Tutti insieme

Riportiamo l'articolo di Pablo Cabellos su Harambee, iniziatva nata sotto la spinta di San Josemaría: "vorrei parlare dell'Africa, un continente nel quale le sofferenze sono enormi nei campi elementari della salute, dell'educazione, delle abitazioni, dell'alimentazione, cioè questioni vitali primarie".

Articolo di Pablo Cabellos, pubblicato sul quotidiano spagnolo Las Provincias

Una delle opere più famose di Lope de Vega è quella in cui un paese intero si rivolta e uccide un commendatore iniquo, che aveva abusato di una donna ed era stato sleale verso i Re. Il giudice interroga diversi vicini con questa domanda: chi ha ucciso il commendatore?, e tutti danno risposte simili a questa: Fuenteovejuna, signore. Il giudice torna a chiedere: e chi è Fuenteovejuna? La risposta è: tutti insieme, signore!

Se l'unità umana è sempre necessaria, ora è ancora più urgente. Forse per questo ho evocato la tragicommedia di Lope, anche se in questo momento non si tratta di prendere in mano la giustizia, ma di fare giustizia con la solidarietà. Certamente oggi, nel nostro paese, possiamo essere solidali dietro l'angolo, ma ci sono zone del mondo in cui le penurie patite sono tali che di fronte ad esse la nostra situazione impallidisce. Non pochi giorni fa il presidente di Manos Unidas di Valencia mi raccontava di un viaggio fatto in Cambogia come mezzo di formazione, e i drammi che racconta fanno rabbrividire.

Però in queste righe io vorrei parlare dell'Africa, un continente nel quale le sofferenze sono enormi nei campi elementari della salute, dell'educazione, delle abitazioni, dell'alimentazione, cioè questioni vitali primarie. Ci sono molte buone iniziative per aiutare questo continente. Per ragioni che dirò, ce n'è una che mi sta molto a cuore, ma prima ricorderò alcune parole scritte da Benedetto XVI nella sua opera "Gesù di Nazaret". Considerando la parabola del Buon Samaritano, dopo una serie di riflessioni, egli scrive che "le popolazioni dell'Africa che si trovano derubate e saccheggiate ci riguardano da vicino"… "Invece di dare loro Dio, il Dio vicino a noi in Cristo, e accogliere così dalle loro tradizioni tutto ciò che è prezioso e grande e portarlo a compimento, abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, in cui contano solo il potere e il profitto". Doppio sfruttamento, pertanto, di questi popoli: sono stati saccheggiati e in cambio gli tiriamo il bidone di dar loro un mondo cinico, senza Dio. Sono state forti anche le parole di Papa Francesco sui continui avvenimenti che riguardano gli emigranti che arrivano a Lampedusa.

Adesso passo a Harambee, che in lingua swahili significa proprio "tutti insieme". Questa iniziativa risale al venerabile Álvaro del Portillo, che sarà presto beatificato. La fece partire il suo successore come prelato dell'Opus Dei, in occasione della canonizzazione di San Josemaría. Poco a poco le sue risorse sono andate crescendo in tutto il mondo cosicché Harambee può aiutare opere realizzate in Africa da parte dell'Opus Dei e di altre istituzioni.

Il 5 e 6 novembre è stata a Valencia la dottoressa congolese Celine Teudobi, dell'ospedale Monkole di Kinshasa, che ha ricevuto quest'anno il premio Harambee per la Promozione e Uguaglianza della Donna Africana. Con la sua esperienza professionale, che cerca di rendere l'Africa un continente migliore, si dedicherà in questi giorni a sensibilizzare alcuni centri educativi sui problemi africani, mostrando loro quanta gente buona lavora perché le condizioni di vita in questi paesi possano migliorare, in modo che questi popoli non abbiano necessità di sradicarsi, dovendo partire per altri luoghi tante volte a rischio della propria vita.

Successivamente, il 23 novembre, nella sala Maestro Rodrigo del Palazzo della Musica, avrà luogo il tradizionale concerto benefico di Harambee-Valencia, con il baritono Carlos López Galarza e la pianista Husan Park. Sono già molti i valenziani coinvolti in questo andare tutti insieme per l'Africa. Bisogna sottolineare che sono numerosi anche gli stessi africani che lottano per il miglioramento del continente, anche quando potrebbero avere una vita migliore in paesi europei nei quali hanno studiato e dove hanno esercitato per un certo tempo la loro professione. Questo è il caso della persona premiata quest'anno che, già quando era studentessa, dedicava il suo tempo libero a insegnare a leggere e scrivere a donne di "una zona molto povera, dove le donne non sanno niente -sono sue parole- e così non possono migliorare; insegnavamo loro i primi soccorsi, a riconoscere le malattie infantili, a cucire, a curare l'igiene in casa e con i bambini".

Veramente le anime grandi si forgiano dandosi agli altri, decentrandosi da noi stessi -così dice il Papa- per centrarsi in Dio e nelle persone che ci circondano o anche in quelle lontane, come fanno coloro che aiutano queste iniziative con i loro soldi, il loro lavoro, il loro tempo, il loro entusiasmo. Però la cosa più importante è farlo con l'affetto che rivela il buon desiderio di uscire verso le periferie in cui si trova il dolore non curato, la miseria non redenta, l'ignoranza non sanata, la fame non saziata, il dolore non mitigato. E ancor più, mostrare questo Dio sconosciuto per molti, vicino a noi in Cristo, invece del quale a volte si dà il cinismo distruttore dei valori morali, che ha trasformato la corruzione e la mancanza di scrupoli nell'esercizio del potere in qualcosa di naturale.

Speriamo che il naturale sia questo "tutti insieme", che non uccide nessuno, ma dà vita.