La sorprendente conversione di un fantino portoghese

La sua famiglia aveva una discoteca, ma la sua passione sono sempre stati i cavalli. Miguel ha cercato Dio nei posti sbagliati. Però alla fine può raccontare la storia della sua conversione, di come ha conosciuto l’Opus Dei e di come un tumore e un ricovero in un ospedale di Lisbona lo hanno avvicinato a Dio.

Mi chiamo Miguel, vivo a Lisbona e ho 40 anni. Sono nato in una famiglia molto normale con altri due fratelli. Ho studiato fino al 12° grado (il termine dell'istruzione secondaria portoghese) della Scuola di Sviluppo Rurale di Abrantes nel modulo dedicato al maneggio dei cavalli.

Poi mi sono trasferito in Francia per imparare da un fantino professionista. È stata sempre la mia passione. È stato un periodo intenso nel quale ho fatto di tutto, dalle attività di base, come la pulizia, fino a montare splendidi cavalli. Mia madre era solita dire, per scherzare, che “era il mio servizio militare”: in realtà ho imparato molto e sono tornato dalla Francia con una certa ingenuità e arroganza, pensando di essere ormai un grande fantino.

sono tornato dalla Francia con una certa ingenuità e arroganza, pensando di essere ormai un grande fantino

La mia formazione cristiana si era limitata alla preparazione alla prima comunione nella parrocchia. Ho abbandonato la pratica religiosa molto presto e non sono più andato a messa. Io ero uno di quei portoghesi che non assistono alla messa, ma tutti gli anni vanno a Fatima...

Miguel e Maria in una foto recente.

Quando sono ritornato in Portogallo mi sono perso completamente. Quasi tutte le sere uscivo con diversi amici del mondo dei cavalli, amici della parte settentrionale di Lisbona. Avevo varie amiche, ma avevo la chiara convinzione che mai mi sarei impegnato con una di loro.

ero uno di quei portoghesi che non assistono alla messa, ma tutti gli anni vanno a Fatima

Così, a 22 anni, avevo perduto la fede. anche se in un modo o nell’altro cercavo Dio. Ho cominciato a frequentare delle riunioni con un astrologo medium, che aveva fama di aiutare molta gente.

Tra i molti suggerimenti che costui mi diede, uno fu molto sorprendente: andare a messa per nove giorni di seguito. Ricordo di essere andato in macchina verso la chiesa cercando di ricordare la preghiera del Credo, che ormai avevo dimenticata.

i miei genitori avevano una discoteca e io la frequentavo troppo con i miei amici

Un giorno ho sentito uno che mi diceva: “Le streghe ti mandano alla messa, ma non ti diranno mai nulla sulla confessione”. L’ho conservato nella mia testa. Però ho continuato la mia vita notturna: i miei genitori avevano una discoteca e io la frequentavo troppo con i miei amici. D’altra parte, ho alimentato la voglia di essere un buon professionista del cavallo. La mia situazione interiore era quella di una persona che viveva senza gioia e cercava continuamente di nascondersi.

Padre Hugo, la confessione e Maria

Un giorno, a metà del 2011, per invito della cugina di colei che ora è mia moglie, Maria, sono andato a pranzare con padre Hugo. Quella conversazione ebbe su di me un impatto straordinario. Tanto che gli chiesi immediatamente che mi confessasse. Nella confessione ho perso una “tonnellata” di peso e mi sono reso conto che fino a quel momento avevo vissuto nel buio.

Con la mia conversione, la mia relazione con Maria era divenuta più forte e ho sentito che era lei la persona con la quale volevo passare il resto della mia vita.

Nella confessione ho perso una “tonnellata” di peso e mi sono reso conto che fino a quel momento avevo vissuto nel buio

Non molto tempo dopo sono andato a farle visita in Germania, dove faceva pratica nello studio di un avvocato. Le ho comprato un anello e le ho chiesto se voleva sposarmi, cosa che lei non si aspettava. Un anno dopo abbiamo celebrato le nozze e oggi abbiamo tre bellissimi figli.

Anche i miei amici hanno notato il cambiamento. Antonio era uno dei più vicini. L’ho conosciuto quanto sono ritornato dalla Francia. Siamo molto amici e ancora oggi, anche se lui vive in Germania dove fa il fantino, parliamo assai spesso. Un giorno l’ho affrontato e gli ho detto che doveva cambiare vita. Mi ha domandato di dargli la medicina per essere felice. Allora ha cominciato un bel viaggio che è terminato con il suo avvicinamento alla fede. Dopo oltre quindici anni si è confessato nuovamente, con il mio stesso sacerdote.

Antonio, con la sua famiglia, in Germania

La vocazione e una diagnosi di mieloma multiplo

Dopo lo splendore iniziale della conversione ho cominciato ad avvertire che non progredivo come dovevo: il peso della mia vita passata e certe tendenze che lottavano contro il mio desiderio di una vita più piena – molte di esse neppure le noto – non mi permettevano di migliorare. Era chiaro che avevo bisogno di un appoggio.

Fu allora che un amico mi parlò delle attività di formazione cattolica dell’Opus Dei. Ben presto mi sono reso conto che avevo trovato la mia vocazione, perché, oltre a ricevere l’assistenza spirituale e la formazione di cui avevo bisogno, avevo trovato il modo di stare nella vita come un figlio di Dio, cosa che aveva più senso per me: vivere vicino a Dio attraverso la mia famiglia, la dedizione agli altri e il mio lavoro.

Nel 2019 mi hanno diagnosticato un mieloma multiplo: io credevo fosse una lesione della scapola dovuta alla mia professione di fantino. Invece alla fine si è rivelato un tumore del sangue, malattia per la quale non esiste una cura.

Ho pensato immediatamente a Gesù: se Egli si è donato ed è morto per me, perché io non avrei dovuto soffrire per lui? Ho pensato che tutto ciò che sarebbe successo sarebbe stato un bene per me e per la mia famiglia, e così Dio mi ha concesso la grazia di non disperarmi né di innervosirmi.

la malattia e la sofferenza mi hanno unito a Gesù come mai prima

A partire da quel momento la mia vita ha acquistato un altro valore, la malattia e la sofferenza mi hanno unito a Gesù come mai prima. Ho potuto pregare e offrire tutto questo per coloro che amo, per la Chiesa e per l’Opera. Io, che sono così piccolo e privo di generosità, ora avevo molto da offrire.

Ricoverato in piena pandemia

Sono stato ricoverato nella IPO (Instituto Português de Oncología) di Lisbona nel maggio del 2020, in piena pandemia del COVID-19. Non potevo ricevere visite. Mi ha dato molto coraggio una persona del tutto speciale: Padre Custodio, il cappellano.

Ho chiesto ogni giorno la comunione. Le infermiere e il personale delle terapie intensive, che mi hanno curato benissimo, erano sorpresi vedendo che chiamavo il sacerdote ogni giorno. Mi sentivo un privilegiato perché sapevo che il sacerdote aveva altri doveri pastorali ed era lì a dedicarmi quel tempo.

Ho trascorso dei momenti molto difficili di dolore e di terapie complicate, come l’autotrapianto del midollo. Però, in mezzo a tutto questo, ho ricevuto il sostegno e l’affetto di Maria e della mia famiglia, oltre quello degli amici, dei fratelli dell’Opera e di molte persone che hanno pregato per me.

Aver affrontato momenti tanto difficili della vita e poter dire di essere felice, profondamente felice, non si può spiegare. Quale spiegazione ci può essere se non la grazia di Dio?