La correzione fraterna consiste nel vivere quell’insegnamento che Gesù dà ai discepoli, di ammonirsi a vicenda, di correggersi e di sostenersi nel loro cammino (cfr. Mt 18, 15-20). Diceva il fondatore dell’Opus Dei che «la correzione fraterna fa parte dello sguardo di Dio, della sua Provvidenza amorevole» (Javier Echevarría, Memoria del Beato Josemaría Escrivá, Leonardo, Milano 2001, p. 127). Chi si fa carico del proprio fratello o della propria sorella non giudica gli altri: cerca di guardarli come li guarda Dio, e perciò tutti gli sembrano un tesoro, cerca di custodirli come qualcosa di prezioso.
Se importi a qualcuno, questo qualcuno ti dice quello che pensa di te e come puoi essere migliore. Cristo infatti ha preso una realtà già esistente, gli ammonimenti famigliari, e l’ha elevata a strumento di santità, facendo sì che nella correzione fraterna operi la grazia: la grazia di notarla, la grazia di ascoltarla e di comprenderla nella preghiera, la grazia di metterla in pratica applicandola alla propria vita.
San Paolo alle prime comunità chiedeva di ammonirsi a vicenda, e che questo ammonimento dovesse essere fatto con autentica carità e delicatezza (cfr. Col 3, 16-17). Se una persona ti ama e ha a cuore lo scopo della tua vita, ti aiuta a migliorarti. Farà in modo di farti arrivare le indicazioni più pertinenti nel modo più adeguato e senza che te ne accorga.
Le ritualità o le modalità troppo formali sono subito identificate come posticce: “fare” una correzione fraterna solo perché ci si propone di farla, o perché ti viene detto di farla, può portare a una carità ufficiale e inautentica.
A volte è necessario confrontarsi con qualcuno di autorevole e che possa dare uno sguardo ulteriore al contesto, per verificare che quanto suggerito nella correzione fraterna sia opportuno. Questo aiuta ad evitare correzioni fraterne “abusive” o su questioni del tutto opinabili. Abusiva è la correzione che s’impone d'imperio, e non suggerisce amabilmente. Un autentico discernimento, magari aiutato da un direttore spirituale, insegnerà nel caso concreto se una cosa non sia opinabile e meriti dunque di essere corretta, sia essa puntuale o abituale.