La preistoria dell’Opus Dei in Italia

Il 23 giugno 1946 san Josemaria giunse a Roma per la prima volta. Per festeggiare questa ricorrenza condividiamo un video nel quale sono raccolte testimonianze dei primi tempi dell’Opus Dei in Italia.

La preistoria dell’Opus Dei in Italia è stata caratterizzata da alcune dinamiche che la differenziano dalla storia in altri paesi.

In primo luogo per Roma e la sua importanza universale in quanto centro della cristianità. José Orlandis e Salvador Canals arrivarono nel 1942, in piena guerra, dalla Spagna, per motivi di studio. Con la loro simpatia e semplicità diventarono presto amici di alcuni colleghi delle università pontificie che frequentavano e conobbero diverse personalità ecclesiastiche. Non a caso fu un loro collega, il croato Vladimir Vince, a chiedere per primo l’ammissione all’Opus Dei in Italia. Orlandis anni dopo raccoglierà in due libri le memorie di quegli anni, annotando le diverse vicissitudini che li caratterizzarono.

San Josemaría e la diffusione dell’Opus Dei in Italia

Una seconda caratteristica della storia dell’Opera in Italia è la presenza di san Josemaría e del beato Álvaro, che diedero un grande impulso all’apostolato in Italia. Don Álvaro si trasferì a Roma nel febbraio del 1946, quattro mesi prima del Fondatore. In quel breve periodo fece la conoscenza di persone che successivamente saranno importanti per l’inizio dello sviluppo apostolico in Italia. La prima casa in cui abitò con Canals e Orlandis, in corso Rinascimento, apparteneva all’Opera Pia Stabilimenti Spagnoli. A giugno si trasferirono a piazza Città Leonina, dove abitò anche san Josemaría.

San Josemaría e il beato Álvaro iniziarono a percorrere prima Roma e dintorni, e quindi le regioni italiane, per incontri di lavoro e soprattutto per pregare nei santuari mariani. Questa è la vera preistoria dell’Opus Dei in Italia. Il santo pregava per la gente delle città e delle regioni che attraversava. In una tertulia, nel gennaio 1995, Javier Echevarría, secondo successore del fondatore, parlando ad un gruppo di studenti fiorentini e pisani, diceva: Vi siete procurata la preghiera di un santo, che pregava anche per voi che sareste venuti molti anni dopo quei viaggi. Fra il 1948 e il 1949 san Josemaría girò l’Italia da nord a sud.

I primi italiani

In quei primi anni si trasferirono dalla Spagna alcuni giovani laureati per dare inizio all’apostolato in Italia: Rino Martínez, Armando Serrano, Antonio Fraile, Alberto Taboada e Ignazio Sallent. Con spirito sportivo e molto impegno si adattarono all’ambiente culturale e sociale della nostra penisola. Dalla loro frequenza alle lezioni universitarie e dai contatti con l’associazionismo cattolico nacquero le prime conoscenze italiane. Francesco Angelicchio chiese l’ammissione nel novembre del 1947. Seguirono Renato Mariani, il 26 gennaio 1948, Luigi Tirelli, 22 febbraio, Mario Lantini, 29 febbraio, assieme a Juan Larrea, figlio di un diplomatico, che chiese l’ammissione a Roma in quegli anni. Larrea sarebbe diventato nel tempo un giurista importante, si trasferì in Ecuador per aprire il primo centro dell’Opus Dei, divenne arcivescovo di Guayaquil per dieci anni ed è in corso la sua causa di canonizzazione.

Il Signore sta facendo meraviglie

Queste prime persone abitarono o frequentarono il cosiddetto Pensionato, che era semplicemente la portineria di Villa Tevere, non ancora accessibile. In quei mesi del 1948 e 1949, san Josemaría portava in giro quei ragazzi, per far prendere un po’ d’aria e per spiegare lo spirito dell’Opera in modo pratico. Non mancava la sosta per la merenda e tanto meno quella per una meditazione. La Pineta Sacchetti fu uno dei luoghi preferiti. Possiamo immaginare il gruppetto radunato intorno al Fondatore - sullo sfondo, Roma al tramonto - mentre spalanca loro orizzonti universali di santità. In un appunto di Ignazio, preso durante una di queste occasioni, si ritrovò questa frase: Dopo aver lasciato tutto, cerchiamo di non commettere la stupidaggine di vivere più o meno da imborghesiti. Siamo venuti a Roma senza un quattrino e per di più, peccatori. Ma il Signore sta facendo meraviglie…

Milano e Palermo

San Josemaría si convinse che era giunto il momento di far conoscere l’Opus Dei in altre città italiane dopo due viaggi significativi.

Il primo fu a Milano, nel gennaio del 1948. Incontrò Padre Agostino Gemelli e il Card. Ildefonso Schuster. L’Arcivescovo intuì subito lo spessore spirituale del Fondatore e gli chiese di iniziare lo sviluppo apostolico dell’Opus Dei in città. Così scriveva dell’incontro san Josemaría qualche giorno dopo: Il cardinale ha detto: Venite, perché il Signore ha bisogno di voi per aiutarmi a prendermi cura delle anime che mi sono state affidate.

All’altro capo d’Italia, a Palermo, simile fu l’accoglienza del Card. Ernesto Ruffini. Il primo viaggio in questa città si svolse l’8 e il 9 ottobre del 1949, stavolta in nave. La Badia del Monte fu probabilmente la chiesa in cui il Fondatore celebrò la Messa. Il cardinale, che già dal 1943 conosceva persone dell’Opera, si adoperò molto perché fosse avviato in città un collegio universitario. Raccontando in una lettera gli avvenimenti palermitani, così scriverà giorni dopo il Fondatore: Non sappiamo come ringraziare il Signore e il nostro veneratissimo Cardinale Ruffini di tanta bontà e dell’affetto manifestatoci.

Viaggi in tutta Italia

Il 1949 fu l’anno in cui iniziò lo sviluppo apostolico dell’Opera in altre città italiane.

Si legge nel Diario del Pensionato del 6 gennaio: Seguendo una norma che gli è abituale, il Padre ha rivolto alcune parole pochi momenti prima della Comunione per farci partecipi di quello che è il suo desiderio: l’espansione in Italia. In questo mese cominceranno i viaggi in varie università, cominciando così un lavoro che produrrà molti frutti, secondo quel che il Padre stesso ha detto, se avremo fede, se sapremo non comparire, e se sare mo mortificati. E pochi giorni dopo radunò alcuni mostrando un biglietto sul quale erano appuntate le modalità già seguite anni prima in Spagna.

Accanto al biglietto lo stesso fondatore, su una cartina d’Italia, segnò con pochi tratti le varie fasi di avvio nelle città e la successiva diffusione. Tranne qualche eccezione, l’Opera si diffuse in Italia secondo quanto immaginato da san Josemaría.

I viaggi, che furono un’ottantina, iniziarono a febbraio – il primo fu a Bari – e si conclusero a novembre – l’ultimo fu a Pisa. Comportarono alcuni sacrifici. Allora non vi era il weekend e alcuni potevano viaggiare solo fra sabato pomeriggio e domenica. Inoltre, bisognava fare i conti con il tempo disponibile e i pochi soldi, e così se in treno si viaggiava in seconda o terza classe, per i viaggi in Sicilia si poteva ricorrere solo all’aereo, ben più costoso.

Nell’archivio generale dell’Opus Dei sono conservate quasi tutte le relazioni di questi viaggi, con dovizia di dati relativi a luoghi e persone. Le foto illustrano due luoghi molto frequentati durante i viaggi a Milano: la chiesa di San Raffaele e l’Albergo Commercio in piazza Fontana. Qui Giovan Battista Poles, studente veneto al Politecnico di Milano, fu il primo a chiedere l’ammissione sotto la Madonnina.

Vocazioni tra gli studenti

I contatti con gli studenti erano facilitati dalla comune militanza nelle associazioni cattoliche. Si partiva con elenchi di nomi forniti da colleghi romani della FUCI - la Federazione Universitaria Cattolica Italiana - per i corrispondenti delle varie città. Per quelli di Bari l’elenco lo scrisse Aldo Moro (allora sottosegretario agli esteri), che non era dell’Opus Dei ma conosceva e stimava alcune persone dell’Opera.

I contatti con centinaia di studenti costituirono la base dell’apostolato negli anni successivi. Molti continuarono ad essere amici. Qualcuno chiese l’ammissione anni dopo, come Enzo Brighina, professore in un liceo di Palermo, che aveva conosciuto don Álvaro nel primo viaggio.

Dopo questi viaggi vennero aperti due centri: uno a Milano e l’altro a Palermo. I frutti spirituali non mancarono. Nel giro di pochi anni chiesero l’ammissione diversi studenti: Renzo Revojera, il primo milanese a ricevere la vocazione all’Opera, Giorgio Carimati e Peppino Molteni; Piero Turull, Umberto Farri e Agostino Donà che anni dopo sarà il traduttore in italiano di alcune opere di san Josemaría. Fra gli altri milanesi dei primi tempi: Elia Acerbis, originario di Bergamo, Gino Fortina, Armen Manoukian, Bruno Picker e il primo aggregato Giuseppe Gatti.

Per vari anni l’apostolato a Milano e dintorni ebbe come sede di riferimento la casa di Via Alberto da Giussano, successivamente sede della Commissione Regionale fino agli anni ‘70.

A Palermo l’avvio fu piuttosto laborioso. L’edificio offerto dal cardinale non era del tutto adeguato. Si trattava dell’Oratorio dei Bianchi, un edificio del 17° secolo, oggi museo, ma allora quasi un rudere. Fu abbandonato presto. Andarono in Via Sammartino. In questo centro chiese l’ammissione il primo siciliano, Leo Urbani, che sarebbe diventato un noto urbanista. A Palermo si trasferirono Mario Lantini, Sebastiano Vella, Duilio Marchesini. Successivamente chiesero l’ammissione Geri Crocchiolo, Silvio Borghello e suo figlio Ugo, Giancarlo Milazzo e Carmelo Buttitta.

Le prime donne dell’Opus Dei in Italia

Lo sviluppo apostolico femminile ebbe inizio nel dicembre del 1946, quando san Josemaría chiese ad alcune donne di venire a Roma per prendersi cura della casa centrale e per organizzare attività formative in Via di Villa Sacchetti. Le ragazze che frequentavano queste attività erano state conosciute perché familiari dei numerari: sorelle come Annamaria Mariani, Santina e Maria Teresa Longo, Eleonora e Gabriella Filippone; oppure madri come Gioconda Lantini, la prima soprannumeraria italiana, Agnese Matassi e Maria Marchesini; altre invece appartenevano ad associazioni cattoliche. Don Salvatore Canals era il sacerdote che aiutava le donne nel loro apostolato.

Nelle prime settimane del 1951 si aprì il primo vero e proprio centro femminile a Roma, in Via Prestinari. Qui chiese l’ammissione la prima numeraria, Gabriella Filippone. Poco dopo si aprì un’altra casa, in Via Pompeo Magno. Da qui in poi il lavoro dell’Opera rivolto alle donne si ampliò, seguendo l’espansione di quello con gli uomini, ad altre città: a Milano e Napoli nel 1953, e nel 1960 a Palermo.

La storia del centro dell’Opus Dei in via Orsini a Roma

Il primo centro dell’Opus Dei in Italia, in via Orsini, fu fondamentale per lo sviluppo apostolico nella penisola. Anche l’avvio di questo centro fu voluto da san Josemaría. Pressato dall’urgenza di realizzare a Villa Tevere la sede del Collegio Romano, il Fondatore fece capire agli italiani dell’Opera che non vi sarebbe stato più spazio per loro nel Pensionato, fra l’altro in via di demolizione.

Per quei primi fedeli dell’Opus Dei si trattò di una sfida: la Regione Italiana si rendeva autonoma e poteva muovere i primi passi da sola. Don Álvaro, nominato primo consigliere della nuova Commissione - così veniva chiamato il vicario -, fu decisivo, incoraggiando visite e incontri per chiedere l'aiuto economico necessario all’acquisto della sede.

Novembre 1950. Per quanto numerose fossero state le richieste di denaro, la somma raccolta era infinitamente inferiore alla sola caparra richiesta per entrare in possesso del villino. È singolare che la sera prima dell’incontro col proprietario, don Álvaro consigliasse agli altri di andare a riposare, perché avevano fatto quel che potevano. È singolare, perché poi avvenne l’imprevedibile: la mattina dopo arrivò un assegno con la cifra necessaria. Grande meraviglia! Per molti anni non si conobbe il nome del benefattore. La firma sull’assegno era ignota. Col tempo la storia si chiarì. Fra le varie visite per trovare fondi vi era stata quella di Luigi Tirelli all’onorevole Tupini - che qui vediamo insieme ad Andreotti - che prese nota della richiesta, parlandone poco dopo al senatore Enrico Falck. Fu lui ad inviare l’assegno. Ma non era possibile sapere che fosse lui il benefattore perché la firma era del suo segretario.

San Josemaría, contentissimo, accorse il 16 novembre a benedire la casa.

La stessa gioia traspare dalla prima pagina del diario, che si apre con una giaculatoria autografa del Fondatore.

La preistoria dell’Opera in Italia era finita. Ora iniziava la storia.