«Nell'epoca in cui viviamo, di fronte alla cosiddetta terza accelerazione, che riguarda soprattutto il progresso dei mezzi tecnici e delle strutture organizzative, ancora più urgentemente dobbiamo porci questa domanda guardando il futuro della nostra civiltà: il vero sviluppo dell'uomo, cioè il suo progresso personale, la sua maturità spirituale e la sua personalità morale, terrà il passo del progresso dei mezzi tecnici di cui potremo disporre? In che modo, insomma, plasmando la faccia della terra, l'uomo plasmerà in essa il suo volto spirituale? Potremmo rispondere a questa domanda con l'espressione così felice e a persone in tutto il mondo già così familiare, che Monsignor Escrivá de Balaguer ha diffuso da tanti anni santificando ciascuno il proprio lavoro, santificandosi nel lavoro e santificando gli altri col lavoro».
(L'evangelizzazione e l'uomo interiore, conferenza al CRIS, 13-10-1974; in Scripta Theologica, 1979, p. 56)
«Grande ideale, veramente, il vostro, che fin dagli inizi ha anticipato quella teologia del laicato che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-Concilio. Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell'Opus Dei: vivere uniti a Dio, nel mondo, in qualunque situazione, cercando di migliorare se stessi con l'aiuto della grazia, e facendo conoscere Gesù Cristo con la testimonianza della vita. E che cosa c'è di più bello e di più entusiasmante di questo ideale? Voi, inseriti e amalgamati in questa umanità gioiosa e dolorosa, volete amarla, illuminarla, salvarla: siate benedetti e sempre incoraggiati in questo vostro intento!»
(Omelia della Santa Messa per trecento professori e studenti dell'Opus Dei, Castel Gandolfo, 19-VIII-1979, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II,2, 142-147)
«Gesù ci identifica in tal maniera con lui nell’esercizio dei poteri che ci ha conferito, e la nostra personalità in certo senso sparisce davanti alla sua poiché è lui che agisce per nostro mezzo. “Col sacramento dell’ordine - ha detto qualcuno appropriatamente - il sacerdote diventa definitivamente idoneo a prestare a Gesù nostro Signore la voce, le mani e tutto il suo essere. È Gesù che, nella santa messa, con le parole della consacrazione, cambia la sostanza del pane e del vino in quella del suo corpo e del suo sangue”» (cfr. Escrivà de Balaguer, Sacerdote per l’eternità, Milano 1975, p. 30).
(Omelia durante l'ordinazione di nuovi sacerdoti, Rio de Janeiro, 2-VII-1980)
«Saluto i sacerdoti dell’Opus Dei, a cui è affidata la cura pastorale di questo quartiere tiburtino; in particolare rivolgo un affettuoso pensiero a Monsignor Alvaro del Portillo, Prelato dell’Opus Dei, che già come collaboratore dell’ispirato fondatore, il Servo di Dio Josemaría Escrivá de Balaguer, contribuì all’erezione di questa parrocchia e del Centro internazionale di “Educazione, lavoro, istruzione, sport”. Sono lieto di apprendere che in questa parrocchia si trovano ad operare tre comunità religiose femminili: le Suore della Divina Vocazione, che dirigono la scuola materna ed elementare di Nostra Signora di Guadalupe; le Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli per l’apostolato sociale, le Monache religiose della visitazione di Santa Maria, che vivono in clausura.
Mi fa anche piacere conoscere che in parrocchia esiste un Ufficio Assistenza e un gruppo di Volontariato Vincenziano, che prestano concreto aiuto ai poveri e alle famiglie bisognose del quartiere. È operante pure un gruppo della Terza Età che provvede all’assistenza degli anziani. Il mio plauso va anche ai Catechisti, i quali sotto la direzione del parroco, don Francesco Angelicchio, e dei viceparroci, svolgono una capillare azione di evangelizzazione nei vari ambienti del quartiere, raggiungendo persone di ogni condizione di età.
Ma soprattutto desidero rivolgere un particolare saluto ai dirigenti e appartenenti al centro Elis, i quali con la loro opera di promozione umana e sociale rendono fecondo il terreno dell’intero quartiere in maniera da spianare la via all’azione pastorale della parrocchia. Questo centro è una chiara testimonianza dell’interesse della Chiesa per le classi lavoratrici. Come ebbe a dire Paolo VI nel giorno dell’inaugurazione, questa “è un’opera del Vangelo, tutta rivolta cioè a beneficio di quelli che ne profittano. Non è un semplice albergo, non una semplice officina o una semplice scuola, non è un campo sportivo qualsiasi: è un centro dove l’amicizia, la fiducia, la letizia formano atmosfera; dove la vita ha una sua dignità, un suo senso, una sua speranza; è la vita cristiana che qui si afferma e si svolge, e che qui vuol dimostrare all’atto pratico molte cose assai interessanti per il nostro tempo” (Insegnamenti di Paolo VI, III [1965] 649)».
(Omelia della Messa celebrata durante la visita pastorale alla Parrocchia di San Giovanni Battista al Collatino, 15-I-1984)
«La parrocchia di Sant’Eugenio è affidata alla cura dei sacerdoti della prelatura dell’Opus Dei. Secondo un’espressione del fondatore mons. Escrivá de Balaguer tali sacerdoti si impegnano “a tirare il carro nella direzione voluta dal vescovo del luogo”, consapevoli che “è gioia grande poter dire: amo mia Madre, la Santa Chiesa” (cfr. Escrivá de Balaguer, Cammino, n. 518).
Io vi ringrazio per il vigoroso impegno con cui vi dedicate, in questa comunità, alla realizzazione del programma pastorale della diocesi del Papa».
(Omelia della Messa celebrata durante la visita pastorale alla Parrocchia di Sant'Eugenio, 2-III-1986)
«So che gli incontri, che ogni anno riuniscono a Roma varie migliaia di studenti e di professori universitari, ebbero inizio nell’ormai lontano 1968 - anno di particolare risonanza nel mondo dell’università - sotto l’impulso e l’ispirazione del servo di Dio Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei.
Sospinto dalla sollecitudine sacerdotale verso i giovani, egli desiderò farli convenire proprio a Roma affinché, accanto alla tomba di san Pietro, si confermassero nelle loro anime la luce della fede cattolica e l’amore per la Chiesa [...]
So molto bene che la Prelatura dell’Opus Dei dà a tutti i suoi membri, e a tutti coloro che si accostano al suo apostolato, una profonda formazione cristiana, favorendo l’esercizio della libertà e delle responsabilità personali nelle scelte temporali. In tale formazione un’importanza fondamentale viene attribuita alla preghiera e alla frequenza con cui ci si accosta ai sacramenti, come requisito indispensabile per vivere con pienezza la vita cristiana ad essere perciò efficaci costruttori di pace; effettivamente, solo ai pacifici è concessa la fortuna di essere chiamati figli di Dio (cf. Mt 5, 9). Proseguite per questo cammino e invitate i vostri amici a fare personalmente la meravigliosa scoperta della vicinanza di Dio nel lavoro professionale e nelle occupazioni quotidiane».
(Discorso ai partecipanti al Convegno UNIV 86)