Quattro anni senza don Javier Echevarría

Il giornalista Jesús Fonseca ha scritto su “La Razón” del 12 dicembre 2020 questo articolo in occasione dell’anniversario della morte di mons. Javier Echevarría, secondo successore di san Josemaría alla guida dell’Opus Dei: “Sapeva quello che doveva dire, o non dire, per aiutarti a indirizzare la vita laddove più ti conveniva; amava tutti e viveva immerso nella speranza e nella gratitudine”.

Di Javier Echevarría si è scritto parecchio, ma rimane ancora molto da raccontare su uno di quei «santi della porta accanto», per usare un’espressione di papa Francesco. Il 12 dicembre di quattro anni fa, moriva a Roma, a 83 anni, il vescovo prelato dell’Opus Dei. Moriva con le scarpe ai piedi: al lavoro sino alla fine. Infatti, l’ultima sua lettera che ho ricevuto, scritta di suo pugno, ha il timbro postale del giorno in cui è stato ricoverato. In essa si congeda ricordandomi che è «impossibile non camminare con te e unirmi a tutti i tuoi passi». Gli volevo tanto bene!

Don Javier era uno di quegli uomini che si mettono nei panni dell’altro: sapeva ascoltare e sapeva amare. Siamo stati amici, anche se io non ero dell’Opera né avevo alcuna intenzione di esserlo. Però posso dire che, quando stavamo insieme, ci raccontavamo le nostre cose, le nostre gioie e i nostri aneliti; parlavamo delle piccole vicende della vita, che poi sono quelle che contano. A lui piaceva molto ascoltare, mentre ti seguiva con uno sguardo sempre gioioso.

A don Javier piaceva molto ascoltare, mentre ti seguiva con uno sguardo sempre gioioso

Don Javier sapeva quello che doveva dire, o non dire, per aiutarti a indirizzare la vita laddove più ti conveniva. Era stato al mio fianco in momenti molto difficili e mi ha aiutato immensamente. Il mio debito verso di lui è incancellabile. Non era soltanto buono, era buonissimo. La semplicità, l’impegno nel non fare chiasso, hanno segnato una vita difficile ma feconda.

Il contributo dato alla Chiesa da questo folto insieme di fedeli, sparso in tutto il mondo, non si comprende se non si considera l’abnegazione e la lealtà di questo madrileno che ho visto sempre sorridente; anche quella volta, a Burgos, quando l’ho avvisato che ce l’avevano con lui. Rise di gusto e trovò una serie di motivi per giustificare qualsiasi malanimo. Don Javier amava tutti; viveva immerso nella speranza e nella gratitudine. Inoltre era convinto che, nell’Opus Dei, si commettevano anche degli errori e che tutti erano altrettanto imperfetti come lui, per quanto tentassero di fare le cose bene. Don Javier incarna, come oggi papa Francesco, il Vangelo in carne viva, in un mondo frantumato.

Don Javier amava tutti; viveva immerso nella speranza e nella gratitudine

La seconda volta che l’ho visto, a Roma, mi ha ricordato Teresa di Calcutta, che avevo incontrato, mandato da Ansón per intervistarla. Entrambi avevano qualcosa di indescrivibile; la stessa tenerezza e spontaneità. Forse sarà stato «quel non so che, scoperto per combinazione», di cui parlava quel «fraticello da quattro soldi», meglio noto come san Giovanni della Croce.

Le garbate parole di don Javier mi davano pace; mi commuovevano il suo affetto e la sua fiducia. Quando lo andavo a vedere, uscivo convinto che niente di male mi sarebbe successo dopo essere stato con lui. Parlavamo di Esther, la mia carissima moglie, come se fosse viva e mi chiedeva le ultime novità su nostra figlia Aitana. Questo era don Javier. «Di monsignor Echevarría richiamò la mia attenzione che non richiamava l’attenzione; che era una di quelle persone con le quali ti fa piacere prendere un caffè, mentre gli racconti le tue cose». Come mi piace questa definizione del geniale Álvaro Sánchez León! Lo scrittore che meglio ha mostrato la vita di don Javier, la sua statura spirituale e la sua ricchezza umana.

Quattro anni fa, un giorno come oggi, questo giornalista da strapazzo si trovava a Roma per salutare l’amico. Gli ho dato un bacio sulla fronte e ho sentito ancora una volta che quegli occhi senza vita mi guardavano e mi dicevano: «Jesús, è impossibile non camminare insieme».


Qui è possibile leggere l'articolo originale, in spagnolo.