TEP Talks (I) Custodire, una vocazione di tutti i cristiani

Spesso ci preoccupiamo di coltivare senza custodire. San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco ci hanno ricordato recentemente quanto è grande e bella la responsabilità verso il creato. I TEP (Tu Es Petrus) Talks sono una serie di approfondimenti sull’importanza del ministero del Papa nella vita di tutti i cattolici. Le autrici e gli autori dei TEP hanno studiato e meditato diversi aspetti del messaggio dei pontefici nel corso degli anni.

Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.[1]

Anche se ad ogni passo della creazione "Dio vide che era cosa buona", in un certo senso il Creatore non ha completato la creazione, ma ha dato all'uomo il compito di partecipare alla sua opera, di svilupparla e completarla ("coltivare"), avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato[2]. Il compito affidato all'uomo è però anche quello di custodire il creato, svilupparlo cioè secondo il piano di Dio, salvaguardarlo come spazio di vita per tutte le creature.

Nell'omelia di inizio del suo ministero petrino[3], papa Francesco ha sottolineato quella del custodire come una vera vocazione: il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! [...] siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!

Nel corso di questi anni ci siamo resi conto di quanto questa prima omelia di Francesco fosse rivelatrice di quello che sarebbe stato il suo pontificato.

Purtroppo l'uomo troppo spesso si è preoccupato di coltivare senza custodire, e ne abbiamo davanti agli occhi le conseguenze, sia nel degrado ambientale che in quello sociale.

Potremmo dire che un fondamento di questa responsabilità dei cristiani verso la creazione si trova in Rm 8, 19-23, dove Paolo dice in sostanza che la creazione attende la rivelazione dei figli di Dio: "L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi.

Papa Francesco ha ripreso e sistematizzato il magistero della Chiesa riguardo al rapporto dell'uomo con l'ambiente, sia perché la situazione si fa sempre più grave, sia perché anche nella società è maturata la sensibilità su questo tema. Nel contempo, già a partire da san Paolo VI troviamo riflessioni ed appelli ai cristiani a preoccuparsi della cura del Creato.

In un discorso alla FAO[4] nel 1970, Paolo VI metteva in guardia dai possibili danni all'ecosistema di una applicazione troppo accelerata delle possibilità tecniche. "Noi vediamo già viziarsi l’aria che respiriamo, inquinarsi l’acqua che beviamo, contaminarsi le spiagge, i laghi, anche, gli oceani, sino a far temere una vera “morte biologica” in un avvenire non lontano, se non saranno coraggiosamente decise e severamente applicate, senza ritardi, energiche misure.

L'anno successivo metteva in guardia anche dagli effetti del degrado ambientale sull'uomo stesso: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l'ambiente materiale diventa una minaccia permanente [...] ma è il contesto umano, che l'uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l'intera famiglia umana.[5]

Interessante poi il fatto che tre messaggi per la giornata mondiale della pace degli ultimi tre pontefici sono stati dedicati alla relazione tra la pace e il creato, sottolineando la connessione fra la crisi ambientale e la crisi sociale, chiaramente esplicitata da Francesco nella " Laudato si' " (v. n 139).

San Giovanni Paolo II nel 1990[6] parlava di responsabilità ecologica e del fatto che i doveri nei confronti della natura e del Creatore per i cristiani sono parte della loro fede e sono quindi un campo di cooperazione ecumenica ed interreligiosa, come stiamo vedendo chiaramente adesso. Egli è stato forse il primo ad usare il termine "ecologia umana", ampiamente utilizzato dai suoi successori, attribuendo ai vescovi il compito di contribuire alla necessaria conversione ecologica insegnando il corretto rapporto dell'uomo con la natura[7].

Benedetto XVI, nel messaggio del 2010[8], dettaglia maggiormente la gravità della situazione, parlando anche di "profughi ambientali", della necessità di ripensare fortemente il modello di sviluppo, di solidarietà tra le generazioni e tra i diversi paesi. Ribadisce inoltre che la Chiesa ha una responsabilità per il creato e sente di doverla esercitare, anche in ambito pubblico, per difendere i doni di Dio Creatore per tutti, e, anzitutto, per proteggere l’uomo contro il pericolo della distruzione di se stesso.

Francesco, nel messaggio del 2020[9], auspica una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita.

Marisa Levi, Biologa, Membro della Commissione Scienza e Fede della diocesi di Verona, Animatore Laudato Si'.


I TEP (Tu Es Petrus) Talks sono una serie di approfondimenti sull’importanza del ministero del Papa nella vita di tutti i cattolici. Le autrici e gli autori dei TEP hanno studiato e meditato diversi aspetti del messaggio dei pontefici nel corso degli anni. Il primo episodio dei TEP Talks viene pubblicato in occasione della festa di domani, dedicata alla Cattedra di san Pietro.


[1] Gn 2,15

[2] Cfr. S. Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 25

[3] Francesco, Omelia 19-III-2013

[4] San Paolo VI, Discorso, 16-XI-1970

[5] San Paolo VI , Lettera Apostolica Octogesima adveniens, 14-V-1971, n. 21.

[6] San Giovanni Paolo II, Pace con Dio Creatore. Pace con tutto il Creato, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1-I-1990

[7] San Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Pastores Gregis, n. 70 

[8] Benedetto XVI, "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato", Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1-I-2010

[9] Francesco, La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1–I-2020

Marisa Levi