Viaggi pastorali del prelato (estate 2021)

Il 22 agosto mons. Fernando Ocáriz è tornato a Roma dopo alcune settimane di viaggi pastorali in alcune città europee. Qui sono raccolti i resoconti di questi viaggi.

Vienna | Zurigo | Barcellona | Budapest, Zagabria e Lubiana | Milano | Torreciudad


Torreciudad

Il 20 agosto il prelato dell'Opus Dei ha celebrato la Santa Messa nel santurario di Torreciudad. La celebrazione è stata trasmessa in streaming, qui è possibile rivederla:

Durante l’omelia ha reso grazie a Dio per il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale e ha proposto alle persone che partecipavano alla cerimonia – e a quelle che l’hanno seguita attraverso YouTube – di chiedere al Signore di aumentare in noi la fede in modo da saper scoprire l’amore di Dio, anche nel dolore: “Questo è possibile solo con la fede e guardando la Croce di Gesù Cristo, facendo in modo di identificarci con Lui. La fede ci illumina su questa meravigliosa verità: Dio è veramente amore; Dio ci ama alla follia, con una follia che lo portò sulla Croce per salvarci”.

Durante questi tre giorni ha avuto vari incontri con gruppi di persone che partecipavano alle diverse convivenze. Un gruppo di ragazze e ragazzi gli hanno parlato della passione di portare a Cristo i loro amici: “Come diceva nostro Padre – ha risposto il Prelato –, quando ci presentava l’immenso panorama dell’Opera di porre Cristo in cima a tutte le attività umane, per far questo è necessario essere uomini di vita interiore, anime di orazione, anime di eucaristia. E sta lì la chiave: è la forza del Signore stesso”.


Milano

In un primo incontro informale, Piergiorgio, aggregato dell’Opus Dei, ha raccontato al prelato di una sua anziana zia che, ricoverata da alcuni mesi in una residenza per anziani, a causa della pandemia non aveva potuto vedere nessuno né ricevere i sacramenti. Ottenuta l’autorizzazione per farla uscire per una giornata, l’ha portata a casa sua per poter incontrare un sacerdote e poi pranzare con i suoi parenti.

Il prelato ha voluto sottolineare in questa occasione che la vocazione all’Opus Dei, in particolare quella dei soprannumerari, porta a cercare occasioni di apostolato e di incontro con Cristo nella famiglia e nel lavoro: «Per un fedele dell’Opera, la cosa principale è il suo rapporto con Cristo e il suo preoccuparsi degli altri». Ha poi aggiunto che «tutti abbiamo bisogno di formazione per conformarci a Cristo, aprendo la nostra anima all’Amore di Dio».

Dopo aver ascoltato racconti su alcune esperienze di apostolato, il prelato ha ricordato che, seguendo gli insegnamenti di san Josemaría, non possiamo restare inerti se il nostro ambiente non dovesse essere cristiano, ma anzi «dobbiamo praticarvi un autentico apostolato ad gentes, non rivolgendosi solo ad alcune persone ma a tutti», come i primi cristiani, che si sono rivolti ai gentili, cioè a chi non credeva.

In un incontro del giorno successivo, sono emersi alcuni ricordi legati all’oratorio del centro della Commissione regionale che venne utilizzato durante i primi tempi di Villa Tevere, sede centrale dell’Opus Dei a Roma, dove nostro Padre celebrò tante volte la Santa Messa.

ulla richiesta di notizie relative ai preparativi del Centenario dell’Opus Dei del 2028, il prelato ha detto che «una istituzione della Chiesa che compie cento anni è storicamente ancora vicina agli “inizi”, anche se nel frattempo i tempi sono cambiati»; e che pertanto, «con la certezza che l’Opera è di Dio e che non occorre reinventarla, possiamo però vivere questo spirito come fosse nuovo ogni giorno, facendo fruttare il dono ricevuto nel campo immenso di questo mondo». Ha incoraggiato i presenti a vivere e a prepararsi al centenario in primo luogo personalmente, ciascuno nel proprio cuore, per maturare una nuova fedeltà e consapevolezza del cammino vocazionale intrapreso.

Altri due incontri informali sono stati animati non solo da racconti, ma anche da un monologo teatrale recitato da Sara, dopo il quale il Padre ha sottolineato quanto la bellezza possa aiutarci ad arrivare a Dio.

Sara, numeraria ausiliare che lavora nell’amministrazione di alcuni centri, ha raccontato al prelato di una settimana di volontariato insieme a molte ragazze delle superiori. Ha sottolineato quanto, tra gli adulti di riferimento, sia stato bello toccare con mano la collaborazione di persone che vivono la propria vocazione all’Opera in tutte le modalità specifiche di numerarie, aggregate e soprannumerarie.

Il prelato ha ringraziato dunque l’amministrazione per il lavoro che svolge e ha chiesto preghiere per lo sviluppo del lavoro apostolico in tutti luoghi in cui è presente.

In vista del cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale, che sarà il prossimo 15 agosto, non sono mancati alcuni interventi divertenti e la consegna di qualche regalo.

Prima di partire, il prelato ha impartito la sua benedizione, estesa a tutte le sua figlie e i suoi figli italiani, dicendo che comunque «nella Comunione spirituale rimaniamo sempre uniti». Le testimonianze emerse negli incontri di questi giorni, di persone diverse ma tutte desiderose di cercare la santità nella vita ordinaria, hanno mostrato di essere storie molto “normali” ma non per questo meno “sorprendenti”.

Budapest, Zagabria e Lubiana

Mons. Fernando Ocáriz è stato a Budapest lo scorso 3 agosto. Lì ha condiviso alcuni momenti con persone dell’Opus Dei e le loro famiglie. “Sognate e rimarrete indietro”, ha detto con una frase di san Josemaría. “Noi cristiani abbiamo la missione di portare il mondo a Dio. Ci può dispiacere che il mondo sia tanto lontano da Lui, ma la sua assenza deve stimolarci a svolgere un apostolato più intenso”.

Incontrando altri fedeli dell’Opus Dei, il prelato li ha invitati a “essere disponibili con tutti e ad accrescere l’amicizia con le persone che ci stanno attorno”. Un cristiano porta a Dio gli altri se “si abitua a fare tutto con Lui, alla sua presenza”. E quando le cose “sembrano più difficili o sperimentiamo ancor più la nostra debolezza, dobbiamo ricordare che quello che non cambia è l’Amore di Dio per noi, che è la causa del nostro ottimismo e della nostra gioia”.

Dopo la breve visita a Budapest, il prelato dell’Opus Dei è partito per Zagabria e Lubiana. Nella prima città mons. Ocáriz ha sottolineato l’importanza dell’amicizia, che “quando è reale e profonda è la forma d’amore nella quale possiamo condividere quello che abbiamo nel cuore. Dio invita tutti noi a cooperare con Lui affinché la sua Parola arrivi a tutti. Due amici non si limitano a scambiare impressioni sulla società, sul mondo e sulla propria professione; quando c’è vera amicizia – ha spiegato – si produce anche una sintonia spirituale.

In uno degli incontri, Blaženko ha raccontato al prelato che il giorno prima del suo arrivo aveva chiesto di essere ammesso nell’Opus Dei, e perciò gli ha chiesto qualche consiglio per dare i suoi primi passi in questo percorso cristiano. “San Josemaría ti direbbe che l’Opera è già una tua responsabilità. Dipende dalla tua orazione, dal tuo lavoro... Tutti nell’Opus Dei facciamo parte del Corpo mistico di Cristo, perciò, grazie alla comunione dei santi, tutti sosteniamo con Lui l’Opera. Approfitta bene dei mezzi di formazione cristiana, per conoscere sempre meglio la fede e la vocazione”.

Ksenija, da parte sua, ha chiesto consiglio per riposare nel Signore ed evitare la stanchezza; “Due sono i punti fondamentali per riposare nel Signore, ricuperare la gioia ed essere capaci di darci agli altri: sono l’Eucaristia e la preghiera. Questi momenti sono la fonte della vera pace, della vera certezza e della vera gioia”.

Nel pomeriggio di giovedì 5 è arrivato nella capitale della Slovenia. A Vintgar, una residenza di studenti universitari, ha avuto un incontro con diverse famiglie. Il prelato dell’Opus Dei ha sottolineato la necessità di pregare per ciascuno nell’orazione, e così imparare ad amare gli altri più e meglio. “Chiedete al Signore di darvi un cuore come il Suo, in modo che ogni giorno siamo nelle condizioni di portare a tutti il suo amore”.

Cecilia gli ha raccontato che a lei piace chiacchierare con le sue amiche di molti argomenti, ma che tante volte è difficile parlare di fede e di vita spirituale. “Non possiamo pretendere che un’amica ci apra la sua intimità se non le apriamo la nostra, perché questa è la caratteristica dell’amicizia. L’amicizia richiede sincerità, interesse e affetto per l’altra persona, e per questo ci vuole tempo e perseveranza, perché non sempre è facile fare amicizia”.

Kati ha ricordato che la Slovenia sta celebrando i 30 anni di indipendenza. Il prelato ha invitato tutti a guardare al futuro con molta speranza: “Il futuro è nelle vostre mani. Riponete la vostra speranza in Dio, che ci sostiene continuamente”.


Viaggio pastorale a Vienna

Il prelato dell’Opus Dei ha invitato le persone che ha incontrato a Vienna (Austria) a confidare in Dio: “Abbiamo la certezza che l’impossibile è possibile, perché la grazia di Dio non ci manca. Ognuno di noi è chiamato a essere santo? Potrebbe sembrarci impossibile! Però – ha aggiunto – ci rendiamo conto che questo non dipende solo dalle nostre forze personali, dal nostro impegno, ma soprattutto dalla grazia di Dio, che è quella che ci chiama”.

Ha ricordato che san Josemaría, quando ha fondato l’Opus Dei, aveva solo ventisei anni, non aveva mezzi materiali e la società era divisa. Quasi cento anni dopo, il suo invito è arrivato a migliaia di uomini e donne, che vogliono scoprire la loro vocazione di cristiani in mezzo al mondo.

Secondo il prelato, in molti paesi “si vive in una società post-cristiana, ma questo non è motivo di scoraggiamento. Nel mondo c’è molta gente buona che sta aspettando di conoscere Dio, un Dio che ci ama, ci aiuta e ci fortifica”. Contemporaneamente ha ricordato che anche “Dio vuole il nostro amore”, e perciò l’orazione sarà sempre uno dei fondamenti della nostra vita spirituale.

“Non possiamo amare Dio veramente se non amiamo il nostro prossimo”, ha continuato. L’amore è anche il motore per portare agli altri la fede, senza trattarli “mai dall’alto in basso, ma a tu per tu. Lo zelo apostolico non consiste nel voler convincere l’altro di qualcosa o nell’imporre all’altro le proprie idee. Essere apostoli vuol dire amare le persone”.

Altri argomenti trattati in questo incontro sono stati: l’educazione cristiana dei figli, la dedizione dei genitori alla famiglia e a una vita professionale intensa, l’apostolato cristiano in una società post-cristiana, la preghiera per la Chiesa e per il Papa, la contemplazione in mezzo al bailamme quotidiano, saper accettare la vocazione dei figli e la gioia come simbolo del cristiano.

Bernhard ha detto al prelato che non sempre è facile vedere che i figli, quando diventano grandi e dopo che li abbiamo educati cristianamente, non vogliono sentir parlare di fede e vivono lontani dalla Chiesa. “Prega sempre per i tuoi figli – gli ha detto mons. Ocáriz –, anche quando crescono e lasciano la famiglia. Cura l’amicizia con loro. Tutto quello che chiedete nella preghiera per i vostri figli darà frutto; nulla va perduto”.

Petra gli ha fatto una domanda sulla dedizione che meritano i malati. “Il prelato mi ha detto che un malato non può pensare di essere un peso per gli altri, ma un dono. Per quelli che lo assistono, è un dono stare a sua disposizione e servirlo”.

Nei giorni in cui è rimasto a Vienna, il prelato ha pregato davanti alla Madonna di Maria Pocs che si trova nella cattedrale, e davanti alla quale ha pregato anche san Josemaría. Il 3 agosto ha continuato il suo viaggio in direzione di Budapest e Zagabria.

Viaggio pastorale a Zurigo

Nella sua visita pastorale a Zurigo, Mons. Ocáriz ha incentrato il suo messaggio intorno a tre questioni: lo spirito di famiglia nell’Opera, l’orazione e la gioia. Inoltre, ha chiesto che si preghi intensamente per il Papa e per la Chiesa.

La vocazione all’Opus Dei, ha detto, è “una missione onnicomprensiva che comporta la responsabilità di essere apostoli sempre: nel lavoro, nel riposo, nella famiglia, nell’Università...”. Per i fedeli, “tutta la giornata è Opus Dei”, dato che, offrendo la quotidianità a Dio, “tutto è occasione di incontro con Gesù Cristo e tutto può trasformarsi in orazione”. Ai diversi incontri hanno partecipato fedeli dell'Opus Dei e i loro amici, che hanno trasmesso a mons. Ocáriz gioie, racconti e anche le contrarietà con le quali devono fare i conti, specialmente in tempi di pandemia, come malattie o situazioni familiari complicate.

Il prelato ha sottolineato la necessità che ogni circostanza della nostra vita sia “impregnata di gioia” anche nelle difficoltà, perché “possiamo essere felici con la fede” indipendentemente dalle circostanze. La fede, ha aggiunto mons. Ocáriz, “serve a stare contenti, succeda quel che deve succedere, grazie all’Amore di Dio per noi”. Inoltre questo “ci aiuta a darci agli altri e a dimenticarci di noi stessi”.

In uno degli incontri Sara, di 29 anni, ha domandato come poteva mantenere viva e costante l’unione con il Signore e alla famiglia in un ambiente poco credente. Mons. Ocáriz l’ha incoraggiata a cercare la presenza di Dio, specialmente nell’Eucaristia e nell’orazione, dove troviamo la forza per affrontare le difficoltà anche in ambienti diversi.

Galà, una russa che si è stabilita a Zurigo, gli ha raccontato che sta tentando di avvicinare le sue amiche alla fede. “La missione di ogni cristiano è, effettivamente, quella di aiutare le persone ad aprire il cuore a Dio, rafforzando i legami di amicizia, ascoltando veramente ognuno”. Inoltre, l’ha incoraggiata a sostenere il suo slancio evangelico con l’orazione che “è il principale mezzo di apostolato”.

Una cooperatrice dell’Opus Dei ha regalato al prelato un sacco della farina del mulino dove lavora suo figlio, che poi serve a produrre le ostie che si utilizzano nelle cappelle di alcuni centri dell’Opus Dei.

Inoltre mons. Ocáriz ha potuto salutare alcune persone malate e ha conversato per videoconferenza con una persona che compiva 91 anni, alla quale ha chiesto preghiere per papa Francesco e per i frutti di questo suo viaggio pastorale. Infine ha pregato per alcuni minuti davanti alla tomba di Toni Zweifel, un ingegnere svizzero che è morto in fama di santità.


Viaggio pastorale a Barcellona

Mons. Fernando Ocáriz sta approfittando dell’estate per compiere alcuni viaggi pastorali. La prima tappa è stata Barcellona. La mattina di lunedì 26 luglio si è recato nella basilica della Mercede – come ha fatto tante volte san Josemaría – e nel pomeriggio ha avuto due incontri famigliari con alcuni fedeli dell’Opus Dei, nel rispetto di tutte le misure sanitarie richieste.

Il rettore della basilica, padre Fermín Delgado, ha salutato il prelato. Insieme si sono poi messi a pregare davanti all'immagine della Madonna e davanti al bassorilievo che si trova dietro la nicchia della Madonna, nel quale san Josemaría è ritratto mentre prega ai piedi di Maria.

Mons. Ocáriz ha scritto alcune parole sul libro delle firme: “Con grande gioia sono venuto a pregare davanti alla Madonna della Mercede, unendomi alla preghiera e alle intenzioni con cui pregò qui san Josemaría”.

La formazione non finisce mai

Nel pomeriggio di lunedì 26 luglio ha incontrato due gruppi di fedeli dell’Opus Dei, molti dei quali soprannumerarie e soprannumerari. Il tema principale del quale ha parlato è stato quello della formazione, sottolineando che “tutti noi siamo sempre in un periodo di formazione” e ha spiegato perché ha tanta importanza: “La formazione ha lo scopo di far sì che nella nostra vita sia sempre realtà ciò che diceva san Josemaría: arrivare ad essere ipse Christus, lo stesso Cristo. Ma Cristo, per noi, non è soltanto un modello esteriore bensì, se dimorano in noi il Padre e lo Spirito Santo, arriverà il momento in cui saremo davvero lo stesso Cristo, avremo gli stessi sentimenti di Gesù, la stessa maniera di reagire nelle diverse circostanze”.

"arriverà il momento in cui saremo davvero lo stesso Cristo, avremo gli stessi sentimenti di Gesù"

Isabel, di Lérida, gli ha raccontato della morte di suo marito a causa del Covid all’inizio della pandemia. Tutto è avvenuto molto rapidamente e in momento in cui tutti erano isolati, ma lei ha sentito la vicinanza di tutti i fedeli della prelatura che pregavano per loro. Mons. Ocáriz le ha risposto che siamo chiamati a “essere bambini davanti a Dio e forti davanti alle difficoltà. Questo si ottiene se siamo anime di eucaristia e anime di orazione, e se chiediamo luci nella direzione spirituale per prendere le decisioni circa il cammino cristiano personale”.

Essere davvero amici con le persone

Elena, madre di sei bambini, ha chiesto consiglio sull’educazione dei figli in un ambiente ostile. Il prelato le ha suggerito “di fortificare la propria vita spirituale e di evitare di isolarli. La soluzione sta piuttosto nel formarli di più e meglio. Questo si ottiene se si è amici dei figli: madri e padri, siate amici dei vostri figli! Educare non consiste soltanto nel dare regole, ma nel trasmettere l’affetto e la propria esperienza. In questo consiste l’amicizia”.

"Educare non consiste soltanto nel dare regole, ma nel trasmettere l’affetto e la propria esperienza"

Paco ha voluto sapere come si conserva il buonumore. “La sorgente della nostra gioia sta nel Signore – ha ricordato mons. Fernando Ocáriz –. C’è una cosa che può sembrare piccola e senza importanza, ma che è molto importante: il sorriso. Il sorriso sul volto porta la gioia nell’anima”.

Inma ha voluto sapere come convincere altre persone a collaborare in alcune iniziative di impatto sociale. Mons. Ocáriz ha sottolineato l’importanza dell’amicizia per aiutare le persone a sognare, “soprattutto nel caso di persone che non hanno avuto modo di ricevere una formazione cristiana. Occorre proporre loro un'amicizia autentica, vera, senza fretta. Come le piante, le anime richiedono tempo per maturare, per crescere. Non si può afferrare una pianta da poco spuntata dalla terra e tirarla verso l’alto perché cresca più rapidamente; in questo caso non la si farebbe crescere, ma la si distruggerebbe. La pazienza autentica nasce dall’affetto. Essere pazienti è un modo di amare le persone”.

“Vedere sempre il lato positivo delle cose”

Rocío, madre di tre figli adolescenti, ha domandato com’è possibile conciliare tutti gli impegni della giornata. “La nostra vita non è fatta di compartimenti stagni: la vita spirituale, professionale, familiare, sportiva... No. È tutto un unicum: ogni momento è la vita di Cristo in noi”.

"La pazienza autentica nasce dall’affetto. Essere pazienti è un modo di amare le persone"

Un padre ha domandato che atteggiamento prendere quando i figli si interrogano sulla propria vocazione cristiana: “Prima di tutto bisogna trasmettere l’esperienza personale e condividere la gioia della vocazione. A volte, quando la vocazione comporta il celibato può sorgere qualche timore, ma il celibato non è rinuncia, bensì un dono di Dio. È un dono di Dio anche la vocazione al matrimonio, però il dono migliore per ogni persona è ciò che Dio chiede a ciascuno e ciascuna di noi. Ecco perché bisogna essere disponibili e favorire un discernimento sincero e generoso.

Conclusa la sua visita pastorale a Barcellona, il prelato è partito per la Svizzera, dove avrà altri incontri di catechesi con persone che partecipano alle attività di formazione offerte dall’Opus Dei.