Un gruppo di volontarie – la maggior parte di loro insegnanti in pensione – due giorni alla settimana accompagna nello studio ragazze con svantaggio linguistico, perché originarie di paesi diversi dall’Italia, e ad ogni ora di studio è destinata una donazione di 1€ ai progetti di Harambee: la soddisfazione e l’impegno delle ragazze non è solo per il loro lavoro, ma anche perché possono contribuire al progresso di altre persone meno fortunate.
Faustina, una delle ragazze che ha maggiormente contribuito con il suo studio al raggiungimento dell’obiettivo, ha presentato così il suo lavoro: «La sala di studio è un posto in cui ti senti al sicuro, dove trovi professoresse che sono disposte ad insegnarti al meglio ogni cosa. Qui puoi fare nuove conoscenze ed amicizie. Ti senti a casa. Alla sala di studio ti accolgono educatamente e gentilmente, e ti ascoltano con attenzione. Rispondono alle tue domande con parole semplici e ti insegnano dandoti il massimo che possono. Qui per te le signore sono madri e le ragazze sorelle. Quando entri, vorresti rimanere lì tutto il giorno. Questa è la migliore sala studio».
E Claudia ha aggiunto: «Per me è un posto in cui imparo a studiare, e aver lavorato sodo è una soddisfazione personale: la sala studio è un posto meraviglioso!».
Nel pomeriggio di domenica 16 giugno molte famiglie hanno partecipato alla festa di chiusura sentendosi a casa, perché da alcuni anni anche le madri delle ragazze che partecipano alla sala di studio hanno la possibilità di ricevere in Aquilia lezioni di Italiano, di cucina o di cucito. Per molte di loro questo aiuto è stato fondamentale per iniziare un lavoro o per accedere a qualche corso di formazione professionale.
Qualche settimana prima, alla presentazione del libro “Donne di Ebano. La sfida dello sviluppo in Africa”, a cura di Rosalinda Corbi, coordinatrice dei progetti internazionali della Fondazione Harambee, Ndindi – nigeriana che vuole diventare operatrice socio-sanitaria – ha portato la sua testimonianza commentando: «Sono felice che mia figlia frequenti l’Aquilia perché lì impara a essere una ragazza migliore. Anch’io sono stata aiutata a imparare l’italiano e continuerò a farmi aiutare e a provare finché non supererò l’esame di ammissione».
Negli anni ‘60, san Josemaría apriva in Kenya cammini di formazione professionale, umana e cristiana. Oggi è normale incontrare nel quartiere donne nigeriane, srilankesi, ragazze keniote, giovani indiane o filippine, e con loro vivere una bella avventura di inclusione e di integrazione. La tenacia, la laboriosità e la dolcezza di ragazze e donne provenienti da parti del mondo molto diverse tra loro si incontrano in Aquilia con la generosità di tante donne veronesi, creando dei veri ponti che generano relazioni feconde.
Qui è possibile avere più informazioni sull’Associazione Aquilia.