Nelle periferie esistenziali della Lombardia

Una casa-famiglia di Como è il luogo scelto da alcune studentesse milanesi per il week end del primo maggio, per offrire sostegno e amicizia a famiglie di extracomunitari.

Le frasi dei grandi santi hanno la capacità di valicare i confini temporali e di parlare all'uomo di ogni epoca. Ed è stato così che le parole di Madre Teresa di Calcutta («Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno») hanno lasciato un segno profondo negli animi di un gruppo di ragazze della Residenza Torriana di Milano, che si è avventurato in una impresa ardua, immensa come l'oceano, ma non impossibile: aiutare il povero, accudire la persona sola e abbandonata, estendersi per le periferie geografiche ed esistenziali.

Per loro, è stato un weekend del I° maggio diverso dai soliti. A seguito dell'incontro in Residenza con la professoressa Giaccardi, docente presso l'Università Cattolica e collaboratrice dell'associazione Eskenosen, sono state poste davanti ad un orizzonte nuovo: una casa-famiglia nella quale convivono, meravigliosamente insieme, famiglie italiane e straniere, con l'obiettivo di facilitare l'integrazione di nuclei familiari che si trasferiscono nel nostro Paese. È quindi possibile, in una normalità di vita familiare aprirsi agli altri, esserci per chi ha bisogno, creando un ambiente di condivisione e gratuità che rigenera la società circostante.

Perché non andare a vederlo? Con il desiderio di contribuire a questa insolita ma affascinante iniziativa, 12 studentesse, liceali ed universitarie, si sono ritrovate a Como, ospiti del centro culturale Ciar, dall'1 al 3 maggio: il programma prevedeva alcune ore di lavoro presso il centro Eskenosen con un dopo-scuola per i bambini delle famiglie ospiti, pulizie di locali comuni e ripristino di una sala giochi in disuso e, soprattutto, tempo trascorso in pranzi e merende con famiglie di Paesi e culture diverse.

C'è stata anche l'occasione di riflettere sull'esperienza vissuta, partendo dall'invito di Papa Francesco ad aprirsi alle periferie geografiche ed esistenziali, al quale questo gruppo di “giovani generative" ha voluto rispondere dedicando alcune ore del proprio tempo, energie, sorrisi, abbracci, desiderio di ascolto e conoscenza di culture diverse, apertura a mondi apparentemente lontani ma molto più vicini di quanto si pensi.

Il weekend di lavoro a Eskenosen era stato preparato dal gruppo di studentesse nelle settimane precedenti, con una raccolta solidale, promossa tra i propri amici di scuola e università: molti giovani hanno contribuito con una spesa solidale di viveri, donando vestiti e biancheria per la casa e soprattutto giocattoli per bambini, i quali sono stati felici di riceverli. Il dono più apprezzato da loro? Libri, che i ragazzi delle famiglie di Eskenosen hanno subito sfogliato e poi conservato nella loro nuova libreria, all'interno della sala giochi, ripulita e riordinata.

«È stata un'esperienza unica! – racconta una residente della Torriana, Elena, che è tra le organizzatrici dell'attività di volontariato – Siamo partite con la voglia di dare e abbiamo ricevuto molto di più. Rientrando a Milano, domenica, sognavamo già di organizzare un secondo weekend con loro, a giugno; nonostante gli esami universitari si avvicinino, ci piacerebbe non perdere l'occasione di donare un po' del nostro tempo a chi ha bisogno e di poterci rendere utili appassionando questi ragazzi allo studio e alla conoscenza di culture diverse».

Le studentesse di Como si sono offerte per continuare settimanalmente il dopo scuola. «Non abbiamo resistito – racconta Betty di Como – quando i ragazzi ci hanno chiesto: tornate anche domani? Una delle mamme ci ha detto che non li ha mai visti fare i compiti con tanta dedizione. Insomma, non possiamo non tornare!».

Da una semplice goccia può nascere un oceano e le protagoniste di quest'avventura sono fortemente motivate ad inondare il mondo!

Annamaria Altomare e Elena Caselli