Mons. Fernando Ocáriz, omelia nella festa del beato Álvaro (2022)

Pubblichiamo l'omelia pronunciata dal prelato dell'Opus Dei, mons. Fernando Ocáriz, in occasione della Santa Messa nella festa del beato Álvaro, celebrata nella Basilica di Sant'Eugenio a Roma (12 maggio 2022).

Celebriamo la memoria liturgica del beato Álvaro del Portillo, e la prima lettura ci ha presentato la figura del Buon Pastore. Dio ci parla attraverso il profeta Ezechiele: “Come un pastore passa in rassegna il suo gregge […] così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.” (Ez 34, 12). Quindi, nel Vangelo di san Giovanni, la figura del pastore si ripresenta in Gesù, che ci dice: “Io sono il Buon Pastore [...] e do la mia vita per le pecore” (Gv 10, 11-14). È Lui chi dà veramente la vita per le sue pecore, per tutti e per ognuno di noi; è Lui che va dietro alla pecorella smarrita e la conduce ad acque tranquille, come dice il salmo responsoriale (cfr Sal 22).

Una caratteristica fondamentale di ogni buon pastore, a imitazione di Gesù Cristo e identificandosi con Lui, è amare, dare la vita, consumarla per amore alle persone che gli sono state affidate. E così ha vissuto tutta la sua esistenza il beato Álvaro: con il suo atteggiamento accogliente, comprensivo e pieno di pace. Come scrisse papa Francesco in occasione della beatificazione di don Álvaro “chi è profondamente immerso in Dio sa stare molto vicino agli uomini. La prima condizione per annunciare loro Cristo è amarli, perché Cristo li ama già prima“[1].

così ha vissuto tutta la sua esistenza il beato Álvaro: con il suo atteggiamento accogliente, comprensivo e pieno di pace

Pensando al beato Álvaro, mi tornano spesso alla memoria le parole del libro dei Proverbi: vir fidelis, multum laudabitur, “l'uomo leale sarà colmo di benedizioni” (Pro 28, 20). Poco tempo fa mi sono ricordato anche di una circostanza in cui san Josemaría, riferendosi a don Álvaro, ci diceva: “Vorrei che lo imitaste in molte cose, ma soprattutto nella lealtà. (…) Ha avuto sempre un sorriso e una fedeltà incomparabili”. Sì, don Álvaro è stato un figlio fedele della Chiesa, un fedele figlio e successore di san Josemaría nell’Opus Dei.

Tale fedeltà, come ben sappiamo, non consiste nel seguire un’idea, ma una Persona: Cristo Gesù

Per questo adesso ricorro alla sua intercessione affinché il Signore ci faccia essere tutti fedeli; fedeli al Vangelo di fronte alle mutevoli circostanze di tempo e di luogo. Tale fedeltà, come ben sappiamo, non consiste nel seguire un’idea, ma una Persona: Cristo Gesù, nostro Signore, che apre sempre nuovi orizzonti alla nostra vita. Ma abbiamo bisogno di cercare con perseveranza l’unione con lui. Come ripeteva san Josemaría “Dovunque stiamo, in mezzo al rumore della strada e delle occupazioni umane (…), ci ritroviamo in una semplice contemplazione filiale, in costante dialogo con Dio”[2]. Ai nostri giorni, in cui è quanto mai facile essere connessi con gli altri, possiamo anche connetterci in qualsiasi momento con Gesù. Senza bisogno di parole, mentre realizziamo il nostro lavoro con il desiderio di offrirgli il meglio di cui siamo capaci; sorridendo davanti a un imprevisto; volendo bene a tutti. Sono le disposizioni del Buon Pastore, che ci portano ad unirci a Cristo stesso nella nostra vita.

preghiamo per le famiglie che hanno grandi necessità, come quelle che adesso si trovano in una situazione di separazione forzosa a causa della guerra

Abbiamo imboccato il rettilineo finale dell’Anno della famiglia indetto dal Papa (che si concluderà il prossimo 26 giugno), ed io desidererei che pure tutti noi ci unissimo in una preghiera speciale per le famiglie e per la fedeltà di tutti gli sposi. Preghiamo per la famiglia di ognuno di noi, per le famiglie di Roma, per le famiglie del mondo intero, e specialmente per le famiglie che hanno grandi necessità, come quelle che adesso si trovano in una situazione di separazione forzosa a causa della guerra. E affidiamo questa intenzione anche al beato Álvaro.

La fedeltà a Gesù è fonte di una gioia profonda nell’anima, per ogni persona, per ogni famiglia, anche quando umanamente c’è la sofferenza; ma è la gioia "nel Signore" (cfr Fil 4, 4). Anzi, la gioia cristiana più profonda - con parole di san Josemaría - è una gioia con “le radici a forma di croce”[3]. Tale gioia è capace non solo di resistere, ma addirittura di crescere dinanzi alle difficoltà e alle sofferenze, con la forza della fede, della speranza e dell’amore. È quanto abbiamo potuto vedere proprio nel beato Álvaro, che seppe irradiare la sua gioia intorno a sé, da buon pastore delle sue figlie e dei suoi figli, come un buon seminatore di pace e di gioia.

La Madonna ha incarnato come nessun altro tale fedeltà a Cristo, anche nella sofferenza, e la gioia di vivere solamente per Lui. Lei ci indica che ciò che realmente conta non è tenere sotto controllo gli avvenimenti, ma abbandonarsi con fiducia nelle mani di Dio. Il suo fiat nel giorno dell’Annunciazione ha continuato a ripeterlo per tutta la vita, anche quando, umanamente parlando, poteva risultare più difficile. Ma lei sapeva che Dio avrebbe operato nella sua vita molto più di quanto lei potesse immaginare. Ricorriamo in questo mese di maggio a Santa Maria, Vergine fedele, affinché ci aiuti a crescere nella fedeltà per sapere e volere dare, con gioia, giorno dopo giorno, la vita per gli altri. Così sia.


[1] Papa Francesco, Lettera al Prelato dell’Opus Dei in occasione della Beatificazione di Álvaro del Portillo, 16.VI.2014.

[2] San Josemaría, Lettera n. 6, 11.III.1940, n. 15.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 43.