Lettera del prelato (febbraio 2009)

Le piccole e le grandi contrarietà, i piccoli dispiaceri della giornata, sono occasioni per alzare lo sguardo verso Gesù sulla Croce. La speranza e l'amore che sgorgano da questa donazione sono il tema della lettera di febbraio del prelato dell'Opus Dei.

Lo scorso 31 gennaio il Santo Padre ha ricevuto in udienza privata Mons. Javier Echevarría, Prelato dell'Opus Dei.

Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

La preghiera è e sarà sempre la prima arma per ottenere il dono divino dell’unità dei cristiani. Abbiamo cercato di utilizzarla specialmente nelle settimane passate, durante l’ottavario per l’unità, che in questo anno dedicato a San Paolo ha avuto un rilievo tutto particolare. Nell’Opus Dei inoltre, come raccomandava san Josemaría, tutti i giorni preghiamo pro unitate apostolatus , chiedendo a Dio che coloro che invocano il nome di Gesù Cristo e lo riconoscono come Signore giungano quanto prima a formare un solo gregge sotto un solo pastore [1] .

Ora desidero ricordarvi che ogni azione apostolica (anche il lavoro in favore dell’unità dei cristiani) deve essere accompagnata, oltre che dall’orazione, dall’espiazione lieta e generosa che ci unisce strettamente a Gesù. Non dimentichiamo che, sulla Croce, Nostro Signore ci ha redento dai nostri peccati e ci ha aperto la via per identificarci con Lui.

San Josemaría ripeteva abitualmente che la mortificazione è l’orazione dei sensi [2] . Dobbiamo amare Cristo in Croce e condividere con Lui le contrarietà piccole e grandi, oltre alla volontaria penitenza personale, felici di poter collaborare, come insegna l’Apostolo, allo sviluppo del Corpo Mistico: Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa [3] .

Diverse persone non comprendono il valore di purificazione e corredenzione che si nasconde nel dolore accettato e offerto in unione con Cristo. Risulta pertanto attualissima la considerazione di san Josemaría, in una delle stazioni della Via Crucis : Nell’ambiente c’è una specie di paura della Croce, della Croce del Signore. Il fatto è che hanno incominciato a chiamare croci tutte le cose sgradevoli che accadono nella vita, e non sanno sopportarle con senso di figli di Dio, con visione soprannaturale. Tolgono persino le croci piantate dai nostri avi lungo le strade…! Nella Passione, la Croce ha cessato di essere simbolo di castigo, per divenire segno di vittoria. La Croce è l’emblema del Redentore: in quo est salus, vita et resurrectio nostra : lì è la nostra salvezza, la nostra vita, la nostra risurrezione [4] .

Vi invito ad approfondire queste parole: nelle prossime settimane come preparazione specifica al 14 febbraio – giorno di ringraziamento nell’Opus Dei, perché anniversario di due feste fondazionali – e poi nell’ultima settimana del mese in occasione dell’inizio della Quaresima. Di fronte a questi momenti fondazionali – l’inizio del lavoro apostolico dell’Opera con le donne nel 1930, e quello della Società Sacerdotale della Santa Croce nel 1943 – san Josemaría si colmava di gratitudine a Dio. Nella coincidenza di data, pur se in anni differenti, di questi due eventi della storia dell’Opera, san Josemaría scorgeva una particolare dimostrazione della Provvidenza divina.

Se da un lato vedeva in questa coincidenza una manifestazione dell’essenziale unità tra le diverse componenti del Popolo di Dio che integrano l’Opera, dall’altro san Josemaría comprese con nuova chiarezza come Cristo in Croce debba presiedere tutte e ciascuna delle attività dei membri dell’Opus Dei. Nell’agosto del 1931 il Signore gli aveva fatto comprendere che voleva che gli uomini e le donne di Dio ponessero la Croce in cima a tutte le attività umane, mediante il loro lavoro santificato e santificante. Questo desiderio divino fu ratificato il 14 febbraio del 1943 quando, come diceva il nostro fondatore, il Signore volle coronare la sua Opera con la Santa Croce.

La profonda compenetrazione teologica, spirituale e apostolica di laici e sacerdoti, caratteristica dell’Opus Dei fin dai suoi inizi, ricevette la sua configurazione giuridica adeguata nel momento dell'erezione in prelatura personale ad opera del Romano Pontefice Giovanni Paolo II. Ringraziamo la Santissima Trinità per l’efficacia di questa cooperazione organica tra presbiteri e laici nella missione della Chiesa pro mundi vita [5] , per la salvezza del mondo.

A proposito di questi anniversari, san Josemaría commentava un giorno: Pensavo che nell’Opus Dei non ci sarebbero stati altro che uomini. Non che non apprezzassi le donne – amo molto la Madre di Dio; amo mia madre e le vostre; voglio bene a tutte le mie figlie, che sono una benedizione di Dio nel mondo intero –, ma prima del 14 febbraio 1930 io non immaginavo per nulla la vostra esistenza nell’Opus Dei, anche se pulsava nel mio cuore il desiderio di compiere in tutto la Volontà di Dio. E quando quel giorno terminai di celebrare la Santa Messa, già sapevo che il Signore voleva la Sezione femminile. Poi, il 14 febbraio 1943, volle coronare con la Croce il suo edificio: la Società Sacerdotale della Santa Croce [6] .

Poi, dirigendosi specificamente alle donne dell’Opera, aggiungeva: Figlie mie, avete anima sacerdotale, vi ripeto con San Pietro: Vos autem genus electum, regale sacerdotium, gens sancta, populus acquisitionis ( 1Pt 2, 9). Siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa ... E siete anche privilegiate perché Dio ha scelto una donna come Madre sua: nostra Madre Santa Maria, la sempre Vergine, che rimase ai piedi della Croce, con fortezza, con amore. Da Lei imparate ad essere corredentrici (…). Con il vostro ardente desiderio di adorare Dio, di riparare, di ringraziare, di impetrare, aggiungete quanto manca – come dice San Paolo – alla Passione di Cristo: et adimpleo, ea quae desunt passionum Christi in carne mea pro corpore eius, quod est Ecclesia ( Col 1, 24). E il Signore, che è il Seminatore divino – ricordate la parabola –, vi prende nelle sue mani piagate come due pugni di grano, vi stringe a sé e vi butta in aria per spargervi su tutta la terra. Siete una benedizione del Signore. Siete la fecondità del Signore e con il suo aiuto potete tutto [7] .

L’anima sacerdotale è propria di tutti i cristiani, infusa in noi con il Battesimo e la Confermazione. Dio vuole che sia sempre attiva in tutti, così come l’anima umana informa in ogni momento, con la sua virtù, le diverse membra del corpo. Manteniamo sempre vivo questo spirito sacerdotale che deve essere come il battito del cuore: un impulso spirituale che porta all’unione con Gesù crocifisso e risorto, con il desiderio di farci eternamente strumenti suoi per la salvezza delle anime. Come influisce il Santo Sacrificio dell’altare sulla tua giornata, sul tuo lavoro, sulla fraternità, sull'apostolato? Cresce ogni giorno il tuo amore per la Passione del Signore? Coltivi nella tua anima la necessità della penitenza?

Figlie e figli miei, fu durante questo mese che san Josemaría, mentre distribuiva la Sacra Comunione alle monache nella chiesa del Patronato di Santa Isabel, in un traboccante impulso di affetto disse al Signore: Ti amo più di queste . E udì il pressante rimprovero divino: Le opere sono amore, non i bei ragionamenti [8] : la richiesta di non desistere dall’orazione e dall’espiazione che già gli consumavano l’anima.

L’esperienza di San Paolo, uomo amante della Croce e pieno di zelo per la salvezza del mondo, deve riprodursi in tutti i fedeli. Il Papa Benedetto XVI lo ha ricordato con frequenza durante questo anno dedicato all’Apostolo: Per San Paolo – diceva in un udienza – la Croce ha un primato fondamentale nella storia dell’umanità; essa rappresenta il punto focale della sua teologia, perché dire Croce vuol dire salvezza come grazia donata ad ogni creatura. Il tema della Croce di Cristo diventa un elemento essenziale e primario della predicazione dell’Apostolo [9] .

San Paolo non rinuncia mai a predicare la necessità della Croce, neppure in città come Corinto dove imperava un marcato edonismo. Non sottovalutiamo questo esempio pratico di comportamento, che tutti dobbiamo seguire specialmente in questi tempi. La parola della Croce infatti – annunciava l’Apostolo senza rispetti umani – è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. (…). È piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani [10] .

Oggi come sempre, è grande l’urgenza di insistere con le anime perché ascoltino queste verità in un linguaggio chiaro e al contempo ottimista, incoraggiante, carico di speranza. L’Apostolo vuole ricordare, non solo ai Corinzi o ai Galati, ma a tutti noi, che il Risorto è sempre Colui che è stato crocifisso. Lo “scandalo” e la “stoltezza” della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c’è tutta la potenza dell’Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza [11] .

L’amore di Cristo dà ragione della straordinaria forza di Saulo nel portare il messaggio cristiano in tutto il mondo. Da molti Paolo viene presentato come un uomo combattivo che sa maneggiare la spada della parola. Di fatto, nel suo cammino di apostolo non sono mancate le dispute. Non ha cercato un’armonia superficiale. (…). La verità era per lui troppo grande per essere disposto a sacrificarla in vista di un successo esterno. La verità che aveva sperimentato nell’incontro con il Risorto ben meritava per lui la lotta, la persecuzione, la sofferenza. Ma ciò che lo motivava nel più profondo, era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere agli altri questo amore. Paolo era un uomo colpito da un grande amore, e tutto il suo operare e soffrire si spiega solo a partire da questo centro. I concetti fondanti del suo annuncio si comprendono unicamente in base ad esso [12] .

In queste linee è perfettamente descritto il motore dell’anima sacerdotale, apostolica, che tutti dobbiamo alimentare. Risuona l’eco delle parole dell’Apostolo: Caritas Christi urget nos [13] , l’amore di Cristo ci mette fretta. E di altre ancora: Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! [14] . L’ardente desiderio di essere fedele al mandato di Cristo, lo stesso ricevuto da tutti i cristiani, spinse Paolo a viaggiare instancabilmente dappertutto, facendo conoscere Gesù, senza misurare le sofferenze e i sacrifici richiesti dal compimento della sua missione. Lo stesso desiderio muoveva i primi cristiani. Partono tutti – ricordava san Josemaría, in momenti di grave persecuzione religiosa – , con la loro purezza, a pulire la palude sudicia e verdastra del mondo pagano (...). La società romana comincia a constatare meravigliata che uomini giovani, forti di corpo e di anima, si trasformano in apostoli della nuova fede; non si sono segregati dal mondo e niente li distingue dagli altri, tranne una luce vibrante che arde loro nel petto. Constata anche che delle vergini, appartenenti alle famiglie patrizie della Roma imperiale e alla plebe, coronano la propria innocenza con la penitenza. E comincia a riconoscere gli effetti di un apostolato perseverante, ininterrotto, traboccante di generosità e di sacrificio; nel frastuono delle feste, negli anfiteatri e nel bel mezzo di mostruose abbuffate, la voce di Cristo risuona sempre più forte [15] .

Si, figlie e figli miei: solo in Gesù troviamo la ragione del nostro servizio alle anime, che desideriamo far crescere ogni giorno con più intensità e profondità di zelo. Se ci innamoriamo “pazzamente” di Lui, come San Paolo, nessun ostacolo o difficoltà, esterni o interni, potranno frenare il nostro apostolato. Meditiamo altre parole di san Josemaría che, sulle orme dell’Apostolo, si domandava: Dove attingeva Paolo questa forza? Omnia possum in eo qui me confortat! ( Fil 4, 13), posso tutto, perché è di Dio questa forza, questa speranza, questa carità. A me riesce molto difficile credere nell’efficacia soprannaturale di un apostolato che non sia appoggiato, solidamente fondato, su una vita di continua intimità col Signore. Durante il lavoro, sì; nella propria casa o nel bel mezzo della strada, attenti a tutti i problemi che ogni giorno si presentano, alcuni più importanti e altri meno. Proprio lì, non altrove, ma col cuore in Dio. Allora le nostre parole e le nostre azioni – perfino le nostre miserie – emaneranno il bonus odor Christi (2 Cor 2, 15), il profumo di Cristo, che gli altri inevitabilmente percepiranno: «Ecco un cristiano!» [16] .

Tra poco, il 19 febbraio, sarà il giorno in cui il carissimo don Álvaro celebrava il suo onomastico. Seguiamo l’esempio di questo Servo di Dio che tanto profondamente impresse nel suo cuore lo zelo per la salvezza delle anime. Preghiamo perché l’ iter della sua Causa di canonizzazione proceda speditamente. Senza prevenire in nulla il giudizio della Chiesa, siamo certi che il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù costituirà un impulso in più per molte persone perché si decidano a convertire tutti i momenti e le circostanze della sua vita in occasioni per amare e servire il Regno di Cristo [17] .

Il giorno 21 avrò la gioia di conferire il diaconato a due vostri fratelli Aggregati. Tornano con forza alla mia anima i desideri di san Josemaría di affidarsi a questo servizio dei suoi figli Aggregati: non lo contemplò fatto realtà sulla terra, ma la sua preghiera e la sua espiazione hanno raggiunto il Cielo, e ben potete applicare a voi l’idea di essere, lo siamo tutti, frutto di questa supplica che prosegue in Cielo e della generosa e lieta espiazione che praticò mentre viveva tra noi.

Ieri mi ha ricevuto in Udienza privata il Santo Padre Benedetto XVI. Non mi trattengo dall’aggiungere queste righe alla lettera, per incoraggiarvi ancora una volta ad essere grati per il suo grande affetto ed interesse, nonché per la sua paterna Benedizione indirizzata a tutte le persone e le attività apostoliche della Prelatura. Preghiamo molto per la sua Persona, per il suo lavoro e per le sue intenzioni.

Con grande affetto, vi benedice

vostro Padre

+ Javier

Roma, 1° febbraio 2009.

[1] Cfr. Gv 10, 16.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa , n. 9.

[3] Col 1, 24.

[4] San Josemaría, Via Crucis , II Stazione, punto 5.

[5] Gv 6, 51.

[6] San Josemaría, Appunti dalla predicazione, 11-VII-1974.

[7] Ibid. [8] San Josemaría, Cammino , n. 933.

[9] Benedetto XVI, Discorso durante l’udienza generale, 29-X-2008.

[10] 1 Cor 1, 18-23.

[11] Benedetto XVI, Discorso durante l’udienza generale, 29-X-2008.

[12] Benedetto XVI, Omelia nell’inaugurazione dell’anno paolino, 28-VI-2008.

[13] 2 Cor 5, 14.

[14] 1 Cor 9, 16.

[15] San Josemaría, Appunti dalla predicazione, 26-VII-1937.

[16] San Josemaría, Amici di Dio , n. 271.

[17] Cfr. Preghiera per la devozione privata al Servo di Dio Álvaro del Portillo.