Carissimo mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei, cari sacerdoti, cari fratelli.
La ringrazio di cuore, Padre, per avermi invitato a conferire l’ordinazione diaconale a questi miei fratelli nella Prelatura. È per me un dono immenso.
Fa’ venire i discendenti di Levi e mettili a disposizione del sacerdote Aronne. Dio ha privilegiato questa tribù con un’umile missione di servizio al popolo d’Israele. Ed è proprio ciò che il diaconato invita a considerare: il servizio come missione. Gli Atti degli apostoli raccontano la scelta dei primi diaconi, una scelta divina per servire. Sono noti i dettagli della disponibilità e della dedizione con cui Filippo visse questa chiamata. Obbedì immediatamente al comando di Dio: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno». Si avvicinò all’eunuco etiope, si prese cura di quell’uomo, lo battezzò, e fu rapito dallo Spirito verso Azoto. Che cosa fece, che cosa faceva? Serviva annunciando la Buona Novella ovunque passasse. Non poteva perdere tempo, e neppure noi oggi possiamo sprecarlo, poiché Dio desidera che tutti siano salvati.
Cari futuri diaconi, oggi riceverete l’impronta e la grazia del sacerdozio nel suo primo grado. Il diaconato non è un semplice periodo di passaggio o di attesa verso il sacerdozio. Sarebbe un peccato distrarsi dalla trasformazione interiore che Dio vuole operare in ciascuno di voi in questa tappa importante.
Il 24 febbraio di quest’anno, papa Francesco ha rivolto un discorso ai diaconi di Roma che si preparavano al presbiterato.
Ha sottolineato, in primo luogo, che saranno cooperatori del Vescovo, in questo caso del loro Prelato. E ha sottolineato implicazioni come il mettere da parte il proprio stile, le proprie idee. Leggendo questo mi è venuto in mente il grande esempio che il beato Alvaro ci ha lasciato a questo proposito: scompariva sempre, in totale sintonia con san Josemaría. Un sacerdote non è un leader, ha detto il Papa, ma qualcuno che cerca la comunione; qualcuno che cerca la fedeltà, che fugge dalla tentazione di essere autonomo o autosufficiente; per non camminarsene da solo o, come si dice nel mio Paese, per non tagliarsi fuori da solo. Essere strumento di unità, pensare insieme, vivere insieme, non è qualcosa che viene da sé, è qualcosa che dobbiamo chiedere al Signore, lavorarci continuamente. Il Papa ha messo in guardia dal pericolo di un cammino tortuoso: potremmo facilmente cadere preda di varie tentazioni.
Cooperatori del prelato, dunque, e servitori. Per essere sacerdoti si è prima diaconi e questo non si perde in seguito, perché è la base e il fondamento del sacerdozio, perché Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita (cfr. Mt 10, 45).
Come fedeli della prelatura dell’Opus Dei cercate di vivere molto uniti al Padre e di servire; avrete impressi gli insegnamenti di san Josemaría: Servire è una cosa deliziosa: voglio essere il servo di tutti. Voglio servire Dio e, per amore di Dio, tutte le creature della terra, senza distinzioni.
Che cosa aggiunge dunque il diaconato al servizio di un laico, che cosa aggiunge al futuro sacerdozio ministeriale? È lo stesso san Josemaría a rispondere: il sacerdote deve essere un tappeto su cui gli altri camminano dolcemente; allora inizia per voi un tempo di formazione per essere voi stessi un tappeto.
In quel discorso il Papa ha indicato lo spirito di servizio come base dell’essere sacerdote. E ha detto qualcosa di familiare: che ogni mattina è bene pregare chiedendo di saper servire: Signore, oggi aiutami a servire. E ogni sera, ringraziando e facendo un esame di coscienza, dire: Signore, perdonami quando ho pensato più a me stesso che a donarmi al servizio degli altri. Forse potrebbe essere una buona offerta della giornata dire: Serviam, ti servirò Signore, voglio farmi come un tappeto su cui gli altri camminino dolcemente.
E papa Francesco ha aggiunto: servire significa essere disponibili, rinunciare a vivere secondo la propria agenda, essere pronti alle sorprese di Dio che si manifestano attraverso le persone, attraverso gli eventi imprevisti, i cambiamenti di programma, attraverso le situazioni che non rientrano nei propri piani. È logico che ora un diacono, poi un sacerdote, abbia un calendario, un piano di attività, ma è importante - ed è importante per il servizio, per la dedizione - non perdere di vista il fatto che Dio parla attraverso i bisogni dei nostri fratelli, i bisogni della gente, che spesso non si adattano a ciò che era stato pianificato.
Il modello è sempre Cristo, Cristo attento alle persone, sempre disponibile. Ha cambiato i suoi piani quando è arrivato a Nain; ha avuto compassione del dolore della vedova, ha sofferto con lei, ha pianto con lei e le ha dato il suo figlio risuscitato. Al pozzo di Sicar, il Signore ha saputo mettere da parte la stanchezza e la fame per prendersi cura di quella donna peccatrice e per occuparsi di tutte le persone che venivano da lui.
Servi, tappeti su cui gli altri possano camminare sul morbido. Ascoltiamo san Josemaría:
(…) figli, noi siamo qui per servire gli altri, rendendo loro più facile il cammino che porta a Dio. È al servizio di tutti, ma questo è proprio un diacono, questo è un sacerdote.
Servire è dimenticarsi di se stessi (...) Servire è aiutare, è pregare, è perdonare, è sorridere, è incoraggiare, è mortificarsi, è prendersi cura, è ascoltare, è trattare tutti con lo stesso affetto.
La predicazione è un grande servizio. Ci sono laici che sono brillanti nel tenere discorsi; a noi spetta predicare come ministri ordinati, e questo comporta una responsabilità Richiede di avere un orecchio rivolto a Dio - quindi preparare la predicazione pregando-, e l’altro orecchio rivolto alla gente: di che cosa hanno bisogno questi miei fratelli, questi giovani o questi adulti? Di che cosa hanno bisogno in questo momento per unirsi di più a Cristo? Teniamo sempre presente che né le persone, né le loro circostanze sono le stesse.
La nostra missione diventa più semplice se teniamo a mente ciò che ha detto Gesù: rimanete nel mio amore e amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Questo amore non parte da solo, né significa che gli altri trovino in noi il Cristo servo, è necessaria molta grazia di Dio. Per questo, cari fedeli, pregate per i sacerdoti, pregate per questi prossimi diaconi.
Partecipano a questa celebrazione genitori, parenti e amici degli ordinandi, che con gioioso sacrificio sono venuti ad accompagnare questo felice momento. Molti altri non sono potuti venire a Roma e sono presenti attraverso i social network, offrendo a nostro Signore il dispiacere di non poter essere qui fisicamente. San Josemaría diceva che il 90% della nostra vocazione lo dobbiamo ai nostri genitori. Che un figlio, un fratello, una persona vicina a noi sia un ministro di Cristo è una grande benedizione. Insieme ringraziamo per questo momento che stiamo vivendo.
San Josemaría è stato in questa chiesa e le sue reliquie si trovano qui vicino. Affidiamo questi nostri fratelli alla sua intercessione e mettiamoli nelle mani della nostra amata Madre, la Beata Vergine Maria. Così sia.