Tema 21. Battesimo e Confermazione

Il battesimo inserisce colui che lo riceve nella vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo e nella sua azione di salvezza. Imprime nel cristiano un sigillo spirituale indelebile della sua appartenenza a Cristo. Con la Confermazione i cristiani partecipano più pienamente alla missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello Spirito Santo. In virtù di questi sacramenti, un cristiano battezzato e confermato partecipa alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

1. Il Battesimo: fondamenti biblici e istituzione

    Tra le numerose prefigurazioni veterotestamentarie del battesimo, si mettono in evidenza il diluvio universale, il passaggio del mar Rosso e la circoncisione, in quanto sono esplicitamente menzionati nel Nuovo Testamento in riferimento a questo sacramento[1]. Con il Battista il rito dell’acqua, ancora senza efficacia salvifica, si unisce alla preparazione dottrinale, alla conversione e al desiderio della grazia, pilastri del futuro catecumenato.

    Gesù viene battezzato nelle acque del Giordano all’inizio del suo ministero pubblico[2], non per necessità, ma per partecipazione all’opera della redenzione. In questo evento si stabilisce in modo definitivo che l’acqua è elemento materiale del segno sacramentale. Inoltre si aprono i cieli, lo Spirito discende in forma di colomba e la voce di Dio Padre conferma la filiazione divina di Cristo: avvenimenti che rivelano nel Capo della futura Chiesa quello che si realizzerà poi sacramentalmente nei suoi membri.

    Nel successivo incontro con Nicodemo, Gesù afferma il vincolo pneumatologico esistente tra l’acqua battesimale e la salvezza, da cui deriva la sua necessità: «se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»[3].

    Il mistero pasquale conferisce al battesimo il suo valore salvifico; Gesù, infatti, «aveva già parlato della Passione, che avrebbe subito a Gerusalemme, come di un “Battesimo” con il quale doveva essere battezzato[4]. Il sangue e l’acqua sgorgati dal fianco trafitto di Gesù crocifisso (cfr. Gv 19, 34) sono segni del Battesimo e dell’Eucaristia, sacramenti della vita nuova»[5].

    Prima di ascendere ai cieli il Signore dice agli apostoli: «Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ha comandato»[6]. Questo comandamento è fedelmente osservato a partire da Pentecoste e indica l’obiettivo primario dell’evangelizzazione, attuale ancora oggi.

    Commentando questi testi, san Tommaso d’Aquino dice che l’istituzione del battesimo avvenne in diversi momenti: in relazione alla materia, nel battesimo di Cristo; la sua necessità fu rafforzata in Gv 3, 5; il suo uso ebbe inizio quando Gesù inviò i suoi discepoli a predicare e battezzare; la sua efficacia è dovuta alla Passione; la sua diffusione fu proclamata in Mt 28, 19.


    2. La giustificazione e gli effetti del battesimo

      In Rm 6, 3-4 leggiamo: «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo, dunque, siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova». Il battesimo, inserendo il fedele nella vita, morte e risurrezione di Cristo e nella sua azione salvifica, conferisce la giustificazione. È quanto asserisce Col 2, 12: «Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti». A questa si aggiunge anche la fede: grazie ad essa, nel rito dell’acqua, ci «rivestiamo di Cristo», come conferma Gal 3, 26-27: «Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo».

      Nell’anima del cristiano la giustificazione battesimale si traduce in effetti concreti che la teologia distingue in sananti ed elevanti. I primi si riferiscono al perdono dei peccati, come mette in evidenza la predicazione pietrina: «E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo»[7]. Questo include la remissione del peccato originale e, negli adulti, di tutti i peccati personali. Viene rimessa anche la totalità della pena temporale ed eterna. Tuttavia nel battezzato rimangono «alcune conseguenze temporali del peccato, quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità inerenti alla vita, come le debolezze di carattere, ecc., e anche una inclinazione al peccato che la Tradizione chiama la concupiscenza o, metaforicamente, “l’incentivo del peccato”»[8].

      L’aspetto elevante consiste nell’effusione dello Spirito Santo; infatti, «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito»[9]. Poiché si tratta dello stesso «Spirito di Cristo»[10], riceviamo «lo Spirito che rende figli adottivi»[11], come figli nel Figlio. Con la filiazione divina Dio conferisce al battezzato la grazia santificante, le virtù teologali e morali e i doni dello Spirito Santo.

      Insieme a questa realtà di grazia, «il battesimo segna il cristiano con un sigillo spirituale indelebile (carattere) della sua appartenenza a Cristo. Questo sigillo non viene cancellato da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al battesimo di portare frutti di salvezza»[12].

      Dal momento che «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo»[13], l’incorporazione a Cristo è allo stesso tempo incorporazione alla Chiesa, che ci unisce a tutti i cristiani, anche a quelli che non sono in piena comunione con la Chiesa Cattolica.

      Ricordiamo, infine, che i battezzati sono «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa»[14]: partecipano, dunque, del sacerdozio comune dei fedeli e «“sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa” (Lumen gentium, n. 11) e a partecipare all’attività apostolica e missionaria del Popolo di Dio»[15].


      3. Necessità del Battesimo

        La catechesi neo-testamentaria parlando di Cristo afferma categoricamente che «non vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale è stabilito che noi siamo salvati»[16]. E, dato che essere «battezzati in Cristo» equivale a essere «rivestiti di Cristo»[17], bisogna comprendere appieno la forza delle parole di Gesù: «chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato»[18]. Su queste parole poggia la fede della Chiesa sulla necessità del battesimo per la salvezza.

        Occorre intendere quest’ultima affermazione tenendo presente la precisa formulazione del magistero: «Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il Vangelo e che hanno avuto la possibilità di chiedere questo sacramento (cfr. Mc 16, 16). La Chiesa non conosce altro mezzo all’infuori del Battesimo per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far rinascere “dall’acqua e dallo Spirito” tutti coloro che possono essere battezzati. Dio ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti»[19].

        Vi sono, infatti, situazioni speciali nelle quali i frutti principali del battesimo si possono acquisire senza la mediazione sacramentale. Ma proprio perché non c’è il segno sacramentale, non esiste la certezza che la grazia sia stata conferita. Quelli che la tradizione ecclesiale ha chiamato battesimo di sangue e battesimo di desiderio non sono “atti ricevuti”, ma un insieme di circostanze che portano a ritenere che un soggetto abbia le condizioni per essere salvato. Si capisce allora perché «la Chiesa è fermamente convinta che quanti subiscono la morte a motivo della fede, senza aver ricevuto il Battesimo, vengono battezzati mediante la loro stessa morte per e con Cristo»[20]. In modo analogo, la Chiesa afferma che «ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce può essere salvato. È lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità»[21].

        Le situazioni di battesimo di sangue e di desiderio non includono quella dei bambini morti senza battesimo. «La Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro»; ma proprio la fede nella misericordia di Dio, che vuole che tutti gli uomini si salvino[22] ci consente di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo[23].


        4. La celebrazione liturgica

          I «riti di accoglienza» cercano di capire in qualche modo la volontà dei candidati o dei loro genitori di ricevere il sacramento e di accettarne le conseguenze. Seguono le letture bibliche, che illustrano il mistero battesimale e sono commentate nell’omelia. S’invoca poi l’intercessione dei santi, nella cui comunità il candidato sarà inserito; con la preghiera di esorcismo e l’unzione con l’olio dei catecumeni si vuole esprimere la protezione divina dalle insidie del maligno. Successivamente si benedice l’acqua con formule di alto contenuto catechetico, che danno forma liturgica al legame tra l’acqua e lo Spirito. La fede e la conversione si fanno presenti mediante la professione trinitaria e la rinuncia a Satana e al peccato.

          A seguire, si entra nella fase sacramentale del rito «con il lavacro dell’acqua mediante la parola»[24]. L’abluzione, sia essa per infusione o per immersione, deve avvenire in modo tale che l’acqua scorra sulla testa, significando così il vero lavaggio dell’anima. La materia valida del Sacramento è l’acqua, ritenuta tale dal giudizio comune degli uomini. Il ministro versa per tre volta l’acqua sulla testa del candidato, o la immerge, mentre pronuncia queste parole: «N. N., io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Nelle liturgie orientali si usa la formula: «Il servo di Dio, N. N., è battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

          I riti post-battesimali (o esplicativi) illustrano il mistero realizzato. Si unge la testa del candidato (se non segue immediatamente la confermazione), per significare la sua partecipazione al sacerdozio comune ed evocare la futura confermazione. Si dona una veste bianca come esortazione a conservare l’innocenza battesimale e come simbolo della nuova vita ricevuta. La candela accesa nel cero pasquale simbolizza la luce di Cristo, donata per vivere come figli della luce mediante la fede ricevuta. Il rito della effeta, con cui si toccano con il dito pollice le orecchie e la bocca del candidato, vuole significare l’atteggiamento di ascolto e di proclamazione della parola di Dio. Infine, la recita del Padre Nostro davanti all’altare (negli adulti all’interno della liturgia eucaristica) mette in evidenza la nuova condizione di figlio di Dio.


          5. Il ministro e il soggetto. Il battesimo nella vita del cristiano

            Ministri ordinari sono il vescovo e il presbitero e, nella Chiesa latina, anche il diacono. In caso di necessità, qualunque uomo o donna può battezzare, anche non cristiano, purché abbia l’intenzione di compiere ciò che la Chiesa crede nel momento in cui agisce.

            Il battesimo è destinato a tutti gli uomini e donne che ancora non l’hanno ricevuto. Le qualità necessarie del candidato dipendono dalla sua condizione di bambino o di adulto. I primi, che non hanno ancora raggiunto l’uso di ragione, debbono ricevere il sacramento durante i primi giorni di vita, appena lo permetta la loro salute e quella della madre. Di fatto, in quanto porta alla vita della grazia, il battesimo è un evento assolutamente gratuito, per la cui validità basta che non sia rifiutato; d’altra parte, la fede del candidato, essendo necessariamente una fede ecclesiale, è presente nella fede della Chiesa, alla quale parteciperà una volta raggiunta la vita adulta. Ci sono però dei limiti alla prassi del battesimo dei bambini: è illecito se manca il consenso dei genitori o se non c’è sufficiente garanzia di una futura educazione nella fede cattolica. Allo scopo di assicurare quest’ultimo punto si nominano i padrini, scelti tra persone di vita esemplare[25].

            I candidati adulti si preparano nel catecumenato, strutturato secondo le diverse prassi locali, con l’obiettivo di ricevere nella stessa cerimonia anche la confermazione e la prima Comunione. Durante questo periodo si cerca di stimolare il desiderio della grazia, e questo include l’intenzione di ricevere il sacramento, del quale è condizione di validità. Tutto ciò va unito all’istruzione dottrinale impartita con gradualità in modo da suscitare nel candidato la virtù soprannaturale della fede e la vera conversione del cuore, cosa che può richiedere cambiamenti radicali nella vita del candidato.

            Il carattere sacramentale di cui si è già parlato è un segno spirituale che rende conformi a Cristo, imprimendo nell’anima una somiglianza con Lui, un’immagine di Cristo, al quale apparteniamo a partire da quel momento e al quale dobbiamo assomigliare sempre di più. Questa configurazione iniziale è dunque un richiamo permanente alla identificazione finale con Cristo, «a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il Primogenito tra molti fratelli»[26]. È questo il fondamento battesimale della chiamata universale alla santità, ribadita dal Concilio Vaticano II: «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità»[27].

            Questo stesso carattere battesimale è anche un segno spirituale distintivo e dispositivo. Per distintivo si intende che “all’esterno” distingue i cristiani dai non cristiani, mentre con dispositivo si vuole affermare che “all’interno” il carattere battesimale è la base sulla quale poggia la radicale uguaglianza di tutti i battezzati: come dice san Paolo: «quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù»[28]. Questa uguaglianza fondamentale, insieme con l’essere “uno” in Cristo, ci spinge a vivere la fraternità appoggiandoci a una realtà che va ben oltre la semplice affinità umana. Infine, come segno dispositivo, il carattere è la capacità soprannaturale di poter ricevere e assimilare con frutto la grazia salvifica proveniente dagli altri sacramenti: in questo senso, il battesimo orienta la nostra vita verso gli altri sacramenti. Per questo motivo, non sarebbe coerente ricevere il battesimo e ignorare gli altri sacramenti.


            6. I fondamenti biblici e storici della Confermazione

              Le profezie sul Messia avevano annunciato: «su di lui si poserà lo spirito del Signore»[29], e che a questo si sarebbe accompagnata la sua elezione come inviato: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni»[30]. Il testo profetico è ancora più esplicito quando è messo sulla bocca del Messia: «Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri»[31].

              Qualcosa di simile viene annunciato anche all’intero popolo di Dio; ai suoi membri Dio dice: «Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi»[32]; e in Gl 3, 2 si accentua l’universalità di questa diffusione: «Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito».

              Con il mistero dell’Incarnazione si compie la profezia messianica[33], confermata, completata e pubblicamente manifestata nell’unzione del Giordano[34], quando lo Spirito scende su Cristo in forma di colomba e la voce del Padre mette in atto la profezia della scelta. Lo stesso Signore si presenta all’inizio del suo ministero come l’unto di Yahwéh nel quale le profezie trovano compimento[35] e che si lascia guidare dallo Spirito[36] fino al momento stesso della morte[37].

              Prima di offrire la sua vita per noi, Gesù promette l’invio dello Spirito[38], cosa che effettivamente accade a Pentecoste[39], in esplicito riferimento alla profezia di Gioele[40], dando così inizio alla missione universale della Chiesa.

              Lo stesso Spirito riversato sugli apostoli a Gerusalemme viene da loro comunicato ai battezzati mediante l’imposizione delle mani e la preghiera[41]; questa prassi diventa talmente conosciuta nella Chiesa primitiva da essere attestata nella Lettera agli Ebrei come parte dell’«insegnamento elementare» e dei «temi fondamentali»[42]. Il riferimento biblico si completa con la tradizione paolina e giovannea che vincola i concetti di «unzione» e di «sigillo» allo Spirito infuso sui cristiani[43]. Quest’ultimo aspetto ha trovato un’espressione liturgica, già nei documenti più antichi, nell’unzione del candidato con olio profumato.

              Gli stessi documenti attestano la primitiva unità rituale dei tre sacramenti di iniziazione, conferiti durante la celebrazione pasquale presieduta dal vescovo nella cattedrale. Quando il cristianesimo si diffonde al di fuori delle città e si generalizza la pratica del battesimo dei bambini, non sarà più possibile seguire la prassi primitiva. Mentre in occidente la confermazione è riservata al vescovo, separandola dal battesimo, in oriente si è mantenuta l’unità dei sacramenti di iniziazione che il presbitero amministra al neonato nella stessa occasione. A questa pratica in oriente si accompagna un rito che ha acquistato un’importanza crescente col passare del tempo: l’unzione con il myron (santo crisma) che viene applicato su diverse parti del corpo. In occidente l’imposizione delle mani è diventata un’imposizione generale su tutti i confermandi, mentre ciascuno riceve sulla fronte l’unzione con il crisma.


              7. Confermazione. Il significato liturgico e gli effetti sacramentali

                Il crisma, fatto con olio di oliva e balsamo, viene consacrato dal vescovo o dal patriarca e solo da loro durante la messa crismale. L’unzione del confermando con il santo crisma è segno della sua consacrazione al Signore. «Mediante la Confermazione, i cristiani, ossia coloro che sono unti, partecipano maggiormente alla missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello Spirito Santo di cui egli è ricolmo, in modo che tutta la loro vita effonda il “profumo di Cristo” (2 Cor 2, 15). Per mezzo di questa unzione il confermando riceve “il marchio”, il sigillo dello Spirito Santo»[44].

                L’unzione, quando non viene amministrata assieme al battesimo, è preceduta nella liturgia dal rinnovamento delle promesse del battesimo e dalla professione di fede dei confermandi. «In questo modo risulta evidente che la Confermazione si colloca in successione al Battesimo»[45]. Ad essa segue, nella liturgia romana, la extensio manuum su tutti i confermandi da parte del vescovo, mentre pronuncia una preghiera di alto contenuto epicletico (ossia di invocazione e supplica). Si arriva così al rito specificamente sacramentale, che si compie «mediante l’unzione del crisma sulla fronte, che si fa con l’imposizione della mano e mediante le parole: “Ricevi il sigillo dello Spirito Santo”». Nelle Chiese orientali, l’unzione viene fatta sulle parti più significative del corpo, accompagnandola ogni volta con la formula: «Sigillo del dono che è lo Spirito Santo»[46]. Il rito si conclude con il bacio di pace, come espressione della comunione ecclesiale con il vescovo[47].

                La confermazione possiede quindi un’unità intrinseca con il battesimo, anche se non si celebra necessariamente nello stesso rito. Con essa il patrimonio battesimale del candidato si completa con i doni soprannaturali propri della maturità cristiana. La Confermazione si amministra una volta sola, perché «imprime nell’anima un marchio spirituale indelebile, il “carattere”; esso è il segno che Gesù Cristo ha impresso sul cristiano il sigillo del suo Spirito rivestendolo di potenza dall’alto perché sia suo testimone»[48]. Grazie alla Confermazione i cristiani ricevono con particolare abbondanza i doni dello Spirito Santo, si legano più profondamente alla Chiesa «e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede»[49].

                Su questa base, in virtù di questi sacramenti il cristiano battezzato e confermato è chiamato a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa senza la necessità di ricevere un mandato speciale della gerarchia, almeno per ciò che si riferisce all'ambito delle relazioni personali (famiglia, amici, professione, ecc.). Nello specifico la Confermazione include nella “chiamata” sia i mezzi soprannaturali necessari perché la propria crescita nella vita cristiana non venga abbandonata durante le diverse vicissitudini che un cristiano deve affrontare durante la propria vita, sia la fortezza, richiesta per vincere il timore di proporre con audacia la fede cristiana, tanto in ambienti favorevoli quanto in altri nei quali la secolarizzazione ha assunto la forma di indifferenza verso il Vangelo, se non di ostilità al cristianesimo o verso la Chiesa. Un cristiano confermato è chiamato a dare testimonianza di Cristo con una solida vita cristiana e con la sua parola.


                8. Il ministro e il soggetto della Confermazione

                  In quanto successori degli apostoli, solo i vescovi sono «i ministri originari della confermazione»[50]. Nel rito latino il ministro ordinario è esclusivamente il vescovo; un presbitero può confermare validamente solo nei casi previsti dalla legislazione generale (battesimo di adulti, accoglienza nella comunità cattolica, equiparazione episcopale, pericolo di morte), o quando il vescovo gli dà una facoltà specifica o lo abilita all’amministrazione del sacramento in circostanze precise. Nelle Chiese orientali è ministro ordinario anche il presbitero, il quale deve usare sempre il crisma consacrato dal patriarca o dal vescovo.

                  Come sacramento di iniziazione, la confermazione è destinata a tutti i cristiani, e non solo ad alcuni prescelti. Nel rito latino è conferita una volta che il candidato ha raggiunto l’uso di ragione: l’età precisa dipende dalle usanze locali, le quali debbono rispettare il suo carattere di iniziazione. Si richiede un periodo precedente di istruzione, una intenzione vera e lo stato di grazia.

                  Philip Goyret


                  Bibliografia di base

                  - Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1212-1321.

                  - Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 251-270.

                  - Philip Goyret, L’unzione nello Spirito. Il battesimo e la cresima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.


                  [1] Cfr. 1 Pt 3, 20-21; 1 Cor 10, 1; Col 2, 11-12.

                  [2] Cfr. Mt 3, 13-17.

                  [3] Gv 3, 5.

                  [4] Mc 10, 38; cfr. Lc 12,50.

                  [5] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1225.

                  [6] Mt 28, 19-20.

                  [7] At 2, 38.

                  [8] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1264.

                  [9] 1 Cor 12, 13.

                  [10] Rm 8, 9.

                  [11] Ivi, 8, 15.

                  [12] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1272.

                  [13] 1 Cor 12, 13.

                  [14] 1 Pt 2, 9.

                  [15] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1270.

                  [16] At 4, 12.

                  [17] Gal 3, 27.

                  [18] Mc 16, 16.

                  [19] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1257.

                  [20] Ivi, n. 1258.

                  [21] Ivi, n. 1260.

                  [22] Cfr. 1 Tm 2, 4.

                  [23] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1261.

                  [24] Ef 5, 26.

                  [25] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1255.

                  [26] Rm 8, 29.

                  [27] Lumen gentium, n. 40.

                  [28] Gal 3, 27-28.

                  [29] Is 11, 2.

                  [30] Ivi 42, 1.

                  [31] Ivi 61, 1.

                  [32] Ez 36, 27.

                  [33] Cfr. Lc 1, 35.

                  [34] Cfr. Ivi 3, 21-22.

                  [35] Cfr. Ivi 4, 18-19.

                  [36] Cfr. Ivi 4, 1; 4, 14; 10, 21.

                  [37] Cfr. Eb 9, 14.

                  [38] Cfr. Gv 14, 16; 15, 26; 16, 13.

                  [39] Cfr. At 2, 1-4.

                  [40] Cfr. Ivi 2, 17-18.

                  [41] Cfr. At 8, 14-17; 19, 6.

                  [42] Eb 6, 1-2.

                  [43] Cfr. 2 Cor 1, 21-22; Ef 1, 13; 1 Gv 2, 20-27.

                  [44] Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1294-1295.

                  [45] Ivi, n. 1298.

                  [46] Ivi, n. 1300.

                  [47] Cfr. Ivi, n. 1301.

                  [48] Ivi, n. 1304.

                  [49] Lumen gentium, n. 11.

                  [50] Lumen Gentium, n. 26.