“Santi non si nasce: il santo si forgia”

Tutto ciò in cui interveniamo noi, piccoli uomini —perfino la santità— è un tessuto di piccole cose, le quali —secondo la rettitudine d'intenzione— possono formare un arazzo splendido d'eroismo o di bassezza, di virtù o di peccato. I poemi epici riferiscono sempre avventure straordinarie, mescolate tuttavia a particolari di vita domestica dell'eroe. —Possa tu sempre tenere in gran conto —linea retta!— le piccole cose. (Cammino, 826)

Il primo requisito che ci viene chiesto — in piena conformità alla nostra natura — è l'amore: la carità è il vincolo della perfezione [Col 3, 4]; carità che dobbiamo mettere in pratica secondo i comandamenti esplicitamente stabiliti dal Signore: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente [Mt 22,37], senza riservare nulla per noi stessi. Questa è la santità.

 

Senza dubbio è un obiettivo elevato e arduo. Ma non dimenticate che santi non si nasce: il santo si forgia nel continuo gioco della grazia divina e della corrispondenza umana. Tutto ciò che si sviluppa — scrive un autore cristiano dei primi secoli, riferendosi all'unione con Dio — agli inizi è piccolo. Alimentandosi gradualmente, con continui progressi, diventa grande [San Marco Eremita, De lege spirituali, 172]. Pertanto ti dico che, se vuoi comportarti da cristiano coerente — so che le disposizioni non ti mancano, anche se spesso ti costa vincere o slanciarti verso l'alto con il tuo povero corpo —, devi mettere una cura estrema nei particolari più minuti, perché la santità che il Signore esige da te si ottiene compiendo con amore di Dio il lavoro, i doveri di ogni giorno, che quasi sempre sono un tessuto di cose piccole.

(Amici di Dio, nn 6 e 7)

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