I molti frutti di don Ferdinando Rancan

È stato da poco pubblicato un libro autobiografico di don Ferdinando Rancan, sacerdote della diocesi di Verona, primo sacerdote aggregato italiano della Società Sacerdotale della Santa Croce.

Il titolo del libro edito da Verona Fedele Editrice, Un somarello e la sua storia, è seguito da un sottotitolo: La storia della mia vocazione sacerdotale e del mio incontro con l’Opus Dei. Il somarello è l’autore stesso che si identifica con un somarello che vuole bene a Dio e racconta la sua storia. Per questa identificazione don Ferdinando si è ispirato a san Josemaría Escrivá, che si considerava un somarello al servizio di Gesù.

l’autore stesso si identifica con un somarello che vuole bene a Dio e racconta la sua storia

La storia raccontata - che non abbraccia tutta la vita: il racconto termina nel 1980 e don Ferdinando morirà nel gennaio del 2017 - è avventurosa, ricca di fatti drammatici, avvenimenti inaspettati (a volte dolorosi), che don Ferdinando legge, mentre si snodano alla luce del senso soprannaturale. Lo accompagna la certezza che dietro tutto si nasconde un disegno divino.


Particolarmente doloroso è il momento in cui gli viene negata l’ordinazione sacerdotale

Particolarmente doloroso è il momento in cui gli viene negata l’ordinazione sacerdotale con l’ingiunzione di lasciare il seminario. La causa è il travisamento da parte del vescovo del senso di una composizione poetica che don Ferdinando aveva letto in suo onore durante un festeggiamento. La storia ha poi un lieto fine perché il vescovo si ricrede, ordinandolo sacerdote: ma dopo quattro anni. Una delle tre poesie lette in quella circostanza si trova in appendice al libro.

Questo lasso di tempo permette a don Ferdinando di conoscere l’Opus Dei a Roma. Si trovava lì su suggerimento del rettore del seminario che lo conosceva bene e lo stimava. Doveva conseguire la laurea in Scienze naturali perché un giorno - passata molta acqua sotto i ponti - avrebbe potuto insegnare questa materia in seminario.

La conoscenza dell’Opus Dei e il dono della chiamata divina hanno trasformato la vita di don Ferdinando

La conoscenza dell’Opus Dei e il dono della chiamata divina hanno trasformato la sua vita illuminando il suo ministero sacerdotale. Tornato a Verona don Ferdinando ha fatto conoscere l’Opus Dei a molte persone e il Signore ha benedetto il suo apostolato con vocazioni di tutti i tipi: all’Opus Dei, al sacerdozio e alla vita religiosa. Don Ferdinando ha avuto anche la possibilità di far conoscere l’Opus Dei in altre città: a Trento, a Venezia, a Trieste…

Era molto amato da tantissime persone che rispondevano con l’affetto alla vicinanza che don Ferdinando aveva con loro

L’Opus Dei era la sua vita e proprio alla luce di essa voleva essere un sacerdote per tutti, di tutti. Era molto amato da tantissime persone che rispondevano con l’affetto alla vicinanza che don Ferdinando aveva con loro, nelle gioie e nei dolori. Era cordiale, generoso, aperto, comunicativo, umile. Era un uomo di Dio che educava al rapporto con Gesù, alla vita di preghiera, al ricorso ai sacramenti. Amava in modo particolare l’amministrazione del sacramento della riconciliazione

Ha pubblicato numerosi libri di contenuti spirituali pensando alle necessità dei suoi fedeli. Il libro In quella casa c’ero anch’io, in cui racconta in modo originale, ma rigoroso ed efficace, la storia di Gesù, ha avuto una particolare diffusione. Don Ferdinando ha inoltre pubblicato un libro di poesie, I fiori di melograno, che ha ricevuto molti riconoscimenti.

Don Ferdinando Rancan e san Giovanni Paolo II

Il libro è disponibile negli store digitali come Amazon o IBS, nelle librerie di spiritualità cristiana o presso la casa editrice "Verona Fedele Editrice", via Pietà Vecchia, 4 - 37121 Verona VR.


Alcuni brani del libro

I. Don Ferdinando ha sette anni e si trova ricoverato all’ospedale “Alessandri”

Fu durante quel canto che il mio sguardo si fermò su un’immagine della Madonna che stava su un piedistallo a parete, al lato destro dell’altare. […] Raffigurava Maria ritta in piedi con il suo bambino in braccio. Il suo sguardo non era rivolto al bambino, che aveva la guancia affettuosamente appoggiata alla sua, ma guardava davanti a sé, verso un eventuale devoto.

In quel momento il mio sguardo di bambino incontrò lo sguardo di Maria e avvenne l’imprevedibile. Improvvisamente io mi accorsi che una persona mi stava guardando già da prima, senza che io lo sapessi, e mi stava guardando personalmente, come se vedesse i pensieri e lo stato d’animo che mi portavo dentro.
Quella persona era una madre, e mi guardava con un sorriso che sprigionava affetto e tenerezza. Si rivolgeva a me senza parole, ma sentivo chiaramente che mi diceva: "Bambino mio, non temere. Sono io tua madre. Ti terrò sempre con me, come questo bambino. Qui, tra le mie braccia, non ti accadrà nulla di male".

II. L’episodio risale agli anni del seminario

Una sera uscivo dallo studio per recarmi in cappella. Entrato nel corridoio completamente al buio fui attratto da un tenue chiarore che illuminava un’immagine collocata sopra la porta. Era l’immagine di Gesù che teneva in mano, nell’atteggiamento di offrirlo, il suo cuore ferito e sanguinante, circondato da spine, avvolto dalle fiamme e sormontato da una croce. Il suo sguardo intenso e dolcissimo si incontrò con il mio e subito mi ricordai delle sue parole: “Ecco il cuore che ha tanto amato gli uomini e da essi non riceve che ingiurie e indifferenza”.

Quel tenue chiarore sul volto luminoso di Gesù che accennava a un sorriso delicato e insieme severo mi lasciò profondamente turbato e mi parve di intuire che senza dolore è difficile capire l’amore. Così mi sentii spinto a chiedere con insistenza al Signore di soffrire molto per poter vivere più profondamente l’intimità con Lui.

Forse fu presunzione, forse superficialità o incoscienza, ma credo che il Signore abbia accolto, almeno in parte, la mia preghiera, perché nella mia vita non ho mai saputo cosa fosse il benessere fisico.

III. Don Ferdinando torna a volte nella Chiesa dei santi Nazaro, dove ha esercitato il ministero sacerdotale per vent’anni

Mi commuovo ancora molto, quando mi capita di passare da quella chiesa per qualche ricorrenza, e vedo quel confessionale a metà della chiesa, sul lato sinistro, dove passavo ore e ore, per lo più nel pomeriggio, dal momento che durante la mattina insegnavo.
Quante lacrime ho potuto asciugare! Quante cose edificanti ho potuto ascoltare che sono servite di sprone anche per la mia anima! Quanti propositi di vita rinnovata nel mondo, o decisioni di vita consacrata nel chiostro ho potuto incoraggiare.

In pratica quella parrocchia era diventata la mia seconda casa, tanto che alle volte ero interrotto dallo stesso parroco, mons. Venturi, o dalla sua collaboratrice che mi invitavano a salire in canonica per sgranchirmi le gambe e prendere una tazza di caffelatte caldo, soprattutto nei rigori dell’inverno sempre chiuso dentro quella “celletta” di legno, che diventava, davanti a ogni assoluzione, un trono di gloria per le anime che si accostavano a questo meraviglioso sacramento.


Il libro è disponibile negli store digitali come Amazon o IBS, nelle librerie di spiritualità cristiana o presso la casa editrice "Verona Fedele Editrice", via Pietà Vecchia, 4 - 37121 Verona VR.