Apollinare di Roma: un corso per laici che vogliono mettersi in gioco per servire la Chiesa

Gli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR) in Italia offrono ai laici e ai religiosi che lo desiderano uno studio sistematico e l'approfondimento scientifico della dottrina cattolica. In questa intervista, quattro studenti ed ex-alunni ci raccontano la loro esperienza.

Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro" 
(Lc 6,39-40). Negli ultimi decenni si è sempre più diffusa la consapevolezza che queste parole del Vangelo riguardino anche i fedeli laici, che in tante circostanze costituiscono una presenza che può risultare molto significativa per portare la luce di Cristo in contesti scristianizzati. Molti laici desiderano svolgere qualche impegno di apostolato nel loro ambiente professionale, o farsi carico dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, o dell'animazione cristiana delle comunità locali, e sentono la necessità di conoscere meglio la fede che professano, per saperla illustrare e, all'occorrenza, difendere da critiche ed incomprensioni.

Gli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR) svolgono in Italia questo compito, offrendo ai laici e ai religiosi che lo desiderano uno studio sistematico e l'approfondimento scientifico della dottrina cattolica. L’ISSR all'Apollinare (ISSRA) propone le tradizionali forme dell’insegnamento di presenza (lezioni frontali, elaborati scritti, esami orali) in una forma flessibile, adatta a coloro che per ragioni logistiche, professionali, familiari, ecc. sono impossibilitati a frequentare le lezioni tutte le settimane. Per questo gli studenti sono di varie età e provengono da tutte le regioni italiane, trovando all'ISSRA l'opportunità di seguire i corsi in soli sei incontri di lezioni lungo l'anno. L'ISSRA rilascia i titoli di Baccalaureato in Scienze religiose, dopo tre anni, e di Licenza in Scienze Religiose, dopo il biennio specialistico. Essi equivalgono rispettivamente alla laurea triennale e alla laurea magistrale dell'ordinamento italiano e sono riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca.

Tutte le informazioni si trovano sul sito: https://www.pusc.it/issra/home

In questa intervista, quattro studenti ed ex-alunni ci raccontano la loro esperienza.

Le decisione di mettersi a studiare

«Io facevo il falegname. - racconta Giulio, che vive con la moglie e i sette figli a La Salle, in Valle d’Aosta - Poi, nel 2008, il nostro vescovo mi ha proposto di diventare insegnante di religione, così, grazie al consiglio di alcuni valdostani che avevano frequentato l’ISSR all'Apollinare ho deciso di iscrivermi. Il percorso all'università è stato incisivo nella mia vita: mi ha dato le risposte che cercavo, ha lasciato un segno».

Giulio, insegnante di religione a La Salle, in Valle d'Aosta

«Il mio percorso all'Università è fatto di due tappe - racconta Giovanna, insegnante di religione nella diocesi di Avezzano, in provincia dell’Aquila - Ho iniziato a frequentare Scienze Religiose all’università della Santa Croce quando vivevo a Latina.

Il percorso è stato comunque impegnativo e nel mio caso è stato ancora più lungo perché in quegli anni abbiamo scoperto che una nostra figlia ha una malattia rara. Ma ne è valsa la pena.

Ma io sono abruzzese, e con mio marito, per motivi di lavoro, siamo tornati a vivere a L’Aquila. Lì, però, la modalità di frequenza era in presenza e non riuscivo a conciliare le lezioni con il lavoro, quindi ho chiesto di trasferirmi di nuovo alla Santa Croce e ho concluso gli studi lì».

«Durante l’adolescenza mi sono allontanato dalla Chiesa cattolica e ho iniziato a studiare arti marziali e filosofie orientali. - spiega Emanuele, ingegnere elettrico e papà di quattro figli - Dopo il matrimonio, però, mia moglie, che è credente, mi ha invitato a partecipare a un incontro di don Fabio Rosini sui Dieci Comandamenti. Da allora mi sono riavvicinato alla fede cattolica e ho deciso di studiare Scienze religiose. È stato un sacerdote della nostra parrocchia, che si era laureato proprio lì, a parlarmi della Pontificia Università della Santa Croce».

Anche Tiziana, dipendente dell'ASL di Asti, nonostante il diploma da infermiera, una laurea magistrale e un master di secondo livello in bioetica, ha deciso di iscriversi al corso di laurea in Scienze Religiose: «Oltre alle conoscenze del mondo della salute, che ho iniziato ad acquisire lavorando come infermiera e ho approfondito negli anni, - racconta Tiziana - sentivo che mi mancava un substrato di tipo teologico che potesse essere di supporto alla mia professione».

Lezioni, amicizie e nuove conoscenze

«Durante il primo anno di lezione ho continuato a lavorare come falegname. - spiega Giulio - Prendevo le ferie per frequentare i corsi e quando dovevo fare gli esami scendevo a Roma con il primo treno della giornata e tornavo a casa la sera. 

Poi è arrivata la prima supplenza di religione in una scuola. Così mi sono dovuto riorganizzare: non è stato semplice, anche perché allora avevo già quattro figli.

Il fatto che fosse previsto un insegnamento flessibile mi ha permesso di conciliare i vari impegni - aggiunge Giulio - Le lezioni sono divise in sei periodi all'anno: alcuni duravano una settimana, altri tre giorni. Si facevano corsi dal mattino alla sera, in modo intensivo. Venivano, poi, assegnati degli elaborati scritti da svolgere in autonomia e infine si faceva un esame orale.»

«Il corso dura tre anni - racconta Emanuele - Durante il percorso gli studenti sono seguiti e accompagnati. Io venivo dall'università pubblica e non ero abituato, lì era una giungla. Qui, invece, c'è molta cura anche nei dettagli. Una cosa che mi ha colpito il primo giorno di università è stato il profumo dei corridoi: qualcuno si era addirittura preoccupato di scegliere un buon sapone per i pavimenti!»

Emanuele, ingegnere elettrico e papà di quattro figli

Il Corso, grazie alla sua forma flessibile è adatto a coloro che sono impossibilitati a frequentare le lezioni ogni giorno: «Gli studenti vengono da tutta l’Italia: c'erano alunni del Trentino, altri della Sicilia, tutti con vissuti personali e professionali diversi - spiega Tiziana - In molti frequentavano l’Università per poter acquisire una laurea e poter cambiare radicalmente vita. Abbiamo creato dei bei legami. Proprio ieri, nonostante siano passati diversi anni, ho sentito telefonicamente una mia compagna di corso».

Dopo la fatica, una grande gioia

«Porto nel cuore la discussione della tesi, che è avvenuta in un momento molto particolare a livello mondiale, ovvero durante la pandemia di Covid-19 - racconta Tiziana - A febbraio 2020, quando in Italia cominciavano i primi casi, io e mio marito, che avevamo frequentato il corso insieme, abbiamo spedito le tesi rilegate, convinti che le avremmo discusse a marzo. E invece è arrivata la quarantena e mio marito, che è pneumologo e infettivologo, è andato a lavorare nel reparto di malattie infettive. Ricordo benissimo le nostre giornate: uscivamo alle 6 del mattino, attraversavamo una città deserta, andavamo a lavorare e tornavamo a casa alle 10 di sera. Il pensiero della tesi era passato completamente in secondo piano, così quando ad aprile abbiamo ricevuto la comunicazione della data della discussione siamo stati presi alla sprovvista. Nonostante avessi già discusso sei tesi, - aggiunge Tiziana - per me è stata un'emozione.»

Frequentare le lezioni richiede molto impegno e sacrificio, però per me è anche una forma di svago. 

«Se non avessi questo impegno rischierei di lavorare ogni giorno fino alle dieci di sera: almeno così alle otto mi devo fermare. - spiega Emanuele - È un’opportunità per imparare a distribuire le priorità».

«Quando mia figlia si ammalò presi un tempo di sospensione. - dice Giovanna - Parlai con il preside per spiegare il motivo per cui non avrei frequentato, in quel momento ero devastata, ma non scorderò mai la sua paternità nei miei confronti: fu come ricevere una carezza».

Giovanna, mamma e insegnante di religione ad Avezzano

«Il momento più bello è stato la discussione di laurea. - dice Giulio - Mia moglie è venuta a Roma con i due bimbi più piccoli ed è stato molto divertente compiere insieme il viaggio che di solito facevo da solo. È stato emozionante anche averli lì con me in aula, nonostante fossi teso come una corda di violino. Quando ero in mezzo alla fatica ho tentennato un po'. Però adesso sono molto soddisfatto: quando mi capita di leggere sui giornali dei convegni o delle iniziative organizzate dall'Università della Santa Croce, mi sento molto fiero di averne fatto parte».


Tutte le informazioni si trovano sul sito: https://www.pusc.it/issra/home

Per il nuovo corso, che inizia il 2 gennaio 2026, le iscrizioni si chiuderanno il 30 novembre 2025.