“Perché invece gli uomini sono tristi?”

Te beata perché hai creduto, dice Elisabetta a nostra Madre. L'unione con Dio, la vita soprannaturale, comporta sempre la pratica attraente delle virtù umane: Maria porta la gioia nella casa di sua cugina, perché «porta» Cristo. (Solco, 566)

Non date credito a coloro che presentano la virtù dell'umiltà come una menomazione dell'uomo o come una perpetua condanna alla tristezza. Sentirsi di terracotta, riparata con dei punti, è fonte di continua gioia; significa riconoscersi poca cosa di fronte a Dio: bambino, figlio. C'è felicità più grande di quella di colui che, povero e debole, sa però di essere figlio di Dio? Perché invece gli uomini sono tristi? Perché la vita sulla terra non si svolge come essi personalmente sperano, perché sorgono ostacoli che impediscono o rendono difficile la soddisfazione delle loro pretese.

Nulla di tutto questo avviene quando l'anima vive la realtà soprannaturale della filiazione divina: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? [Rm 8, 31]. Siano tristi — ripeto da sempre — coloro che si ostinano a non riconoscersi figli di Dio.

 (Amici di Dio, 108)

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