Una cecità progressiva

Daniel Parga, Spagna

Scrivo per raccontare un favore ricevuto dal Signore nell’anno 2000 e che penso si debba attribuire all’intercessione di san Josemaría Escrivá. A quell’epoca lavoravo per il Ministero della Difesa Spagnolo e a mio padre, militare dell’armata, mancava un anno per andare in pensione. A gennaio gli diagnosticarono una cecità progressiva ad ambedue gli occhi: si trattava di una degenerazione maculare umida. Mio padre soffriva già di osteoporosi cronica sin dal 1994, e da un anno e mezzo di tachicardia sopraventricolare cronica. Dal mese di maggio del 2000 era sottoposto a Barcellona a vari interventi chirurgici agli occhi per cercare di arrestare la malattia. I medici ci informarono che aveva perso la vista ad un occhio e c’era il rischio che, nell’arco di 6 mesi, la perdesse all’altro. La terapia consisteva in quattro interventi chirurgici (uno ogni tre mesi), ed in ciascuno dovevano iniettare un liquido negli occhi e lasciarlo al buio nelle 48 ore successive. Data la situazione, decisi di fare una novena a san Josemaría, approfittando del tragitto che faccio tutti i giorni per raggiungere il posto di lavoro. Da solo, in macchina, pregavo ogni giorno a voce alta un’immaginetta del santo chiedendo con queste parole: Signore, che veda! Signore, che mio padre veda! Dopo il terzo intervento chirurgico, l’oftalmologo era in dubbio sull’utilità di iniettare o meno il liquido negli occhi, non sembrandogli necessario. Dopo il quarto intervento, non fu necessario applicarlo. Attualmente, la cecità non è progredita nell’occhio malato. Nell’altro, sebbene la malattia sia latente, non si è ancora sviluppata. Le altre malattie continuano ad essere stazionarie, senza peggiorare. Ringrazio il Signore comunicandovi questa grazia ricevuta per intercessione del Fondatore dell’Opus Dei.