26 dicembre, santo Stefano: Il primo a perseverare fino alla fine

Vangelo della festa di santo Stefano protomartire e commento al vangelo.

Vangelo (Mt 10,16-23)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».


Commento

Ancora con il cuore traboccante di gioia per la nascita del Salvatore, siamo chiamati a meditare queste parole di Gesù, che annuncia ai suoi discepoli persecuzioni a causa del suo nome. Luce e croce, gioia e dolore si uniscono nella vita di un cristiano che vuole seguire il Maestro con perseveranza, confidando nella fortezza che viene dallo Spirito Santo, per resistere alle minacce dei nemici di Dio e della sua Chiesa.

Il vangelo di oggi mette in luce la fedeltà del primo discepolo di Gesù, che diede testimonianza di lui davanti agli uomini. Fedeltà significa somiglianza, identificazione con il Maestro. Come Gesù, Stefano predicava ai suoi fratelli, pieno della sapienza dello Spirito Santo, e faceva grandi prodigi a favore del suo popolo: come Gesù, fu portato fuori della città e lì fu lapidato, mentre egli perdonava i suoi giustizieri e donava il suo spirito al Signore (cfr. At 6, 8-10; 7, 54-60).

In ogni caso, possiamo chiedere a Gesù: in che modo non preoccuparci quando si sente la minaccia di un ambiente ostile al Vangelo? Come è possibile non tener conto della tentazione della paura o del rispetto umano per evitare di essere costretti a opporre resistenza? E ancor più quando tale ostilità proviene dallo stesso ambiente familiare, cosa già vaticinata dal profeta: “Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua” (Mi 7, 6). La verità è che Gesù non ci dà una tecnica per uscire indenni dalle persecuzioni; ci dà molto di più: l’assistenza dello Spirito Santo per parlare e perseverare nel bene dando così una fedele testimonianza dell’amore di Dio per tutta l’umanità, anche per i persecutori. In questo primo giorno dell’Ottava di Natale c’è ancora spazio per la gioia, dato che quello che vogliamo di più, quello che più ci rende felici, non è la nostra sicurezza personale ma la salvezza di tutti.

Josep Boira