Vivere la gioia dell’amore in famiglia (I): Lavorare fuori città

Quali sono le sfide principali per un papà o una mamma che lavorano fuori città, magari più giorni a settimana? In occasione dell’anno “Famiglia Amoris Laetitia”, proponiamo una serie di testimonianze di famiglie che vivono le sfide di ogni giorno in una prospettiva cristiana.

Sono tante le famiglie e le coppie di sposi che vivono una tensione tra gli impegni familiari e quelli lavorativi. Può capitare, poi, che il lavoro porti uno dei due coniugi in un’altra città per diversi giorni la settimana. Come si fa allora a seguire i ritmi elevati di un lavoro fuori città e allo stesso avere tempo di qualità con il proprio coniuge? È possibile riuscire a prendersi cura dei figli, badando allo stesso tempo alle faccende di casa, il tutto senza trascurare gli amici?

“Il grado di difficoltà della gestione familiare in questo contesto è abbastanza alto!”

Momo e Mapi, una coppia di sposi con due bambini, vivono quotidianamente questo impegno per via del lavoro di Momo che, nell’ultimo anno, lo ha portato fuori Milano, dove la coppia vive. Quando è arrivata un’offerta di lavoro da parte di un’azienda di Firenze, a Momo e Mapi è sembrata una buona occasione e hanno voluto accettare questa sfida.

“La sfida è ancora in corso, visto che non ho cominciato da molto tempo” racconta Momo “e dobbiamo ancora trovare l’equilibrio giusto”. “Parto il lunedì mattina presto”, continua “per tornare a casa solo il venerdì sera. Devo dire che il grado di difficoltà della gestione familiare in questo contesto è abbastanza alto!”.

“Una delle sfide più grandi è non avere la possibilità di fare molti progetti a lungo termine”

Non solo per l’impegno di gestire un lavoro ad alcune centinaia di chilometri di distanza, ma “La sfida più grande è trovare tempo di qualità da passare insieme a Mapi e allo stesso tempo non trascurare quello con i bambini”. “Un altro aspetto difficile” aggiunge Momo “è l’incertezza che genera questa situazione: non sappiamo ancora se ci trasferiremo tutti a Firenze o per quanto proseguiremo con questa esperienza. Una delle sfide più grandi è quindi, in questo periodo, non avere la possibilità di fare molti progetti a lungo termine”.

Mapi, Momo e i loro due bambini

Mapi, invece, che da diversi anni lavora in smart working, durante la settimana si occupa di gestire da sola, ma anche con l’aiuto di una babysitter e di un gruppo di amici del quartiere, molti aspetti della vita familiare mentre Momo è fuori Milano. “Per fortuna per me è sempre stato naturale fare conoscenze e siamo riusciti a creare una rete di famiglie amiche nel nostro quartiere. Ci aiutiamo a vicenda e questo per noi è importantissimo visto che le nostre famiglie di origine non vivono a Milano”. “La sfida personalmente più ardua è, oltre a quella pratica - le attività casalinghe infatti sono in grado di gestirle anche durante una telefonata di lavoro o nelle pause - soprattutto quella educativa: la sera siamo sempre molto stanchi, e a volte è complicato saper comprendere le esigenze dei nostri bambini e saper andare loro incontro”.

“siamo riusciti a creare una rete di famiglie amiche nel nostro quartiere. Ci aiutiamo a vicenda”

Quando finalmente arriva il fine settimana è il momento di stare tutti insieme. “Cerchiamo di non passare troppo tempo in casa” raccontano Momo e Mapi “per cui ci incontriamo con i nostri amici al parco, a volte pranziamo insieme e poi cerchiamo di far stare i bambini all’aria aperta anche tutto il pomeriggio”. “In questo modo i bambini hanno modo di sfogarsi e passare più tempo a giocare col papà”.

In questo contesto impegnativo Mapi e Momo hanno trovato anche un’altra grande fonte di aiuto rispetto agli amici e alla baby sitter

“A volte, però, la separazione con i bambini è difficile - spiega Mapi - per quanto ancora siano piccoli e non abbiano una cognizione precisa delle distanze soffrono un po’ la partenza del papà. Una soluzione, per il momento, è avere sempre un appuntamento giornaliero per fare una videochiamata di famiglia”.

In questo contesto impegnativo Mapi e Momo hanno trovato anche un’altra grande fonte di aiuto rispetto agli amici e alla baby sitter: “Negli anni ci ha aiutato molto seguire alcuni corsi di orientamento familiare, ma soprattutto mi aiuta” sostiene Momo “riservare del tempo per la preghiera personale o per il circolo (lezioni settimanali su temi dottrinali o ascetici). Momenti del genere sono fondamentali per cambiare prospettiva quando sei troppo preso dai problemi di tutti i giorni. A volte, preso magari dalla stanchezza e dagli impegni, mi capita di non avere molta voglia, ma ogni volta mi accorgo che trovare del tempo da dedicare alla propria spiritualità non delude mai”. Mapi, che frequenta un circolo con altre soprannumerarie, è d’accordo con Momo: “Anche se ci sembra di non avere mai il tempo di guardare in alto e cambiare la prospettiva, pregare ti dà modo di farlo e quando dedichi anche solo un minuto per stare col Signore, lui ti ripaga sempre facendoti sentire più riposata come se ti fossi fermata un’ora!”.

Meditare con l’Amoris Laetitia

Nella famiglia, “che si potrebbe chiamare Chiesa domestica” (Lumen gentium, 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità. “È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1657)».
(Amoris Laetitia, 86)