Il prelato dell’Opus Dei a Milano (6-8 agosto 2021)

Dopo aver incontrato numerosi fedeli dell’Opera in Europa, il prelato si è fermato a Milano il 6 e il 7 agosto, per trascorrere alcune ore con le sue figlie e i suoi figli della regione italiana più colpita dalla pandemia. È poi partito domenica 8 al mattino, dopo aver celebrato la Santa Messa.

In un primo incontro informale, Piergiorgio, aggregato dell’Opus Dei, ha raccontato al prelato di una sua anziana zia che, ricoverata da alcuni mesi in una residenza per anziani, a causa della pandemia non aveva potuto vedere nessuno né ricevere i sacramenti. Ottenuta l’autorizzazione per farla uscire per una giornata, l’ha portata a casa sua per poter incontrare un sacerdote e poi pranzare con i suoi parenti.

Il prelato ha voluto sottolineare in questa occasione che la vocazione all’Opus Dei, in particolare quella dei soprannumerari, porta a cercare occasioni di apostolato e di incontro con Cristo nella famiglia e nel lavoro: «Per un fedele dell’Opera, la cosa principale è il suo rapporto con Cristo e il suo preoccuparsi degli altri». Ha poi aggiunto che «tutti abbiamo bisogno di formazione per conformarci a Cristo, aprendo la nostra anima all’Amore di Dio».

Dopo aver ascoltato racconti su alcune esperienze di apostolato, il prelato ha ricordato che, seguendo gli insegnamenti di san Josemaría, non possiamo restare inerti se il nostro ambiente non dovesse essere cristiano, ma anzi «dobbiamo praticarvi un autentico apostolato ad gentes, non rivolgendosi solo ad alcune persone ma a tutti», come i primi cristiani, che si sono rivolti ai gentili, cioè a chi non credeva.

In un incontro del giorno successivo, sono emersi alcuni ricordi legati all’oratorio del centro della Commissione regionale che venne utilizzato durante i primi tempi di Villa Tevere, sede centrale dell’Opus Dei a Roma, dove nostro Padre celebrò tante volte la Santa Messa.

Sulla richiesta di notizie relative ai preparativi del Centenario dell’Opus Dei del 2028, il prelato ha detto che «una istituzione della Chiesa che compie cento anni è storicamente ancora vicina agli “inizi”, anche se nel frattempo i tempi sono cambiati»; e che pertanto, «con la certezza che l’Opera è di Dio e che non occorre reinventarla, possiamo però vivere questo spirito come fosse nuovo ogni giorno, facendo fruttare il dono ricevuto nel campo immenso di questo mondo». Ha incoraggiato i presenti a vivere e a prepararsi al centenario in primo luogo personalmente, ciascuno nel proprio cuore, per maturare una nuova fedeltà e consapevolezza del cammino vocazionale intrapreso.

Altri due incontri informali sono stati animati non solo da racconti, ma anche da un monologo teatrale recitato da Sara, dopo il quale il Padre ha sottolineato quanto la bellezza possa aiutarci ad arrivare a Dio.

Sara, numeraria ausiliare che lavora nell’amministrazione di alcuni centri, ha raccontato al prelato di una settimana di volontariato insieme a molte ragazze delle superiori. Ha sottolineato quanto, tra gli adulti di riferimento, sia stato bello toccare con mano la collaborazione di persone che vivono la propria vocazione all’Opera in tutte le modalità specifiche di numerarie, aggregate e soprannumerarie.

Il prelato ha ringraziato dunque l’amministrazione per il lavoro che svolge e ha chiesto preghiere per lo sviluppo del lavoro apostolico in tutti luoghi in cui è presente.

In vista del cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale, che sarà il prossimo 15 agosto, non sono mancati alcuni interventi divertenti e la consegna di qualche regalo.

Prima di partire, il prelato ha impartito la sua benedizione, estesa a tutte le sua figlie e i suoi figli italiani, dicendo che comunque «nella Comunione spirituale rimaniamo sempre uniti». Le testimonianze emerse negli incontri di questi giorni, di persone diverse ma tutte desiderose di cercare la santità nella vita ordinaria, hanno mostrato di essere storie molto “normali” ma non per questo meno “sorprendenti”.