Meditazione del prelato sull'inizio della Settimana Santa

Pur avendo il Signore sempre vicino, "notare la mancanza della tua presenza sacramentale servirà ad aumentare il desiderio di riceverti di nuovo appena possibile". Pubblichiamo la prima trascrizione di una serie di quattro meditazioni di mons. Fernando Ocáriz.

Siamo ormai vicini alla Settimana Santa e ci viene spontaneo meditare sulla Passione, Morte e Risurrezione del Signore, momenti centrali della storia, che illuminano la nostra fede e la nostra vita.

Da Roma appare facile percorrere con la preghiera tutti i paesi, ogni centro, ognuna delle vostre case, soprattutto dove ora si è costretti a trascorrere un periodo di isolamento molto rigoroso a causa della pandemia del coronavirus.

Questo pensiero e questa preghiera sono rivolti in modo speciale a tutti i malati e a coloro che li assistono. In questi momenti possiamo tenere compagnia al Signore nella Passione dal letto di un ospedale o dalle nostre case. La croce è un mistero, ma se, come Cristo e con Cristo, la abbracciamo, è luce e forza per ognuno di noi e per comunicarle agli altri.

Tutti noi speriamo e preghiamo pazientemente che questa pandemia termini. In queste circostanze ci aiuta in modo speciale attualizzare la fede nell’amore di Dio per noi e corrispondere a questo amore anche con il servizio agli altri.

Come vi ricordavo non molto tempo fa in una lettera, la comunione dei santi ci induce a fare proprio tutto ciò che riguarda gli altri, perché possiamo veramente ripetere, con le parole di san Paolo, che “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme (1 Cor 12, 26). Signore, Madre nostra, aiutaci a che ciò avvenga.

Domenica scorsa il Papa diceva che “alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate”. Preghiamo per chi è colpito dal virus. Preghiamo anche perché le conseguenze sociali ed economiche di questa crisi siano le più lievi possibili: pensiamo a tante famiglie preoccupate per il loro futuro, all’apprensione di tanti lavoratori, ai timori di tanti imprenditori. Sarà indispensabile unità, speranza, generosità e sacrificio.

Nell’Ultima Cena il Signore ci ha detto: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. Con questa fiducia ci prepariamo al Triduo Pasquale, che quest’anno in molti paesi del mondo sarà celebrato in chiese vuote, ma molti fedeli le riempiranno con la loro mente e il loro cuore, seguendole attraverso i mezzi di comunicazione. Il Signore ha vinto, niente e nessuno deve scoraggiarsi; la sua vittoria, dunque, deve indurci a rinnovare la lotta con speranza.

Mentre ci avviciniamo al Giovedì Santo, in cui celebreremo l’istituzione dell’Eucaristia, emoziona leggere le parole di Gesù nel vangelo di san Giovanni:

“Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1).

Andiamo con l’immaginazione al Cenacolo di Gerusalemme per contemplare la grande dimostrazione di amore che ci dà il Signore.

Il nostro Dio è sempre vicino; ma nell’Eucaristia si dà a noi con il suo corpo, con il suo sangue, con la sua anima, con la sua divinità. Nessuno è escluso da questo amore. Gesù ci ha amato “sino alla fine”.

In questo amore sino alla fine, il Signore ha voluto accollarsi i peccati di tutta l’umanità per restituirci all’amicizia con Dio Padre.

Il Giovedì Santo ricorderemo il momento nel quale il Signore istituì l’Eucaristia, il sacrificio sacramentale della nostra redenzione. È un giorno nel quale tradizionalmente tanti cristiani manifestano in molti modi la loro adorazione e il loro affetto a Gesù Sacramentato.

Tuttavia il Giovedì Santo di quest’anno ha un sapore diverso. Tutti vorremmo stare in veglia davanti al Santissimo... Soprattutto voi che da tempo non potete ricevere il Signore nell’Eucaristia, cercate di vivere la comunione spirituale con la certezza che il Signore è con voi.

Abbiamo un’occasione unica e diversa nella quale, con l’aiuto di Dio, possiamo crescere nell’amore a Gesù-Eucaristia, attraverso la Messa, in un modo nuovo.

Gesù, vogliamo ricordare e ringraziarti per tutte le volte che ti abbiamo ricevuto nella Comunione. Pur avendoti sempre vicino, notare la mancanza della tua presenza sacramentale servirà ad aumentare il desiderio di riceverti di nuovo appena possibile.

San Josemaría ha insegnato a migliaia di persone questa preghiera che aveva imparato da un religioso scolopio: “Vorrei, Signore, riceverti con la purezza, l’umiltà e la devozione con cui ti ricevette la tua Santissima Madre, con lo spirito e il fervore dei santi”.

Può essere una buona preparazione al Giovedì Santo, recitarla con affetto: “Vorrei, Signore, riceverti con la purezza, l’umiltà e la devozione con cui ti ricevette la tua Santissima Madre, con lo spirito e il fervore dei santi”.

La partecipazione al Sacrificio Eucaristico non è soltanto il ricordo di qualcosa che riguarda il passato; la Messa è l’attualizzazione sacramentale del sacrificio del Calvario, la donazione del Signore per noi anticipata nell’Ultima Cena. “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19).

San Giovanni Paolo II ha scritto che il sacrificio della Croce “è così decisivo per la salvezza del genere umano che Cristo lo ha compiuto ed è ritornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per aver parte di Lui, come se fossimo stati presenti”.

La Chiesa fa sacramentalmente presenti la passione e la morte di Cristo in ogni celebrazione eucaristica. Nessuna Messa è “privata”. Ogni Messa è “universale”, perché ogni Messa è di Cristo e, con Lui, c’è il suo Corpo, che è la Chiesa. E la Chiesa è ognuno dei battezzati: siamo ognuno di noi.

Perciò, vista l’impossibilità di assistere alla Messa in questi giorni, abbiate la certezza che in ogni Eucaristia che i sacerdoti celebrano senza assistenza di popolo, siamo tutti presenti. Spiegava san Josemaría: “quando celebro la Santa Messa con la sola partecipazione di colui che mi aiuta, anche allora il popolo è presente. Sento accanto a me tutti i cattolici, tutti i credenti e anche quelli che non credono. Sono presenti tutte le creature di Dio – la terra, il cielo, il mare, gli animali e le piante – è la Creazione intera che dà gloria al Signore”.

Abbiate molta fiducia nella forza che continua ad arrivare a tutti noi dalla celebrazione del sacrificio eucaristico, anche a coloro che non possono essere presenti. Noi sacerdoti vorremmo portare a ogni Messa tutti i nostri fratelli e tutte le nostre sorelle, tutti i nostri parenti e amici, tutta la Chiesa, tutta l’umanità, e in modo particolare i malati e quelli che sono soli.

Grazie, Signore, per l’Eucaristia, per la Messa. Ritorna alla nostra mente l’immagine del Santo Padre che benedice l’umanità tenendo nelle sue mani l’ostensorio, in piedi di fronte al colonnato di piazza san Pietro. Grazie per l’Eucaristia, Signore. E grazie per il sacerdozio, che ha perpetuato nel tempo questo tuo amore. Preghiamo molto per i sacerdoti.


Qui è possibile ascoltare l'audio della meditazione del prelato (in spagnolo):