Natale: Dio è in mezzo a noi

"Oggi splenderà la luce su di noi, perché ci è nato il Signore": in questo articolo sono raccolte alcune parole di san Josemaría per aiutarci a vivere il Santo Natale.

Oggi splenderà la luce su di noi, perché ci è nato il Signore. Ecco il grande annuncio che commuove in questo giorno i cristiani e che, per loro mezzo, viene rivolto a tutta l'umanità. Dio è in mezzo a noi.
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Quando giunge il tempo natalizio mi piace contemplare le immagini di Gesù Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesù dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia.

Il Natale di Gesù è soffuso di ammirevole semplicità: il Signore viene senza risonanza, sconosciuto a tutti. Qui in terra, soltanto Maria e Giuseppe partecipano a questa avventura divina. Poi i pastori, ai quali gli angeli recano l'annunzio. E, più tardi, quei saggi dell'Oriente. È così che ha compimento l'evento trascendente che unisce il cielo alla terra, Dio all'uomo.

Cristo fu umile di cuore. In tutta la sua vita non volle per sé nulla di singolare, nessun privilegio. La sua esistenza umana ha inizio nel seno di sua Madre, ove permane nove mesi come ogni altro mortale, nel modo più naturale. Ben sapeva il Signore quale estremo bisogno avesse di Lui l'umanità, e ardente era la sua ansia di scendere sulla terra per la salvezza di tutte le anime: eppure ogni cosa segue il suo corso. Egli nacque quando giunse il suo momento, come ogni altro uomo sulla terra. Dal concepimento alla nascita, nessuno — tranne Giuseppe ed Elisabetta — si rende conto del prodigio: Dio viene a porre la sua dimora tra gli uomini.

Ineffabile grandezza di un bambino che è Dio! Suo Padre è il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli è lì, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio, perché non c'era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.

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Natale. Mi scrivi: «Sul filo dell’attesa santa di Maria e di Giuseppe, anch’io aspetto, con impazienza, il Bambino. Come sarò contento a Betlemme! Prevedo che esploderò in una gioia senza limiti. Ah! e, con Lui, voglio anche nascere di nuovo...». — Voglia il Cielo che si avveri questo tuo desiderio!

Solco 62

È Natale. Ritornano alla nostra mente i fatti e le circostanze che fanno da cornice alla nascita del Figlio di Dio, e il nostro sguardo si sofferma sulla grotta di Betlemme e sul focolare di Nazaret. Maria, Giuseppe, Gesù Bambino sono ora più che mai al centro del nostro cuore. Che cosa ci dice, che cosa ci insegna la vita semplice e meravigliosa della Sacra Famiglia?

Quando penso ai focolari cristiani, mi piace immaginarli luminosi e allegri, come quello della Sacra Famiglia. Il messaggio del Natale risuona con forza: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà" . A esso si collega il saluto dell'Apostolo: "La pace di Cristo regni nei vostri cuori".
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Gesù nacque a Betlemme in una grotta, dice la Scrittura, “perché non c'era posto per loro nell'albergo”. — Non mi discosto dalla verità teologica, se ti dico che Gesù sta ancora cercando alloggio nel tuo cuore.
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Spingiti fino a Betlemme, avvicinati al Bambino, cullalo, digli tante cose ardenti, stringitelo al cuore... — Non parlo di bambinate: parlo di amore! E l'amore si manifesta con i fatti: nell'intimità della tua anima, lo puoi ben abbracciare!
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Guardate con quanta delicatezza ci invita il Signore; si esprime con parole umane, come un innamorato: Io ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni (Is 43, 1). Dio, che è la bellezza, la grandezza, la sapienza, ci annuncia che gli apparteniamo, che siamo stati scelti come oggetto del suo amore infinito. È necessaria una forte vita di fede per non sciupare questa meraviglia che la Provvidenza divina affida alle nostre mani: ci vuole una fede come quella dei Magi, che ci faccia convinti che né deserto, né tempeste, né la quiete delle oasi ci impediranno di giungere alla meta della Betlemme eterna, della vita definitiva in Dio.

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Il Signore si rivolge a tutti gli uomini perché tutti gli vadano incontro, perché tutti siano santi. Non chiama soltanto i Magi, uomini saggi e potenti; prima aveva inviato ai pastori di Betlemme non già una stella, ma uno dei suoi angeli (cfr Lc 2, 9). Ma tutti, poveri o ricchi, sapienti o meno, devono maturare nell'anima la disposizione umile che permette di ascoltare la voce di Dio.

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