Tema 8. Il dominio sulla creazione. Il lavoro. L’ecologia

Dio dà all'uomo il dominio sul mondo e gli comanda di esercitarlo. La tutela dell’ambiente è un obbligo morale che grava su ogni persona e sull'umanità in generale. L'ecologia è uno dei campi in cui il dialogo tra i cristiani e i fedeli di altre religioni è particolarmente importante per instaurare una collaborazione.

1. Dio dà all'uomo la capacità di dominio sulla creazione materiale

Secondo il racconto della Genesi, Dio crea l'uomo e la donna e li chiama a partecipare alla realizzazione del suo progetto per la creazione. Questa chiamata si manifesta nel fatto che Dio affida all'uomo il dominio sul mondo e gli ordina di esercitarlo.

La concessione di questa missione è espressa soprattutto in tre testi della Genesi:

«Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”»[1].

«Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”»[2].

«Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden perché lo coltivasse e lo custodisse»[3].

Dio concede agli uomini il potere di partecipare con intelligenza e libertà al perfezionamento dell'armonia della creazione per il bene proprio e del prossimo[4]: li rende suoi collaboratori.

Il progetto divino originario era che l'uomo, vivendo in armonia con Dio, con gli altri e con il mondo[5], orientasse verso il Creatore non solo la sua persona, ma anche l'intero universo, affinché la creazione rendesse gloria a Dio attraverso gli uomini[6].

«La creazione è fatta in vista del sabato e, quindi, del culto e dell'adorazione di Dio. Il culto è inscritto nell'ordine della creazione (cfr Gen 1, 14)»[7].

Il dominio, che comprende l'intero mondo visibile, tutte le risorse che la terra contiene e

che l'uomo può scoprire attraverso la sua attività[8], è concesso a tutti gli uomini e popoli. Da ciò si possono trarre le seguenti conseguenze:

a) la proprietà assoluta della terra appartiene a Dio: «Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti»[9].[10] L'uomo deve considerare se stesso solo come amministratore di un bene.

b) La natura non è qualcosa che non ha proprietario, ma è patrimonio dell’umanità. Di conseguenza, il suo utilizzo deve comportare un beneficio per tutti[11].

c) L'uomo «deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri»[12].


2. L'immagine di Dio nell'uomo, fondamento del dominio sulla creazione.

L'uomo, nella sua dimensione corporea, ha una certa affinità con le altre creature. Tuttavia, ha una vera affinità con Dio per quanto riguarda la sua dimensione spirituale, poiché è stato creato a sua immagine e somiglianza e gli è stata promessa l'immortalità.

L'immagine di Dio nell'uomo è il fondamento del suo potere sulla creazione: «L'uomo è immagine di Dio, tra l'altro, per il mandato ricevuto dal suo Creatore di soggiogare, di dominare la terra. Nell'adempimento di tale mandato, l'uomo, ogni essere umano, riflette l'azione stessa del Creatore dell'universo»[13].

La condizione di immagine di Dio indica all'uomo anche come esercitare il suo dominio, deve cioè subordinare il possesso, il dominio e l'uso delle cose alla somiglianza divina e alla sua vocazione all'immortalità[14].

«Il compito è di “dominare” sulle altre creature, “coltivare il giardino”, ed è da assolvere nel quadro dell'obbedienza alla legge divina e, quindi, nel rispetto dell'immagine ricevuta, fondamento chiaro del potere di dominio, riconosciutogli in ordine al suo perfezionamento (Gen 1,26)»[15].

Come immagine di Dio, l'uomo partecipa della sua Sapienza e della sua Sovranità sul mondo[16]. E proprio per questo deve avvicinarsi alla terra con lo stesso atteggiamento del Creatore, che non è solo Onnipotenza, ma anche Provvidenza amorosa. Di conseguenza, l'uomo deve agire sulla terra «con santità e giustizia (...) esercitando il giudizio con animo retto» (Sap 9, 3), con sapienza e amore»[17], «quale “padrone” e “custode” intelligente e nobile, e non come uno “sfruttatore” senza scrupoli»[18]. In questo modo, cioè attraverso l'uomo, la provvidenza di Dio nel mondo diventa visibile ed efficace.

L'uomo riceve nei confronti del mondo la missione di perfezionarlo, non di distruggerlo; per trasformarlo non in caos, «ma in una bella dimora dove tutto è rispettato»[19]. Questa capacità dell'uomo non è un potere assoluto, che corrisponde solo a Dio, né tanto meno un potere dispotico di «usare e abusare» o di disporre delle cose a proprio piacimento[20].

«Certamente l'uomo ha da Dio stesso il compito di “dominare” le cose create e di “coltivare il giardino” del mondo; ma è un compito, questo, che l'uomo deve assolvere nel rispetto dell'immagine divina ricevuta, e quindi con intelligenza e con amore: egli deve sentirsi responsabile dei doni che Dio gli ha elargito e continuamente gli elargisce»[21].

Questo compito da svolgere nel mondo trova adeguata espressione nel concetto di amministrazione[22]. L'uomo riceve il dono della natura visibile per amministrarlo in ordine alla propria perfezione e a quella dei propri simili[23].


3. Il lavoro nel progetto di Dio

Il mandato nei confronti del mondo, di coltivare e prendersi cura della terra, si realizza attraverso il lavoro. Pertanto il lavoro non si impone all'uomo come conseguenza del peccato originale, ma entra nel disegno di Dio fin dall'inizio:

«Non appena fu creato, l'uomo dovette lavorare. Non sto inventando: basta aprire le prime pagine della Bibbia per leggere che - ancor prima che il peccato entrasse nell'umanità e, come conseguenza della trasgressione, comparissero la morte, le pene e le miserie (cfr. Rm 5, 12) - Dio formò Adamo col fango della terra, e creò per lui e per la sua discendenza questo mondo così bello, ut operaretur et custodiret illum (Gen 2, 15), perché lo lavorasse e lo custodisse.

Dobbiamo convincerci, pertanto, che il lavoro è una realtà meravigliosa che ci viene imposta come una legge inesorabile alla quale tutti, in un modo o nell'altro, siamo sottomessi, anche se qualcuno tenta di sottrarsi. Sappiatelo bene: quest'obbligo non è sorto come conseguenza del peccato originale, e tanto meno è una scoperta moderna. Si tratta di un mezzo necessario che Dio ci affida sulla terra, dando ampiezza ai nostri giorni e facendoci partecipi del suo potere creatore, affinché possiamo guadagnare il nostro sostentamento e, nello stesso tempo, raccogliere frutti per la vita eterna (Gv 4, 36): l'uomo nasce per lavorare, come gli uccelli per volare (Gb 5, 7)»[24].

L’uomo rende un servizio alla società quando «coltiva la terra col lavoro delle sue braccia o con l'aiuto della tecnica, affinché essa produca frutto e diventi una dimora degna di tutta la famiglia umana»[25], mentre procura il sostentamento per sé e per la sua famiglia; ogni uomo collabora personalmente con Dio perché si sviluppi e si compia la sua opera, perché i suoi disegni si compiano nella storia, e così perfezioni anche se stesso[26].

La dimensione sociale della persona significa che siamo necessariamente interconnessi e, quindi, abbiamo bisogno gli uni degli altri. In un certo senso, questa realtà è espressione dell'essere a immagine di Dio, comunità di persone che si scambiano il bene più alto. Allo stesso modo, con il lavoro e il servizio, l'uomo rende presente la cura di Dio per ciascuno e a sua volta la riceve attraverso il lavoro e il servizio degli altri.

4. L’ecologia. Il dominio dell’uomo e il valore della natura

Il termine “ecologia” (dal greco oikía: casa) si applica soprattutto al rapporto dell'uomo con la natura.

Negli ultimi decenni, gli insegnamenti della Chiesa sulla questione ecologica sono stati abbondanti[27]. Senza arrivare a dare soluzioni specifiche, cosa che non è di sua competenza, il Magistero della Chiesa offre orientamenti importanti che costituiscono una guida essenziale nelle relazioni della persona con il mondo.

La natura, al servizio della persona umana

La natura ha un valore oggettivo, ma non assoluto. La terra è stata concessa in dono all'uomo perché serva all’uomo e assieme all’uomo glorifichi Dio.

In questo modo la natura partecipa alla vocazione di servizio che è propria dell'uomo[28].

«Ogni tipo di vita deve essere rispettata, favorita e veramente amata, come creazione del Signore Dio, che creò ogni cosa “buona” (Gen 1, 31). Ma è precisamente il valore speciale della vita umana che ci consiglia, in concreto ci obbliga, a studiare con attenzione il modo in cui noi utilizziamo le altre specie create»[29].

Per questo motivo, al fine di salvaguardare la natura, «il problema decisivo - dice Benedetto XVI - è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse»[30],

Anche la vita degli altri esseri viventi ha un grande valore, che non è opposto a quello della persona; al contrario, il valore della vita animale e vegetale acquista il suo pieno significato se rapportato alla vita della persona umana. Francesco richiama l'attenzione sull'evidente incoerenza di mettere in opposizione questi valori:

«Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani»[31]. «Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani»[32].

Il rispetto della natura

«L'intervento umano non è “creatore”; esso s'incontra con una natura materiale, che ha come esso la sua origine in Dio Creatore e di cui l'uomo è stato costituito il nobile e saggio custode»[33].

La natura non è opera dell'uomo, ma di Dio; il suo valore non è quello che l'uomo vuole darle, diventandone la misura; è al suo servizio, ma non al servizio dei propri capricci, ma della sua perfezione come persona; ha caratteri suoi propri e un destino originariamente stabilito da Dio[34].

Ciò implica che l'azione umana sul mondo «non deve far uso della natura contro il suo proprio bene, il bene degli esseri umani suoi compagni e il bene delle generazioni future. Poiché c’è una dimensione morale nel concetto e nella pratica del progresso che deve essere in ogni caso rispettata»[35].

Di conseguenza, la legge che deve governare il rapporto dell'uomo con il mondo non è la legge dell'utilità, che stabilisce la ragione mossa esclusivamente da fini economici, considerando la natura solo come materiale disponibile.

La necessità di conversione e la cura della natura

L'educazione alla responsabilità ecologica, cioè alla responsabilità verso se stessi, gli altri e l'ambiente, deve quindi avere come primo obiettivo la conversione, il cambiamento interiore della persona.

Papa Francesco lamenta che «alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l’ambiente. Altri sono passivi, non si decidono a cambiare le proprie abitudini e diventano incoerenti. Manca loro dunque una conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana»[36].

Quanto affermato implica un nuovo modo di agire nei confronti degli altri e della natura, che supera atteggiamenti e stili di vita guidati dall'egoismo, che sono causa dell'esaurimento delle risorse naturali[37]. La protezione dell'ambiente sarà effettivamente considerata come un obbligo morale che riguarda ogni persona e l'intera umanità. Non sarà apprezzata solo come questione di interesse per la natura, ma come responsabilità di ogni uomo davanti al bene comune e ai disegni di Dio[38].

L'obbligo di contribuire al risanamento dell'ambiente riguarda tutti gli uomini. «A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore e, quindi, sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben definito e finalizzato devono sentirsi chiamati ad occuparsi del problema. I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all'interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede»[39].

Nel campo concreto delle relazioni dell'uomo con il mondo, i cristiani devono svolgere il ruolo di diffondere anche i valori morali e di contribuire all'educazione nella coscienza ecologica[40].

Proprio per la sua natura globale, l'ecologia è uno degli ambiti in cui il dialogo dei cristiani con i fedeli di altre religioni è particolarmente importante per instaurare una collaborazione[41].

Tomas Trigo


Bibliografia fondamentale

- Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 21-XI-1964, nn. 36, 41 e 48; Gaudium et spes, 7-XII-1965, nn. 34, 36, 37, 57 y 69.

- Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 279-314; 337-349; 2415-2418.

- Pontificio Consiglio «Giustizia e Pace», Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2005, nn. 451-487.


Letture raccomandate

- Francesco, Laudato si’, 24-V-2015.

- Benedetto XVI, Caritas in veritate, 29-VI-2009.

- San Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 30-XII-1991, nn. 37, 38, 40 y 52; Sollicitudo rei sociales, 30-XII-1987, nn. 26, 29, 30, 34 e 48; Redemptor hominis, 4-III.-1979, nn. 8, 15 e 16; Messaggio per la Giornata mondiale per la Pace, 8-XII-1989.

- San Josemaría Escrivá, Lavoro di Dio, in Amici di Dio, nn. 55-72, Ares, Milano.

- Tomás Trigo, Cuidar la Creación. Estudios sobre la encíclica «Laudato si’», Eunsa, Pamplona 2016.


[1] Gen 1, 26.

[2] Ivi 1, 28.

[3] Ivi 2, 15.

[4] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 307.

[5] Cfr. san Giovanni Paolo II, Udienza generale 17-I-2001, n. 1.

[6] Cfr. Gaudium et spes, n. 34. «La creazione… è chiamata ad unirsi all’uomo per dare gloria a Dio (cfr. Sal 148 e 96)» (san Giovanni Paolo II, Messaggio 8-XII-1989, n. 16). La gloria che la natura rende al Creatore è espressa mirabilmente nel Canto dei tre giovani (Dn 3, 52-90).

[7] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 347.

[8] Cfr. san Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 25-III-1995, n. 42.

[9] Sal 24, 1.

[10] Vedere anche Gs 22, 19; Os 9, 3; Sal 85, 2; Ger 16, 18; Ez 36, 5.

[11]Cfr. san Paolo VI, Messaggio 1-VI-1972.

[12] Gaudium et Spes, n. 69. cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2402-2404. «L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri». (Francesco, Laudato si’, 24-V-2015, n. 95).

[13] San Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 14-IX-1981, n. 4.

[14] Cfr. san Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 30-XII-1987, n. 29.

[15] Sollicitudo rei socialis, 30-XII-1987, n. 30.

[16] Cfr. Evangelium vitae, n. 42.

[17] Cfr. san Giovanni Paolo II, Messaggio 8-XII-1989, n. 3.

[18] San Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 4-III-1979, n. 15.

[19] San Paolo VI, Messaggio 1-VI-1972.

[20] Cfr. Sollicitudo rei socialis, n. 34; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2415.

[21] San Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 30-X-1988, n. 43.

[22] Cfr. san Giovanni Paolo II, Udienza generale 17-I-2001, nn. 1-2.

[23] Cfr. Sollicitudo rei socialis, n. 30; LS, n. 68.

[24] San Josemaría Escrivá, Amici di Dio, n. 57; cfr. Gaudium et Spes, n. 34.

[25] Gaudium et Spes, n. 57.

[26] Cfr. Ivi, nn. 34 e 57.

[27] In continuità con l'insegnamento di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l'enciclica di Francesco, Laudato si', già citata, spicca per la grande risonanza che ha avuto - non solo in ambito cattolico. Da essa sono scaturite interessanti iniziative in tutto il mondo a favore della cura della persona umana e dell'ambiente.

[28] «L'interdipendenza delle creature è voluta da Dio. Il sole e la luna, il cedro e il piccolo fiore, l'aquila e il passero: le innumerevoli diversità e disuguaglianze stanno a significare che nessuna creatura basta a se stessa, che esse esistono solo in dipendenza le une dalle altre, per completarsi vicendevolmente, al servizio le une delle altre». Catechismo della Chiesa Cattolica n. 340

[29] San Giovanni Paolo II, Discorso 18 -V-1990, n. 4. cfr. anche san Giovanni Paolo II Dichiarazione di Venezia, 10-VI-2002, nella quale si afferma che «il rispetto della creazione deriva dal rispetto per la vita e la dignità dell’uomo».

[30] Benedetto XVI, Caritas in veritate, 29-VI-2009, n. 51.

[31] Laudato si’, n. 90.

[32] Ivi, n. 91

[33] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis conscientia, 22-III-1986, n. 34.

[34] cfr. Sollicitudo rei socialis, n. 34; san Giovanni Paolo II, Messaggio 8-XII-1989; san Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 1-V-1991, n. 37.

[35] San Giovanni Paolo II, Discorso 18 maggio 1990, n. 4. La reazione morale all'impatto che le nostre azioni provocano sugli altri e sull'ambiente scaturisce - afferma Francesco - «(dal)l’atteggiamento di fondo dell'autotrascendenza, della rottura della coscienza isolata e dell'autoreferenzialità» (Laudato si' n. 208).

[36]Laudato si’, n. 217

[37] Cfr. san Giovanni Paolo II, Ecclesia in America, 22.I.1999, n. 25

[38] Cfr. san Giovanni Paolo II, Discorso 18 -V-1990, n. 4. Sono molti i richiami del Magistero alla responsabilità morale nei confronti dell’ ecologia: cfr., tra gli altri Centesimus annus, n.40; Evangelium vitae, n. 42; san Giovanni Paolo II, Ecclesia in America, n. 25; Discorso 18-VIII-1985, n. 2; Messaggio 8-XII-1989, n. 15.

[39] San Giovanni Paolo II, Messaggio 1-1-1990, n. 15: citato in Laudato si’, n. 64.

[40] Dichiarazione di Venezia.

[41] Cfr. san Giovanni Paolo II, Fides et ratio, 14-9-1998, n. 104; san Giovanni Paolo II, Messaggio 1-I-1990, n. 15; Laudato si, n. 7.