“Una volta ho invitato a bruciapelo una collega a un ritiro mensile che si sarebbe tenuto a Napoli - racconta Ramona, che insegna inglese in un istituto tecnico -. Dopo il ritiro lei ha fatto un solo commento: adesso capisco tante cose”. Ma di quali cose stava parlando la collega di Ramona?
Santa Maria a Vico, dove vivono Ramona e Bruno, che è direttore amministrativo di un istituto comprensivo, si trova sull’Appia tra Caserta e Benevento, nella fascia di mezzo tra la pianura e l’Appennino. I due sono fedeli soprannumerari dell’Opus Dei, e hanno conosciuto l’Opera quasi nello stesso momento: Bruno tramite un collega di università a Napoli, mentre Ramona tramite la sorella di quello stesso collega di Bruno.
“Eravamo fidanzati da poco tempo - ricorda Bruno - e abbiamo iniziato entrambi a frequentare i mezzi di formazione cristiana dell’Opus Dei, senza però spingerci l’uno con l’altra in questa dimensione spirituale: massima libertà”.
“Il mio percorso di discernimento è stato un po’ più lungo rispetto a quello di Bruno - sottolinea Ramona -. Lui è diventato soprannumerario nel 1996, mentre io quasi vent’anni dopo. Ma non è mai stata una gara. C’è stata sempre una frase che mi ha accompagnato da quando ho iniziato a essere seguita spiritualmente da un sacerdote: Tu stai facendo l’Opera di Dio. Questo mi ha sempre dato grande tranquillità al di là del fatto che io potessi chiedere di entrare nell’Opus Dei o meno. Un giorno cominciai a sentire nel cuore quel passo del Vangelo del giovane ricco che se ne andò via triste. Io non volevo andarmene via triste, per questo motivo chiesi di entrare nell’Opus Dei”.
Provincia e fraternità
“Per noi che viviamo in provincia - racconta Bruno - si creano meravigliose occasioni di fraternità: per fare il circolo ad Avellino partiamo insieme da tre diversi paesi. Ci si aiuta gli uni con gli altri: si organizzano attività formative, ci si ritrova alla fine del circolo a prendere una pizza o un caffè. Per me è bellissimo vivere lo spirito dell’Opera in una realtà dove non c’è un centro dell’Opus Dei. Ti aiuta a capire che l’Opera sei tu, sul serio. Corriamo di meno il pericolo di sentirci anonimi o intruppati”.
“Oggi abbiamo un grande desiderio - spiega Ramona - di condividere le cose belle che abbiamo ricevuto con altre famiglie. Organizziamo delle serate molto semplici che sono occasioni per parlare di temi di vita famigliare e coniugale, per esempio la comunicazione nella coppia o l’intimità tra marito e moglie. Invitiamo coppie di amici e un relatore, e alla fine si termina con una cenetta alla quale ciascuno contribuisce portando qualcosa”.
Una bomba atomica
La scuola in cui insegna Ramona è molto sfidante dal punto di vista professionale: “Per me insegnare in un ITIS è molto impegnativo, e non è sufficiente un orizzonte solamente umano: serve anche quello soprannaturale. Per questo mi piace che la mia vocazione consista essenzialmente nell’essere chiamata a fare bene, con il cuore, quello che devo fare”.
“L’Opus Dei per me è stata una bomba atomica - spiega Bruno -: posso incontrare Dio nelle cose che amo di più! Ricordo ancora il pomeriggio esatto in cui ho fatto questa scoperta. Un’altra cosa che mi piace molto nell’Opera è che c’è molta anarchia: nessuno ti dice cosa devi fare, perché c’è un principio molto bello di fiducia nelle capacità di ciascuno e di libertà personale. In un mondo in cui il sospetto è padrone, nell’Opus Dei mi viene insegnato a fidarmi delle persone”.
Il ritorno dei Longobardi
Come già sottolineato da Bruno, non ci sono centri dell’Opus Dei nelle prossimità di Santa Maria a Vico, per cui i due si sono organizzati per vivere i mezzi di formazione cristiana ognuno secondo le proprie necessità. “Ogni due settimane vado a Napoli - racconta Ramona - per fare il circolo. Il momento più bello per me è proprio il viaggio che faccio insieme ad altre due amiche che abitano vicino a Benevento e sono anche loro dell’Opera: chiacchieriamo un’ora e mezza all’andata e un’ora e mezza al ritorno”.
“Un altro sintomo dell’anarchia dell’Opus Dei - continua Bruno - è che si diffonde a macchia di leopardo, senza reali direttrici. Ed è questo il motivo per cui ogni settimana faccio il circolo ad Avellino. Negli anni, infatti, diverse persone hanno scoperto la loro vocazione all’Opus Dei, ognuna con una storia diversissima dall’altra. Ci sono quindi una decina di soprannumerari tra Ariano Irpino, Avellino, Baiano, Benevento e, ovviamente, Santa Maria a Vico. Ci riuniamo ad Avellino, in casa di chi di volta in volta può ospitare i nostri incontri: poiché il territorio da cui tutti noi proveniamo era anticamente quello dei Longobardi, questo è il modo in cui ironicamente ci chiamiamo tra di noi”.