Negli ultimi due anni la mia vita è cambiata radicalmente. A settembre 2022 sono diventata moglie di Alessandro, con trasferimento da Napoli a Milano - ogni scatolone della mia vita ha definitivamente varcato il confine lombardo - e a novembre 2023 sono diventata madre di Nicolò Maria.
Il matrimonio, il trasferimento e la maternità, tre sfide, tre cambiamenti, molto importanti che mi hanno messo profondamente in discussione. Sono avvenimenti significativi e belli, ma anche molto faticosi: non bisogna aver paura di dirlo! Cambiare abitudini, cambiare aria, cambiare vita. Entrare in una routine molto più regolare: sono passata dal percorrere ogni settimana 1600 km in treno per lavoro (facevo Milano/Napoli tutte le settimane), a rimanere ferma, in una casa nuova, ogni giorno con la stessa persona, in una città diversa, con un bimbo appena nato. Da un lato, la percezione che tutto sia cambiato, e dall’altro la sensazione di essere finita in trappola, in una giostra che gira sempre nella stessa direzione.
Ma è davvero così? Davvero la mia vita è cambiata radicalmente? Sentiamo continuamente parlare di cambiamento, nel mondo c’è un’ossessione particolare a voler cambiare di continuo. Dai capelli al marito, è un mondo che ci spinge a cambiare spesso, e di continuo. A cercare sempre il nuovo o la novità. Ad essere sempre provvisori. Ma perché? Perché abbiamo bisogno di cambiare? Questa sete di cambiamento, questo collezionismo di “svolte”, bulimia della novità, mi aveva incastrata in uno schema in cui ovunque guardassi mi sentivo stretta e/o piccola.
Far fiorire il bene
In questa circostanza coltivare la relazione con il Signore è stato fondamentale, aver incontrato di nuovo Gesù in questa vita “cambiata” mi ha dato l’occasione di intuire che la mia vita non stava cambiando ma si sta(va) compiendo nella pienezza della mia vocazione. Ero così concentrata nel dare importanza e valore al cambiamento che ho perso di vista che questo spazio nuovo, che sto creando insieme ad Alessandro, è il luogo dove poter fiorire e costruire tutto il bene che, da sempre, Dio ha messo nel mio cuore.
“Dio fa nuove tutte le cose”, è scritto nel libro dell’Apocalisse. Insieme a Lui ho scoperto che non stava cambiando nulla, anche se cambiava tutto, ed è il mio “sì” alla sua chiamata quotidiana che fa nuova quella vita che sembra sempre la stessa. Nelle stesse cose, Dio, trova sempre qualcosa di nuovo. La vocazione è la chiamata a rispondere al proprio compito, al desiderio di occupare il proprio posto nel mondo. Quel compito è dentro di noi, c’è, esiste, anche se è tutto da scoprire e da costruire, sempre in evoluzione e in cammino. «Siamo stati scelti dall’amore di Dio, figlie e figli carissimi, per vivere il cammino dell’Opera, sempre giovane e sempre nuovo, questa avventura umana e soprannaturale che consiste nel corredimere con Cristo, nella stretta e intima partecipazione all’impazienza di Gesù di propagare il fuoco che era venuto a gettare sulla terra[1]».
Cambiare o scegliere?
L’etimologia della parola “cambiamento”, “cambiare”, proviene dal verbo greco “kamptein”: curvare, piegare, girare intorno, un’immagine che si ripiega su sé stessa (curvare/piegare) o che gira intorno senza arrivare al punto. Invece “diligere”, “amare”, dal lat. diligĕre, composto di ‘dis-’ e legĕre, “scegliere”, è quello a cui Dio ci chiama, scegliere e amare ogni giorno la propria vita. Un’avventura, un cammino da vivere, citando san Josemaría, a costruire insieme a Lui, e con Lui fiorire per sempre. «Ognuno di noi è irripetibile e la libertà, diceva Hannah Arendt, è esserci per un nuovo inizio»[2]. Ecco, Dio ogni giorno mi prende per mano e mi chiama ad esserci in “ogni nuovo inizio” nella mia vita, sempre la stessa, e a scoprire che non smette mai di chiamarmi per nome. «Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: “Il Maestro è qui e ti chiama”»[3].
Vorrei lasciarti o lasciarmi con una domanda, che ho colto leggendo un articolo, e che mi è rimasta dentro: «Che cosa hai fatto oggi che rimarrà per sempre?». O ancora meglio: «Che cosa hai amato oggi che rimarrà per sempre?»; sono convinta che con il Signore ogni giorno troverò una risposta diversa.
[1] San Josemaría Escrivá, Lettera n. 29.
[2] Alessandro D’Avenia, Capirsi con il cuore, in “La Stampa” del 4 dicembre 2011.
[3] Gv 21, 1-45.
“100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024. Clicca qui per leggere le testimonianze pubblicate finora, o per approfondire i temi delle Assemblee regionali.