Il soggiorno è, di solito, il luogo dove la famiglia si riunisce per condividere le esperienze di ciascuno: raccontare la propria giornata, le preoccupazioni e i sogni. Non è stato diverso per le persone della famiglia spirituale dell’Opus Dei, e per gli amici presenti nel pomeriggio della beatificazione di Guadalupe.
Tutto comincia con alcune parole di don Fernando, il prelato dell’Opus Dei, che parla di Guadalupe, di gioia, di rendere grazie a Dio; e della necessità di capire una volta per tutte che quello che è successo questa mattina, la beatificazione di Guadalupe, è una chiamata: “La santità, per la gente normale, non è un’utopia: è a portata di mano, con la grazia di Dio”.
“La santità, per la gente normale, non è un’utopia: è a portata di mano, con la grazia di Dio”(mons. fernando ocáriz)
All’improvviso un mago prende il microfono. Santiago de la Puente González-Aller è il Mago Numis. Ha 23 anni e una gran voglia di far festa. La sua specialità è fare dei trucchi con le monete. Il sogno per ogni crisi economica!
Il fatto è che non ha mai avuto un pubblico così grande come quello del palazzo di Vistalegre-Arena, dove è venuto ad animare questo incontro intergenerazionale, universale e di festa, organizzato per celebrare la beatificazione di Guadalupe. Si è potuto ammirare la sua passione nel seminare le strade del mondo con buon umore e spettacolo grazie al linguaggio della magia.
Il pubblico pendeva dalle sue labbra.
Allegria e amicizia
I presentatori dell’evento danno la parola a Luis Cruz, un sacerdote. Nipote di Guadalupe Ortiz de Landázuri. Nipote di Eduardo Ortiz de Landázuri. Secondo lui, la nuova beata si identifica con “il suo sorriso indimenticabile”, una relazione festosa con Dio, uno slancio, ampi orizzonti per lei e per tutte le donne che sono state vicino a lei durante la sua vita, e per la capacità di essere un’amica... Almeno, così la ricordano a casa. Racconta che tutta la famiglia di Guadalupe sta vivendo questi giorni con una gioia particolare. Com’è logico che sia.
“Guadalupe – dice Luis – era una donna con molte amiche di cui si prendeva cura. Ti invitava a sognare. A riempire il tuo cuore di aspirazioni. Questo era un modo di riflettere la vita di Dio che portava molto dentro di sé”. La domanda di Luis rivolta al prelato riguardava la relazione tra amicizia, gioia e vento fresco nel mondo. Questa la risposta di don Fernando: “L’amicizia autentica è vero apostolato, perché è l’espressione del desiderio di fare del bene agli altri”.
"Guadalupe ti invitava a sognare"(don Luis Cruz, nipote di Guadalupe)
Arriviamo in Africa, Nigeria. Anjelica ricorda l’interesse di Guadalupe per lo sviluppo sociale. Per questo sottolinea con gioia l’iniziativa di Harambee di finanziare, in occasione della beatificazione, cento borse di studio per scienziate africane nei prossimi dieci anni. Donna, scienza, progresso, mondo, questi i temi del suo intervento. Ecco la domanda: Noi persone che abbiamo risorse, come possiamo vivere tenendo ben presente quelli che non ne hanno?
Don Fernando invita i presenti a vivere sobriamente. Prima cosa: rifuggire dal superfluo ed essere distaccati dalle cose materiali. Questo, infatti, genera nell’anima un atteggiamento che porta a collaborare con gli altri, a uscire per strada, a tendere le mani. A darsi da fare con i fatti.
Allegria e Messico
Sulla scena appare un cactus. Un cactus con spine e gambe; è il segnale del collegamento col Messico. Buon pomeriggio, Messico! Dall’altra parte dello schermo ricordano al prelato dell’Opus Dei che nel 2020 si compiranno 50 anni dalla visita di san Josemaría in Messico e dalla famosa novena alla Madonna di Guadalupe. “Non è per fare pressione, ma si tratta di un anniversario rotondo per cui occorre che venga a trovarci”. Grandi applausi.
Dopo si è diffuso nel complesso di Vistalegre il ritmo di Canta y no llores (canta e non piangere). Musiche tipiche messicane, un mare di braccia. Madrid-Messico, distanti come se fossero due soggiorni distinti ma collegati grazie al wifi.
Teresa Navarro ha 20 anni e viene da San Sebastián. Giovane e brillante. Frequenta un corso di gastronomia al Basque Culinary Center, perché già da alcuni anni ha deciso di dedicare la vita a servire gli alti come numeraria ausiliare e come masterchef per i componenti della sua famiglia. Combatte con decisione i luoghi comuni che guardano con diffidenza i lavori domestici, in un mare di sentimenti che vengono, di sentimenti che vanno, di correnti che respingono, di correnti che attraggono. Lei è attratta dalla vita coerente e felice di Guadalupe.
“la libertà guida più le persone che l’intelletto” mons. Fernando Ocáriz
Il Padre le dice che “la libertà guida più le persone che l’intelletto”. Come struttura vitale propone l’amore, “che non è un sentimento, ma una decisione libera della volontà, che a volte accompagna il sentimento”. Fra il Padre e Teresa s’instaura un dialogo: “Formati, studia, abbi idee chiare e fortifica la tua libertà” in modo che, per i mari del mondo, entusiasmanti, la nave arrivi in un buon porto.
Gioie e croci
Parla Teresa Robles insieme a suo marito Íñigo. Sposati da 21 anni. Sette figli, due dei quali disabili e l’ultimo, Josemaría, con la sindrome di Down e una leucemia. Una situazione che fa soffrire, ma Teresa e suo marito sono un esempio che accettare la realtà e superare le logiche difficoltà semina frutti positivi inimmaginabili. Il piccolo Josemaría è il protagonista di un account di Instagram (@ponundownentuvida), con più di 25.000 followers. Da questa rete nascono pesci: storie di gente che vedeva le persone con la sindrome di Down dal basso, e che, grazie a questo piccolo influencer hanno cominciato a guardarlo positivamente, dall’alto.
Il Padre, il prelato dell’Opus Dei, li guarda. Li ammira. Gli piace l’esempio che danno, la loro rettitudine, il loro desiderio di utilizzare una croce per seminare la gioia. In casa. Nel web. Nel mondo. Al loro intervento, il Padre risponde: “Non ci piace il dolore, ma cristianamente vediamo nel dolore una opportunità per unirci alla Croce di Cristo”. E un po’ dopo: “Si può soffrire. Si può piangere. Ma essere tristi, no. La fede in Dio, che ci vuole contenti, ci dice che un atteggiamento del genere è assurdo”.
“Non ci piace il dolore, ma cristianamente vediamo nel dolore una opportunità per unirci alla Croce di Cristo” (mons. Fernando Ocáriz)
Ana vive a Madrid. Ha letto le lettere di Guadalupe a san Josemaría ed è rimasta colpita dalla sua naturalezza, dalla sua coerenza, dal suo entusiasmo, dal suo coraggio e dalla sua felicità. Lei vuole queste cose per sempre nella propria vita, e inoltre vuole trasmetterle con autenticità alle generazioni future.
L’incontro finisce parlando di gioia. Don Fernando: “La gioia che sentiamo ora dobbiamo mantenerla. I motivi non mancano mai, malgrado le difficoltà. Dio ci vuole contenti”.
In questo clima si chiude il sipario. Decine di nazionalità: molta gente di tutto il mondo, di città e di campagna. Donne, uomini, bambini e bambine. Si è trattata di una lunga ora, ma molto breve.