Introducendo l'evento, il rettore Mons. Luis Romera, ha riflettuto sul fatto che "l'ultima parola nell'esistenza di ciascuno di noi che svela veramente chi siamo è la misericordia". È questo "l'atto ultimo e supremo con cui Dio ci viene incontro", "la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni uomo che guarda con occhi sinceri il fratello che gli è accanto".
La celebrazione è stata caratterizzata dalla meditazione della Parola nella Basilica di Sant'Apollinare. Le letture di brani del Vangelo sono state intervallate dall'esecuzione di alcuni canti della tradizione della Chiesa, eseguiti dall'Apollinaris Ensemble, diretto dal rev. Mº Ramón Saiz Pardo.
Nella breve omelia prima del Canto del Resurrexi di Colin Mawby e dell'Alleluia di Valentí Miserachs, il Cappellano, rev. Antonio Rodríguez de Rivera, ha evidenziato come nella musica e nella vita di ciascuno, si possono declinare tre parole che descrivono anche l'importanza e la particolarità della misericordia: la bellezza, la profondità e la solidarietà. Come la musica, anche la misericordia "fa più bello il mondo, la vita umana e ci rende speranza"; nascendo poi dal profondo del cuore, "ci permette di riempirlo d'amore, grazie alla vicinanza alla sorgente di questa misericordia, Gesù, nei sacramenti e nella preghiera". Infine, è manifestazione di solidarietà nei confronti degli altri, verso i quali ci si pone "senza invidia, senza orgoglio e con umiltà".
Il gruppo di professori, dipendenti e familiari ha poi realizzato il pellegrinaggio verso la Basilica di San Pietro, partendo da Castel Sant'Angelo e percorrendo Via della Conciliazione, per poi attraversare la Porta Santa.