiera», ha risposto il prelato.
Alla fine, il coro del Collegio Alcázar ha intonato Esa, un “vallenato” di José Vásquez. Con questo incontro il Padre conclude il suo viaggio in America. Trascorrerà alcuni giorni nella casa di ritiro Guaycoral e poi tornerà a Roma.
Da Medellín, il Padre ha voluto anche inviare un messaggio di amicizia e di affetto a tutte le persone dell’Opera e agli amici del Venezuela, tramite María Gabriella Nicolicchia, segretaria regionale, e Padre Ignacio Rodríguez, vicario di quella regione. Ha detto che li accompagna nella preghiera per quel caro Paese e ha espresso il desiderio di recarsi presto in Venezuela per incontrarli e salutare la Vergine Maria di Coromoto. Il suo desiderio era quello di completare l’agenda dei 50 anni dalla visita di san Josemaría, molto presente in Venezuela, dove ha lasciato tanti ricordi.
Giovedì 15 agosto - Festa dell’Assunzione
Nel quarto giorno in Colombia, mons. Ocáriz ha salutato alcune famiglie e ha rinnovato la consacrazione dell’Opus Dei al Cuore Immacolato di Maria. Nel pomeriggio, un momento molto atteso è stato l’incontro con circa 350 giovani, che tra sorprese, musica e canti, hanno goduto della compagnia e delle parole del Padre.
Vicky ha iniziato ricordando che quel giorno era il 53º anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Padre; a questo annuncio è seguito un grande applauso, al quale don Fernando ha risposto chiedendo che quegli applausi si trasformassero in una preghiera per lui.
Uno dei doni ricevuti è stato un’immaginetta della Madonna degli studenti, che si trova nel Centro Arboleda. Ricevendola, mons. Ocáriz ha commentato: «La porterò con me, perché mi aiuti a studiare».
Non sempre c’è il tempo per fare domande al Padre, poiché ci sono canti, aneddoti che si prolungano, ecc. Gli incontri danno sempre la sensazione di essere troppo brevi. Questa volta, Natalia è riuscita a manifestare al prelato una preoccupazione che aveva dentro: «Posso fare qualcosa per Dio, che è perfetto e sembra che non abbia bisogno di noi?»
«Dio ci ama così tanto che vuole aver bisogno di noi, al punto che ciò che non facciamo liberamente, Lui non lo fa al nostro posto», ha risposto don Fernando.
Daniela ha raccontato come la vita di Pedro Ballester —un universitario morto in fama di santità nel 2018— l’ha aiutata a comprendere la morte di suo padre.
Provenienti da Bucaramanga, Juliana e Majo hanno condiviso la loro esperienza in un campo chiamato “Back to Reality”: alcuni giorni senza schermi, il cui obiettivo principale era contemplare la bellezza della natura e dell’arte.
L’incontro è stato accompagnato da canti e da musiche tradizionali del Paese.
Mercoledì 14 agosto
La mattina di mercoledì, il prelato ha benedetto l’immagine che presiede la nuova cappella dell’Università de La Sabana, una statua di Maria Immacolata portata in cielo da due angeli.
Successivamente, don Fernando si è riunito con oltre 600 professori, ai quali ha ricordato che l’università non è una somma di facoltà o materie scollegate, ma un luogo in cui si cerca la vera unità, dove si manifesta la preoccupazione reciproca e l’interesse positivo ad essere aperti a tutti.
Il Padre ha ricordato di essere stato lì altre due volte e ha raccontato di essersi emozionato nel constatare la crescita attuale.
Mons. Ocáriz ha risposto a diverse domande dei docenti. Durante la conversazione, ha sottolineato come la libertà sia un valore fondamentale dell’essere umano e anche dell’attività universitaria.
Facendo riferimento all’enciclica Spe Salvi, ha spiegato che la speranza ci dona ottimismo, serenità e apertura di orizzonti. «Possiamo seminare speranza solo se ne abbiamo» ha sottolineato.
Alla fine, María Ximena, professoressa ordinaria, ha donato al prelato un "banquito pensador", un esempio della tradizione artigianale dell’etnia Sikuani, una comunità indigena dei Llanos Orientales della Colombia, simbolo di saggezza e autorità.
Da ogni angolo della Colombia
«Ci sono persone che vengono non solo da Bogotá, ma anche da Bucaramanga, Manizales, Barranquilla, Cartagena, Fundación, Valledupar, Cali…» stava dicendo il presentatore, quando qualcuno ha aggiunto: «E anche dal Venezuela», scatenando un forte applauso tra i presenti.
Un gruppo di tamburi, suonato da giovani universitari, ha creato musica, ritmo e movimento per dare inizio all’incontro con le famiglie.
Il prelato ha ricordato che il 15 agosto è la grande festa della Madonna e ha consigliato di riflettere su ciò che la Madre di Dio ci indica alle nozze di Cana: «”Fate quello che vi dirà”; se ci rivolgiamo alla Madonna, trasformeremo le nostre vite e lei ci condurrà a Gesù Cristo».
Patricia, che festeggia il suo compleanno il giorno dell’Assunzione della Madonna, ha chiesto al prelato preghiere per questo momento in cui inizia il suo pensionamento e ha anche chiesto un consiglio per questa nuova fase della sua vita. «Non andiamo mai in pensione, cambiamo solamente lavoro, c’è sempre tanto da fare nel mondo, con la famiglia, con gli amici» ha detto mons. Ocáriz.
Mauricio ha raccontato che qualche anno fa chiese al beato Álvaro, se era volontà di Dio, di potersi trasferire da Bogotá a Ibagué, insieme alla sua famiglia, per promuovere l’Opera in questa città. Oggi la sua casa a Ibagué è “il centro dell’Opera” — ha spiegato Mauricio al prelato — e, anche se sono diverse le famiglie che partecipano alle attività, desidererebbe procedere più velocemente e avere pazienza. Riguardo a ciò, don Fernando lo ha invitato a riflettere sul fatto che ogni persona vale il sangue di Gesù Cristo e che ogni individuo ha un valore maggiore rispetto a tutti insieme. Lo ha inoltre incoraggiato a chiedere a Dio il dono della pazienza, specialmente in quella fretta di portare avanti le cose buone.
María Paula ha oggi un podcast con tre amiche chiamato “Las Conflictuadas”, in cui si affrontano domande complesse su questioni di fede e di vita, per contrastare la comodità di vivere lontane da Dio. Con questo apostolato hanno potuto raggiungere migliaia di persone, credenti e non credenti, ma a volte — spiega — si sente scoraggiata e dubbiosa su come fare di più. Il prelato le ha suggerito di continuare ad approfondire il Vangelo e di coltivare l’amicizia.
Era passata un’ora e sembrava che il tempo previsto fosse terminato, quando il prelato ha fatto ridere tutti dicendo che c’era anche «un tempo imprevisto». Questo ha fatto sì che l’incontro si prolungasse ancora un po’.
Alle domande si sono aggiunte una esecuzione all’arpa da parte di uno studente di Medicina originario dei Llanos Orientales; la danza tipica di una coppia appartenente a uno dei gruppi rappresentativi dell’Università e il canto di uno dei suoi cori, che hanno dato un tocco di colore a un incontro più che familiare.
Martedì 13 agosto
Il primo incontro è stato con circa sessanta sacerdoti. Il prelato ha iniziato ricordando a tutti la necessità di sostenere con la preghiera tutta la Chiesa e il Papa.
Ha invitato i presbiteri a non trascurare la propria formazione religiosa, ad ampliare i campi della pastorale familiare — da cui il Signore suscita nuove vocazioni per la Chiesa — e a chiedere ai laici una maggiore partecipazione ai mezzi di comunicazione.
«Dobbiamo essere seminatori di pace e di gioia. Dobbiamo riconoscerci come figli di Dio e contemplare la nostra filiazione divina» ha commentato, incoraggiando a vivere l’impegno sacerdotale con la gioia di essere apostoli di Gesù Cristo.
Uno dei presenti ha chiesto la benedizione del prelato perché tra due giorni sarà ordinato sacerdote; un altro ha commentato che proprio quel giorno celebrava 63 anni di sacerdozio; e un altro ancora ha ringraziato per la formazione che riceve dall’Opera, che lo aiuta a migliorare la sua vita spirituale e la fedeltà alla Chiesa e al Papa.
Nel pomeriggio, prima dell’incontro con i giovani, il prelato ha ricevuto alcune famiglie e ha benedetto l’ultima pietra del Children Forest, un nuovo edificio scolastico per studenti dai 5 ai 9 anni. «San Josemaría ci ha insegnato che dobbiamo finire bene il lavoro, e questo edificio ne è un esempio» ha commentato.
Successivamente, circa 400 giovani provenienti da Medellín, Bucaramanga, Armenia, Manizales, Pereira, la Costa Caraibica, Chía e Bogotá si sono riuniti con mons. Ocáriz nella biblioteca della scuola.
L’incontro è iniziato con Qué bonita que es la vida, un vallenato — genere musicale caratteristico della Colombia — interpretato da un gruppo proveniente da Bucaramanga. La canzone ha dato spunto al prelato per parlare della necessità di avvicinarsi a Dio, di avvicinare gli amici a Dio, e di mantenere la gioia e la gratitudine verso Dio, anche quando sorgono difficoltà. «Anche quando ci sono difficoltà, siamo sicuri della vicinanza di Dio e possiamo ringraziarlo».
Daniel, che frequenta le attività di Monteverde, nel quartiere Kennedy a Bogotá, ha condiviso con tutti che il 25 agosto riceverà il battesimo e farà la prima comunione, e ha chiesto come prepararsi meglio per ricevere questi sacramenti. Il Padre gli ha suggerito di continuare a formarsi nella vita spirituale con costanza, in tutte le circostanze della vita, e ha sottolineato l’importanza della devozione all’Eucaristia.
I giovani hanno proposto diversi temi riguardanti la vita professionale, il lavoro, il matrimonio, il celibato e la formazione in generale. Alla fine, hanno cantato un altro vallenato intitolato Tú tienes la llave de mi corazón, al quale tutti si sono uniti in coro.
I preparativi del viaggio
Dopo il suo passaggio per il Cile, il Perù e l’Ecuador, il prelato visita la Colombia. Questo viaggio si svolge nel contesto del 50° anniversario del viaggio che fece san Josemaría in vari paesi dell’America.
Allora, dopo essere passato per l’Ecuador, san Josemaría fece un breve scalo all’aeroporto di Bogotá il 15 agosto 1974. L’altitudine di Bogotá non era favorevole per il suo delicato stato di salute, quindi rimase solo pochi minuti sull’aereo prima di continuare il suo viaggio verso Caracas, in Venezuela.
San Josemaría aveva progettato di visitare la Beata Vergine Maria di Chiquinquirá, ma non poté farlo. Nel 1983, il beato Álvaro del Portillo, primo successore di san Josemaría, visitò la Madonna in suo nome.