Marie Claire è nata in Burundi in una famiglia mista hutu e tutsi. Suo padre, docente universitario e sindacalista cristiano, è stato ucciso nel 1972, quando lei aveva solo due anni: «Mio padre non ha avuto la possibilità di vedere crescere me, né le mie due sorelle - racconta Marie Claire -. Un giorno, mentre si recava a lavoro, venne portato via e ucciso. In seguito, lo Stato ci confiscò tutti i beni e, nonostante mia madre abbia fatto di tutto per ottenere giustizia, la verità non è mai venuta a galla».
“Il mio vestitino con i fiori bianchi era pieno di sangue”
Una domenica mattina, mentre Marie Claire era a Messa con la mamma e le due sorelle, un altro evento tragico cambiò il corso della sua vita: «Mi piaceva andare a Messa, perché alla fine della funzione per noi bambini c'erano caramelle e biscotti - spiega Marie Claire -. Quel giorno ricordo che andai a raccogliere dei fiori. Quando tornai da mia madre lei mi spinse a terra, dicendomi di fare silenzio. Accadde tutto molto in fretta e non capii cosa stesse succedendo. Quando mi alzai, il mio vestitino con i fiori bianchi era pieno di sangue: mia madre aveva dato la sua vita per me».
In quel tragico momento la madre di Marie Claire pronunciò tre frasi che sarebbero state la sua eredità: “Abbi fiducia nell'uomo”, “Non perdere la dignità” e “Conserva la fede”.
Dopo la morte della madre, Marie Claire, che allora aveva otto anni, e le due sorelle furono separate e affidate a famiglie diverse: «Io abbandonai la scuola - dice Marie Claire - e andai a lavorare in una sartoria per mantenere me e le mie sorelle».
Marie Claire continuò a frequentare la parrocchia, dove faceva la catechista, aiutava come volontaria e insegnava danza sacra ai bambini sordomuti. Grazie all’aiuto del parroco a Marie Claire venne offerta la possibilità di proseguire gli studi: «Mi fu offerta una borsa di studio per venire in Italia. Grazie a quella opportunità imparai la lingua dei segni e mi potei dedicare completamente all’insegnamento della danza».

In Italia Marie Claire ha vinto una borsa di studio al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma: «Al Campus sono cresciuta in modo incredibile. Quegli anni sono stati un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza».
Un incontro inaspettato in un campo profughi
Conclusi gli studi universitari, Marie Claire, divenuta cooperatrice dell’Opus Dei, è tornata in Burundi, dove si è dedicata al volontariato in un campo profughi. «Un giorno un missionario mi disse che uno dei pazienti di cui mi prendevo cura aveva urgenza di parlarmi - racconta Marie Claire -. Lo avevo visitato la sera prima, quindi non comprendevo tale urgenza, ma andai lo stesso da lui. Appena entrata nella stanza mi disse: “Assomigli a tuo padre. Sì, assomigli proprio a tuo padre, anche se hai il sorriso di tua madre”.
Io rimasi come pietrificata, ma lui continuò: “Ti devo dire una cosa importante, ma prima ti devo chiedere un favore: “Dopo la mia morte, puoi prenderti cura dei miei figli?” Poi mi prese la mano, la strinse e mi disse: “Ti devo chiedere perdono. Ho ucciso io tua madre”».
Nel centro c'era una cappella, così Marie Claire, che si sentiva disorientata, vi entrò per pregare: «Ero sconcertata, osservai il crocifisso e decisi che volevo staccare Gesù dalla Croce. Ma era troppo in alto: non ci riuscii. Così mi arresi e mi sedetti vicino al tabernacolo».
Marie Claire uscì dalla cappella alleggerita: «Dentro di me sentii una voce, era la voce di mia madre che mi diceva di aver perdonato il suo assassino. E allora pensai: “Chi sono per oppormi al suo perdono?”».
La vita dopo il perdono
I giorni successivi Marie Claire tornò più volte nella stanza del paziente, senza però rivolgergli mai la parola. «Un giorno - dice Marie Claire - mi feci forza e gli dissi: “Dimmi il nome dei tuoi figli e dove si trovano. Farò per loro quello che posso”. Lui, prendendomi la mano, mi rispose: “Ora che mi hai liberato sono pronto”. Morì in quel momento, mentre ci tenevamo per mano».
Marie Claire capì il vero senso della sua missione come infermiera: curare non soltanto il corpo, ma anche la sofferenza interiore.
Oggi Marie Claire è un’infermiera professionista e si prende cura delle giovani vedove, aiutandole a trovare un lavoro o a costruire un futuro per i figli: «“La carità in movimento” - racconta Marie Claire - è una onlus nata nel 2017 e promuove la salute e lo sviluppo socio-economico. Ma c’è un altro progetto che sto portando avanti con altre donne, il “Progetto Mucca”. Si tratta di una catena solidale con l’obiettivo di combattere la malnutrizione: doniamo una mucca ad alcuni villaggi del Burundi, e quando nasce un vitellino lo si regala ad una famiglia che è nel bisogno».