Una storia di amicizia tra Opus Dei e Comunione e Liberazione

Enrico, professore di chimica in un Liceo di Modena, Memor Domini di Comunione e Liberazione, racconta la storia della sua vocazione e di come sia intrecciata all’amicizia con Alberto, numerario dell’Opus Dei.

I nomi delle persone e dei luoghi citati in questa testimonianza, così come alcuni dettagli professionali, sono stati cambiati per tutelare la privacy dei protagonisti.


Noi seguiamo Cristo, io nell’Opus Dei e tu in CL.

“Noi non seguiamo gli insegnamenti di san Josemaría o di don Giussani. Noi seguiamo Cristo, io nell’Opus Dei e tu in CL”. Questa frase potrebbe essere il motto dell’amicizia che mi lega ad Alberto e per la quale ringrazio sempre il Signore.

L’incontro con Comunione e Liberazione

Avevo da poco finito il liceo e una domenica dopo la Messa incontrai un gruppo di ragazzi che promuovevano degli incontri culturali su temi che per me erano molto appassionanti, ma sui quali non avevo avuto modo di confrontarmi con altri: la mentalità del medioevo, l’importanza della Chiesa nella storia del pensiero, fondamenti di filosofia e tanto altro. Gli incontri erano organizzati con grande cura e i dibattiti che creavano erano sempre interessanti. Scoprii che le persone che organizzavano questi incontri erano di CL (Comunione e Liberazione n.d.r), e uno di loro mi invitò a una gita in montagna: decisi di andare, anche se non avevo ancora capito molto. Lì rimasi colpito da due cose: l’amicizia che c’era tra i partecipanti e la serietà con cui si trattavano i momenti di preghiera e condivisione.

Decisi allora di entrare in CL. Iniziai a partecipare alla scuola di comunità, un momento di formazione cristiana settimanale. L’anno dopo, durante gli esercizi spirituali che per tutti coloro che fanno parte di CL sono previsti a dicembre, il giorno dell’Immacolata, capii che il Signore voleva per me qualcosa, ma non sapevo cosa.

Compresi che bisogna seguire quello che riempie il cuore, ma non avevo ancora bene chiaro come.

Il tema degli esercizi spirituali era la ricerca della felicità: compresi che bisogna seguire quello che riempie il cuore, ma non avevo ancora bene chiaro come. Per prima cosa decisi di lasciare la mia fidanzata, perché nell’orizzonte della vocazione poteva anche esserci la strada del celibato nel sacerdozio o come laico.

Rispondere sì senza pensarci

Da pochi mesi stavo seguendo all’università il corso tenuto da Alberto, professore di biologia alla mia università, più grande di me di una quindicina d’anni. Sicuramente oggi il mio giudizio è influenzato dall’amicizia che poi è nata, ma per me lui era diverso dagli altri professori: mi sembrava l’unico che mi trattava come mi trattavano i miei amici di CL, con la stessa delicatezza. Quando Alberto mi disse di essere dell’Opus Dei era da poco scoppiato il caso Codice Da Vinci, e pensai: “Se parlano dell’Opera dieci volte peggio di CL, allora deve essere dieci volte meglio!”

Poiché mi piaceva lo stile di Alberto e mi sembrava un professore molto bravo, mi misi a disposizione per lavorare insieme a lui a un piccolo progetto, che mi permise di entrare in confidenza e di iniziare la nostra amicizia. Dopo qualche tempo, quando ormai il corso stava per finire, Alberto mi chiese se stessi pensando al celibato apostolico. Io non ci avevo ancora pensato concretamente, ma non riuscii a trattenermi e gli dissi: “Sì!”, senza pensarci.

Finito il corso di Alberto, il professore, con il quale ormai ero amico, mi invitò a una settimana di attività culturali e spirituali organizzate da persone dell’Opus Dei per universitari e giovani professionisti, e iniziai ad andare a studiare a casa sua insieme ad altri colleghi e amici di altre facoltà. In questo periodo imparai ad apprezzare ancora di più Alberto, scoprendo che aveva la capacità di passare dalle ossidoriduzioni a un commento approfondito della Divina Commedia senza problemi: tutto quello che faceva era per lui un'occasione per amare il mondo davvero appassionatamente, come dice il fondatore dell’Opus Dei. Io sapevo di voler rimanere dentro CL, ma senza dubbio il mio desiderio aveva a che fare con quella stessa passione.

La vocazione come insegnante e Memor Domini

Discretamente, con la cura di non farla sembrare una sua idea originale, Alberto mi consigliò di parlare delle mie inquietudini con un sacerdote, cosa che ancora non avevo fatto, un po’ per paura, un po’ perché non ci avevo pensato. Dopo un paio d’anni da quell’8 dicembre, grazie alla guida del sacerdote con il quale avevo iniziato a parlare della mia vocazione, vidi che la mia strada era nel celibato apostolico dentro CL, come Memor Domini.

I Memores Domini si chiamano così perché la loro vocazione è fare memoria di Cristo nel mondo del lavoro, che è il nostro campo di apostolato principale. Questo significa che non sarei potuto formalmente diventare Memor prima di avere un lavoro, e iniziai quindi il mio periodo di prova.

Insieme a questa luce sulla mia vocazione di vita, il Signore me ne diede anche un’altra per la vocazione professionale.

Ma insieme a questa luce sulla mia vocazione di vita, il Signore me ne diede anche un’altra per la vocazione professionale. Avevo iniziato a “farmi un nome” a livello accademico ed ero in lizza per entrare in un'ottima scuola di dottorato della mia università. Ero appena tornato da un convegno in Germania, nel quale avevo avuto la possibilità di fare una presentazione. Fuori dall’università sentii due ragazzi, saranno stati miei coetanei, che parlavano del loro futuro. La conversazione mi è rimasta impressa:

“Allora, hai fatto la domanda?”

“Sì, per fare l’insegnante di sostegno.”

“Ma tu i ragazzini non li sopporti”.

“Eh lo so, ma l’importante è avere il posto.”

Fui folgorato dalla pochezza delle loro aspirazioni, e allo stesso tempo si allontanò da me l’ambizione, buona, di fare del bene dalla cattedra di un’università o girando per convegni in tutto il mondo. Mi sembrava che il Signore mi avesse fatto sentire quella conversazione per dirmi che nella scuola c’era bisogno di me. Parlai di questo con Alberto, che mi disse di essere d’accordo con la mia intuizione e che la formazione di alto livello fatta fino a quel momento mi sarebbe stata utile per mettermi al servizio dei ragazzi che il Signore mi avrebbe messo in classe. E infatti oggi insegno in una scuola pubblica nella mia città.

Mi sembrava che il Signore mi avesse fatto sentire quella conversazione per dirmi che nella scuola c’era bisogno di me.

Una volta finita l’università ho iniziato a lavorare come insegnante e ho potuto fare la “professione”, l’atto formale con il quale si diventa Memor Domini. Erano due anni che a causa del Covid non si faceva questa cerimonia, e per lo stesso motivo ci è stato chiesto di scegliere una sola persona da portare per partecipare alla Messa all’interno della quale i candidati Memores si impegnano formalmente a vivere il celibato apostolico. Io scelsi Alberto, naturalmente, perché lo reputo un grande amico e un vero dono che il Signore mi ha messo sulla strada per aiutarmi a trovare il mio posto nella Chiesa e nel mondo.