Dall’ingegneria alla teologia del corpo: la storia di Cosimo

Cosimo è un soprannumerario dell’Opus Dei che lavora nel mondo della finanza e si occupa di gestione del risparmio. Ma oltre a questo lavoro ha un’altra grande passione: aiutare le famiglie a vivere al meglio la loro relazione.

Cosimo è sposato con Gabriella, vivono a Bari e hanno tre figli tra i ventuno e i ventiquattro anni, che fanno l’università. Dagli anni ‘90 lavora nell’ambito finanziario, e oggi dirige la struttura di business di una banca, occupandosi in particolare dei “privati premium”. Ma, oltre agli impegnativi compiti di marito, papà e di manager, Cosimo ha una grande passione: aiutare le coppie a migliorarsi.

“Oggi viviamo in un mondo - spiega Cosimo - in cui se una persona vuole divorziare trova tutta l’assistenza che vuole: quella legale, psicologica, terapeutica, sociale, eccetera. Ma cosa c’è di pronto se qualcuno ha semplicemente dei problemi piccoli, che sommandosi portano a deteriorare l’amore? Queste persone hanno bisogno di uno spazio di ascolto, hanno bisogno di potenziare una relazione che non è disfunzionale: è semplicemente umana”.

Cosimo ha una grande passione: aiutare le coppie a migliorarsi

Ma da dove viene questa passione per l’aiuto alle famiglie, in special modo alle coppie? Da molto lontano.

Dall’ingegneria alla famiglia

“Ho conosciuto l’Opus Dei nel 1985 - racconta Cosimo -, in modo provvidenziale. Mi ero iscritto al Politecnico di Milano. Un mio zio, che all’epoca era rettore di un’altra università, mi parlò della Fondazione RUI e scoprii dell’esistenza della residenza Torrescalla. Feci richiesta e fui ammesso, anche se avevo l’impressione che candidati migliori di me fossero stati scartati”.

"avevo l’impressione che candidati migliori di me fossero stati scartati"

“Feci amicizia con Filippo, che faceva parte dello staff della residenza e che, scoprii dopo qualche tempo, era un numerario dell’Opus Dei: non sapevo nulla dell’Opus Dei, ma avevo una formazione cattolica come quella di un adolescente qualsiasi. Nonostante la mia meteoropatia, che mi faceva rimpiangere Bari, accolsi positivamente la possibilità di partecipare al circolo di san Raffaele, perché mi piaceva l’idea di continuare anche fuori casa, e in un nuovo periodo della mia vita, la mia formazione cristiana. Pochi mesi dopo feci a Urio il mio primo corso di ritiro, del quale ricordo vividamente due conversazioni che mi rimasero nel cuore, una sulla vocazione e l’altra sulla fine della vita terrena. Nell’aprile del 1986 chiesi l’ammissione all’Opera come soprannumerario”.

La famiglia di Cosimo e Gabriella nel 2006.

Ma Cosimo, la cui famiglia aveva investito molto per i suoi studi, dubitava del percorso di studi intrapreso, come può essere capitato a tanti altri ragazzi: “Vedevo di non essere tagliato per l’ingegneria - ricorda -, ma nascondevo a me stesso questa sconfitta personale: non era facile tornare indietro, viste anche le pressioni sociali e famigliari che si possono immaginare. Ma una sera, un tutor della residenza mi prese da parte. Era, secondo me, un mezzo genio, ma una persona con la quale era difficile avere a che fare. Quella sera però ebbe la virtù di chiamare le cose con il loro nome. Mi disse che secondo lui ingegneria non faceva per me. Decisi di fidarmi”.

"In residenza mi hanno voluto bene così com’ero"

“Io non ero mai stato uno studente modello, ma quella decisione fu molto sofferta. Lo staff della residenza mi mise a mio agio, senza spingermi in un senso o nell’altro: mi hanno voluto bene così com’ero”.

Cosimo tornò a Bari dopo poco più di un anno a Milano, e si iscrisse a giurisprudenza: “Tornato a casa, mi misi a disposizione come tutor del club organizzato dalle famiglie della città[1]. Così conobbi mia moglie, perché lei è la prima di sette figli e alcuni dei suoi fratelli minori frequentavano il club”.

La famiglia di Cosimo e Gabriella nel 2014.

Un figlio unico e la prima di sette figli

“Conoscendo mia moglie ho iniziato a conciliare due mondi relazionali: quello della famiglia numerosa e quella del figlio unico. Mia moglie è la prima di sette figli, io sono figlio unico, ma non “per scelta” dei genitori: mia mamma ha avuto una malattia che non le permetteva di avere altri figli. Ma l’atteggiamento mentale dei miei genitori è stato sempre aperto alla vita”.

"grazie all’orientamento famigliare ho potuto scavare nel senso della famiglia, dell’educazione dei figli e delle sfide collegate"

“Negli anni grazie all’orientamento famigliare[2] ho potuto scavare nel senso della famiglia, dell’educazione dei figli e delle sfide collegate: era stato avviato a Bari da alcune coppie di sposi, tra le quali c’erano i miei suoceri. Ma dopo una decina di anni sentivo di voler andare ancora più a fondo, anche grazie ai testi e alle esperienze maturate nell’orientamente famigliare. Mi iscrissi al corso della Pontificia Università della Santa Croce, Amore Famiglia Educazione, dove trovai finalmente le fonti che cercavo: san Giovanni Paolo II. Fui folgorato da alcune sue opere e del suo pensiero sull’amore umano dal libro “Amore e responsabilità”, alle catechesi sulla teologia del corpo”.

“Da san Giovanni Paolo II - prosegue Cosimo - ho imparato che noi siamo immagine e somiglianza di Dio non solo nel momento dell’esistenza, ma nella comunione tra le persone. Per questo motivo possiamo definire il corpo “sacramento primordiale”. Il matrimonio è la cornice antropologica in cui Dio splende. E quando imparai questo a lezione da san Giovanni Paolo II, mi venne subito in mente quello che diceva san Josemaria agli sposi decenni prima, riferendosi al letto coniugale come ad un altare[3]”.

La famiglia di Cosimo e Gabriella nel 2021.

Dopo questa formazione intensa, Cosimo decise di mettersi a disposizione delle famiglie: “Mi sono reso conto che spesso l’esigenza c’è ma non è espressa - spiega Cosimo, che da alcuni anni è attivo come marital coach -. Incontro persone buone ma analfabete dal punto di vista emotivo o relazionale. L’esigenza principale è capire che l’individualismo è un errore. Qualsiasi problema lo si risolve uscendo da se stessi: la radice della felicità consiste nel non possedersi più”.


[1] Lo spirito di questo tipo di iniziative portate avanti da genitori, in linea con gli insegnamenti di san Josemaría, è quello di aiutare i giovani, attraverso varie attività che spaziano dallo studio al gioco, a sviluppare i propri talenti facendo emergere le virtù che sono in loro.

[2] Per approfondire il tema dell'orientamento familiare e conoscere altre associazioni che se ne occupano in Italia, visita il sito Oeffe - Orientamento Familiare. Le iniziative di orientamento familiare sono rappresentate a livello globale dalla Federazione Internazionale per lo Sviluppo delle Famiglie, IFFD (qui il sito in inglese o spagnolo).

[3] “In altri sacramenti la materia sono il pane, il vino, o l’acqua… Qui sono i vostri corpi. (. . .). Io vedo il letto coniugale come un altare; sta lì la materia del sacramento”. San Josemaría, Note di un incontro informale (1967), in Diccionario de San Josemaría, Burgos 2013, p. 490.