Vicini al primo Natale

Nelle difficoltà incontrate dalla Santa Famiglia - e specialmente da san Giuseppe - nei giorni della nascita di Gesù possiamo vedere un invito a vivere insieme al Signore la nostra quotidianità.

Tutti noi siamo abituati in questo periodo dell’anno a vedere luci di tutti i colori che decorano le città, le case, gli alberi e i presepi. Luci che illuminano esternamente per far diventare queste feste più belle.

Il Natale ci parla della Luce che è venuta al mondo per illuminare la vita degli uomini

Tutte queste lampadine accese non sono invenzione delle multinazionali, hanno un senso evangelico molto profondo. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta” (Vangelo di Giovanni 1, 4-5). Il Natale ci parla della Luce, della Luce che è venuta al mondo per illuminare la vita degli uomini. Per questo, i grandi addobbi luminosi che si trovano nelle città ci parlano di Dio, di Dio fatto uomo, della luce degli uomini. La Luce vera che ci porta il Natale illumina il cuore dell’uomo dal di dentro.

In questo Natale speciale, dove sicuramente ognuno di noi ha sofferto le conseguenze della pandemia, la sola festa esterna, questa luce degli uomini, sicuramente non riuscirà a far brillare i nostri cuori. Per questo sarebbe interessante portare il nostro sguardo al primo Natale, dove non c’è stata luce esterna, dove le tenebre non hanno accolto la Luce che veniva al Mondo.

nel primo Natale le tenebre non hanno accolto la Luce che veniva al Mondo

Se ci fermiamo a pensare a san Giuseppe e il modo nel quale a trascorso il suo primo Natale, è facile pensare che sembra simile al Natale del 2020: perciò si può dire che questo Natale sarà sicuramente un Natale più “vero”.

La paura di san Giuseppe, un papà come tanti

Giuseppe, mentre Maria è raggiante di gioia e felicità per l’annuncio dell’Angelo, viene invaso dalla paura dell’ignoto, del mistero. Quante notti insonni avrà passato Giuseppe, nascosto nel suo pianto, nella paura.

E noi ci possiamo domandare: perché Dio Padre permette questa grande prova al suo servo fedele? A volte sembra che Dio si dimentica delle persone, che ci lascia nei guai senza rendersene conto. Giuseppe, che non dubitava di Maria, non sa trovare risposta all’evidenza della sua gravidanza. Lei soffre perché non riesce a dare chiarimenti a Giuseppe. Dio Padre lascia Giuseppe nelle tenebre fino al punto che lui decide di abbandonarla.

Quante notti insonni avrà passato Giuseppe, nascosto nel suo pianto, nella paura

Perché, Signore, lo hai fatto soffrire così tanto? Non potevi risparmiargli questo dolore? Dio nella sua Provvidenza permette il male, la sofferenza, per prepararci ad affrontare la bella storia che ha pensato per noi.

Pensiamo a tutti i genitori, alla loro sofferenza nel vedere questa situazione mondiale, i figli che non possono vivere una vita normale, il lavoro perso, la malattia. È chiaro che la Provvidenza del Padre sta preparando per l’umanità qualcosa di grande, qualcosa per la quale serve una preparazione, una purificazione, una conversione vera, autentica.

La “figuraccia” di san Giuseppe a Betlemme

Tornando alla Sacra Famiglia, pensiamo alla brutta figura che il povero Giuseppe fa davanti a Maria una volta giunti a Betlemme. Durante il viaggio Giuseppe avrà parlato a sua moglie dei cugini, zii, amici che ancora aveva nella sua terra. Fa quasi male pensare alla grande delusione provata dal Santo Patriarca di fronte ai suoi famigliari e amici che non sono in grado di offrire un posto per loro due. Allo stesso tempo sappiamo che Maria comprende e apprezza la dedizione di suo marito. E che soffre nel veder soffrire suo marito.

Fa quasi male pensare alla grande delusione provata dal Santo Patriarca una volta giunto a Betlemme

La Sacra famiglia è un esempio di vita cristiana, soprattutto per i genitori che tante volte si trovano in difficoltà nel portare avanti la famiglia come vorrebbero. In questi momenti difficili per tutta l’umanità com’è importante il reciproco aiuto tra marito e moglie.

Molte volte pensiamo che tutti i problemi che incontriamo possono essere risolti con il lavoro. Ma spesso ci troviamo di fronte a problemi che non possono essere risolti: è il momento di lasciare fare a Dio. E come si fa? Questa è la grande domanda: come fare perché la mia preghiera sia ascoltata?

Sapersi fidare di Dio

Quando uno si fida di un’altra persona non si ferma costantemente a constatare che quella persona abbia fatto quello che gli abbiamo chiesto di fare: ti chiedo di fare una cosa, mi fido di te e aspetto che tu la faccia.

Se il nostro atteggiamento è di dubitare costantemente, con la preoccupazione che quella cosa possa non essere fatta, evidentemente dimostriamo una grande sfiducia nell’altra persona. Quante volte nella nostra preghiera abbiamo lasciato un’intenzione nelle mani di Dio e non abbiamo avuto pace perché non eravamo certi del fatto che il Signore ci avesse ascoltato: questo atteggiamento manifesta la nostra mancanza di fede. La vera fede porta ad abbandonarsi nelle mani di Dio: “Ti ho raccomandato questa mia intenzione: so che ci penserai tu, io non ci penso più”. Questo è un vero atteggiamento di fede!

La vera fede porta ad abbandonarsi nelle mani di Dio

Cosa fa Maria quando riceve l’annuncio dell’Angelo? Sicuramente non aveva capito in tutti i suoi particolari quello che sarebbe accaduto. Lei si fida dell’Angelo e subito si mette in viaggio per servire sua cugina Elisabetta. Si potrebbe pensare che è una cosa imprudente per una donna in gravidanza fare un viaggio in quella epoca e in quelle circostanze. Umanamente sì, senza dubbio. Ma lei sa di essere nelle mani di Dio. Prende e se ne va senza indugio a servire, Lei che è la madre del Messia.

Come diceva il prelato dell’Opus Dei nel dicembre del 2017, “Da un cristiano ci si aspetta nientemeno – niente di meno! - che sia presenza di Cristo fra gli altri. E così tutti i cristiani. San Josemaría diceva che dobbiamo essere “Ipse Christus”, lo stesso Cristo. Come? Come Egli stesso ci ha detto, che non è venuto a essere servito ma a servire, così possiamo esserlo con il servizio; e buona parte di questo servizio deve consistere nel dare a tutti la pace” (mons. Fernando Ocariz, 22 dicembre 2017).

Una madre, un padre di famiglia, non fanno altro che lavorare per la famiglia da mattina a sera

Questa è la prima conseguenza di avere Dio dentro di noi: servire! Gesù, che è venuto a servire e non a essere servito, ci porta proprio a questo, a dare la vita per gli altri. Se pensiamo alla nostra vita, sicuramente succede qualcosa di simile. Durante le nostre giornate non facciamo altro che dedicarci alle persone che amiamo. Una madre, un padre di famiglia, non fanno altro che lavorare per la famiglia da mattina a sera. Purtroppo, tante volte perdiamo il senso del nostro lavoro e mettiamo altre finalità, che lo fanno diventare noioso quando non addirittura peccaminoso.

Tornando al momento della nascita di nostro Signore, della Luce che è venuta a illuminare il mondo, c’è qualcosa che non quadra. Vediamo di nuovo come la logica umana e la logica divina si muovono su binari diversi. L’Angelo aveva detto a Maria e a Giuseppe che il Bambino sarebbe stato un grande, il Re, il Messia. Davanti a questa promessa vedere il Bambino adagiato su una mangiatoia non quadrava molto. Il Messia che non ha neanche una culla per riposare!

In questo periodo della storia dove siamo stati tutti costretti a rimanere a casa, dove in tanti luoghi le Chiese sono state chiuse, abbiamo pensato soltanto alla nostra salute fisica, al non contagiarsi, ad allontanare il pericolo dai nostri cari più deboli. Ma purtroppo in tante famiglie si è persa la cura per la vita spirituale, per la preghiera. In molti stanno affrontando un periodo difficile, reso ancora più difficile dall’assenza della ricerca dell’amore di Dio.

In molti stanno affrontando un periodo difficile, reso ancora più difficile dall’assenza della ricerca dell’amore di Dio

Giuseppe e Maria hanno fatto tutto il contrario. Hanno accettato la volontà di Dio di non trovare un altro posto migliore di una stalla, fidandosi nella sua Provvidenza.

E in quella notte avviene una delle apparizioni più grandiose della storia. Per la prima volta nella storia della salvezza, Dio manda un esercito di angeli: “E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».” Non si era mai vista una apparizione così grandiosa e spettacolare come quella della notte di Natale. Dio, nella sua infinita sapienza, annuncia all'umanità la nascita del Messia. Potremmo dire che questo annuncio è stato “sprecato”, perché è arrivato a dei pastori, praticamente degli illetterati, e alle persone più povere dei dintorni, probabilmente mendicanti e malfattori. Cosa vuole dire Dio con questo annuncio, con questo spreco di “effetti speciali”, con questi angeli inviati a dei pastori?

quelli che avevano casa, non hanno accolto Dio tra le sue mura.

Di nuovo vediamo questa logica divina, molto diversa della logica umana. Dio annuncia la sua nascita ai più poveri a quelli che sono veramente in grado di accogliere la buona notizia. Infatti, quelli che avevano casa, non lo avevano accolto tra le sue mura.

La vita ordinaria della Santa Famiglia, la nostra vita

Il Vangelo evidentemente ci racconta gli aspetti più importanti della vita di Nostro Signore e non si sofferma troppo sulla sua vita quotidiana. A noi cristiani che cerchiamo di vivere il quotidiano insieme al Signore, in presenza di Dio, ci piacerebbe molto conoscere tanti aspetti della vita nascosta di Gesù. Pensiamo cosa avrà fatto la Sacra Famiglia il giorno dopo la nascita di Gesù. Sicuramente Giuseppe sarà andato a cercare una casa, un posto dove trascorrere i mesi prima di tornare a Nazaret.

Come possiamo immaginare, la vita della Sacra Famiglia è una vita normale

Saranno andati a registrarsi per il censimento, a comprare il cibo necessario, a prendere dei vestitini per il Bambino. Come possiamo immaginare, la vita della Sacra Famiglia è una vita normale, senza Angeli o aiuti soprannaturali, è una vita come la nostra: a loro è stata data la possibilità della stessa vita quotidiana che viviamo anche noi.

Quante persone oggi si sentono veri cristiani solo quando assistono alla Messa domenicale, pensando che possa essere l’unico momento della settimana da dedicare a Dio. In realtà il Signore ci aspetta durante tutta la nostra giornata, nel nostro lavoro quotidiano, nelle nostre preoccupazioni, nelle nostre gioie… Dio non ci aspetta soltanto la domenica in Chiesa. Giuseppe e Maria svolgendo le loro faccende quotidiane davano gloria a Dio. Così possiamo fare anche noi: fare le cose per Amore, per servire.

il Signore ci aspetta durante tutta la nostra giornata

Durante la giornata ci sono tanti aspetti o eventi nei quali Dio vuole essere partecipe, che vuole condividere con noi. Vuole aiutarci o consolarci, ridere o sognare insieme a noi. Questo è l’atteggiamento logico tra due persone che si amano. Non basta, anche se è già tanto, relegare Dio all’appuntamento settimanale della domenica o ai nostri momenti di preghiera durante la giornata: così non si crea un rapporto di amicizia e ancora meno di filiazione.

Se osserviamo, con lo sguardo di chi vuole imparare, la vita quotidiana di Giuseppe e Maria, vedremo che condividono tra di loro ogni aspetto della loro giornata e sicuramente il loro dialogo personale con Dio. “E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. ” (Lc 2, 17-20). Questo è l'atteggiamento che un padre si aspetta dai suoi figli: noi possiamo condividere con Dio tutta la nostra giornata.

noi possiamo condividere con Dio tutta la nostra giornata

Il Natale evidentemente ci parla di un evento grandioso nella storia dell'umanità che si è svolto in modo nascosto e umile. Il Natale è soltanto l’inizio della vita in mezzo agli uomini di un Dio che vuole condividere tutto con noi. Il Natale è un esempio di umiltà e povertà estrema di questo nostro Dio onnipotente che non vuole altro che servire gli uomini.

Il Natale è Dio che ci parla con i fatti e non con le parole, con la nudità e la povertà di un bambino che trema e piange dentro una stalla. Il Natale deve brillare nel cuore degli uomini come la Luce venuta al mondo, che non è stata accolta allora, ma che sarà accolta nel nostro cuore per illuminare, tramite le nostre azioni, il cuore di tutti gli uomini.

Don Carlos López