Dai documentari ai bancali, cercare di santificare tutto

Eleonora è una fedele dell’Opus Dei che nella vita ha fatto tanti lavori e molto diversi tra loro, sia intellettuali che manuali. In questa testimonianza racconta di come non sia mai mancato l’aiuto del Signore, anche nelle circostanze più dure.

Ho conosciuto l’Opus Dei a Cosenza tramite un sacerdote aggregato, don Maurizio. Mia mamma, che divenne poi cooperatrice, lo incontrava una volta al mese per la direzione spirituale o anche per incontri di formazione come ritiri, organizzati in una parrocchia.

Ricordo con gioia che quando avevo otto anni mi confessavo con lui passeggiando dentro il seminario. Tramite don Maurizio mia madre scoprì che a Cosenza venivano organizzati dei ritiri spirituali mensili pensati proprio per le donne e mi portava spesso con lei.

La prima cosa che ho imparato nell’Opera è l’amore per la libertà

Iniziai a frequentare il club per ragazze: si trattava di andare insieme ad altre mie coetanee e amiche di volta in volta a casa di qualche famiglia che metteva i propri spazi a disposizione affinché potessimo avere dei momenti di divertimento e anche di formazione cristiana.

In quegli anni scoprii che in tutta Italia c’erano attività come quelle che facevamo a Cosenza: infatti facevamo i ritiri spirituali a Napoli, dove ho conosciuto ragazze e tutor di altri club. Non ho mai avuto un centro di riferimento nella città in cui sono cresciuta, per cui posso dire che l’Opus Dei ha allargato la mia visione di cittadina del mondo.

La prima cosa che ho imparato nell’Opera è l’amore per la libertà. Avrei chiesto l’ammissione all’Opera anche a dieci anni, ma nella mia città non c’era un centro, e la formazione spirituale non poteva essere garantita con costanza perché mancavano le persone. Solo dopo essere tornata dall’Erasmus a Valencia, quando avevo più di vent’anni, ebbi la possibilità di chiedere formalmente di essere ammessa come soprannumeraria. Fui fortunata: nel 2008 tornava a Cosenza una ragazza che era diventata dell’Opus Dei a Roma, per cui fu più facile organizzare una formazione continua.

Avrei chiesto l’ammissione all’Opera anche a dieci anni, ma nella mia città non c’era un centro

Nella mia vita ho fatto tanti tipi diversi di lavori. Quando frequentavo il liceo iniziavo a lavorare come animatrice alle feste per bambini. All’università lavoravo nello sportello “Help” dell’ateneo. Mi sono iscritta a un corso per ottenere diploma superiore in ambito medico per i servizi sociali, anche se dopo essermi diplomata ho trovato lavoro nell’amministrazione di un’azienda di fotovoltaici.

Conobbi quello che sarebbe poi diventato mio marito negli anni del famoso “Codice Da Vinci”. Prima di fidanzarci, mentre parlavamo in un viaggio in macchina con altri amici lui se ne uscì dicendo qualcosa del tipo “eh poi questi qui dell’Opus Dei sono proprio una setta”, e allora io lo presi di petto dicendogli “ma tu conosci qualcuno dell’Opus Dei? No, e allora cosa parli a fare!”

Appena terminata l'Ave Maria da recitare dopo aver chiesto una grazia san Josemaria, mio marito fu contattato per un colloquio

Mio marito viveva in una città molto distante dalla mia e dopo quasi due anni di fidanzamento volevamo passare più tempo assieme e non essere distanti mille chilometri. Quindi l'allora mio fidanzato aveva portato il curriculum in un'agenzia del lavoro a Cosenza, e il pomeriggio lo avevo convinto a recitare una preghiera devozionale dall’immaginetta di san Josemaria. Lui non veniva da una famiglia molto praticante e ringrazio Dio perché oggi si confessa e va a Messa abitualmente. Appena terminata l'Ave Maria da recitare dopo aver chiesto una grazia al santo, l'agenzia del lavoro lo ha chiamato per un colloquio, al seguito del quale lui ha lasciato il lavoro che aveva a mille chilometri di distanza ed è venuto a vivere per tre anni circa a Cosenza in un piccolo appartamento.

Dopo l’azienda di fotovoltaici e fino a quando mi sono sposata mi sono lanciata nella produzione video. Ho fatto vari concorsi per documentari da presentare alla film commission regionale, mentre producevo spot pubblicitari per piccole aziende locali.

Al lavoro con le anime del purgatorio

Prima di sposarci volevamo essere economicamente indipendenti, ma per due anni mio marito non riusciva a trovare lavoro. In quel periodo ho pregato tutte le novene immaginabili. Alla fine decisi di affidarmi alle anime del purgatorio, quelle più vicine al Signore dopo i santi: mio marito trovò lavoro proprio in un ufficio comunale che si occupa di anagrafica dei morti, e riuscimmo a sposarci, andando a vivere nella città dove lui aveva trovato lavoro.

mio marito trovò lavoro in un ufficio comunale che si occupa di anagrafica dei morti

Il suo lavoro purtroppo non proseguì a lungo e quindi ci rimboccammo le maniche e mettemmo su un’azienda per sponsorizzare prodotti calabresi nella città dove abitavamo. Per quattro anni abbiamo caricato e scaricato bancali nelle fiere delle regioni del nord Italia, sostanzialmente come lavoro facevo la scaricatrice: lavoravamo tanto e guadagnavamo zero. Insieme a questo lavoro per un mese ebbi l’occasione di fare la collaboratrice scolastica e la colsi al volo, perché spesso ci ritrovavamo ad andare in giro con due euro in tasca.

"Meglio le passeggiate"

Più di una volta mi è capitato di chiedere al Signore di trovare dei soldi e di ottenerli, come una volta in cui trovai delle banconote in un carrello della spesa. Spesso quando i nostri amici ci invitavano a bere un drink o a cena fuori ci inventavamo delle scuse, e rilanciavamo con delle passeggiate, sicuramente più economiche.

Nel momento più duro, dopo due anni di povertà quasi assoluta, il Signore ci accarezzò con una piccola eredità arrivata senza preavviso, che ci permise di tirare il fiato. Io avevo fatto qualche supplenza in una scuola, e mi ero resa conto che con il secondo diploma che avevo ottenuto anni prima potevo insegnare in una materia di laboratorio di un istituto tecnico, e un paio di anni fa sono entrata di ruolo in questa docenza.

non riesco a ricordare, a causa del loro numero, tutte le grazie che mi sono state donate

Il Signore non ha mai abbandonato la mia famiglia, e riconsiderando questi anni vissuti posso dire di non riuscire a ricordare, a causa del loro numero, tutte le grazie che mi sono state donate. Come fedele dell’Opus Dei so che tutti i lavori onesti sono santificabili e proprio per questo mi sono sempre rimboccata le maniche, anche nei lavori che mi son costati di più in energie fisiche e mentali: in tutte le difficoltà professionali per me è chiaro che prima o poi arriva la resurrezione.