“Riposo significa riprendersi: rigenerare le forze, gli ideali, i progetti... In poche parole: cambiare occupazione, per ritornare poi con nuovo brio al lavoro consueto” (Solco, 514). Mai come adesso il periodo estivo e il riposo, in questa situazione, ci appare come un “riprendersi” sapendo che per ognuno vorrà dire qualcosa di differente. Per alcuni vorrà dire veramente “rigenerare (…) i progetti” rilanciando quel lavoro che è stato fermo per mesi: ripartire, come dice Ungaretti:
“E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare”[1].
Per altri sarà invece riprendersi da un immobilismo che può diventare triste e comoda abitudine veramente “con nuovo brio”, con rinnovato entusiasmo per portare avanti quegli ideali che prima erano il senso della propria vita. “Riprendersi” in questo modo una normalità intelligente, riflesso di quell’Ordo Amoris che è la radice della Pace del Cuore. Le relazioni con Dio, con i parenti, con gli amici, con le nostre passioni sportive o culturali. Con ordine, sapendo che non possiamo riprendere tutto e subito e che questo ci porterà a riflettere sulla gerarchia dei nostri valori: ottima cosa da fare!
Perché tutto questo sia quello che è bello che sia, il primo riposo che sarà bene cercare è il riposo in Dio
Perché tutto questo sia quello che è bello che sia, il primo riposo che sarà bene cercare è il riposo in Dio. “Il riposo di Dio significa il riposo di coloro che riposano in Dio, come la gioia di una casa significa la gioia di coloro che gioiscono in quella casa”[2]. Sant’Agostino parla molto del riposo di Dio e del riposo dell’Uomo che trova in Dio la pace. Seguendolo si può dire che il riposo dell’Uomo, il suo sonno e anche i suoi sogni sono “segni della ospitalità di Dio che libera dalla paura; sono segni del non temere che risuona nel fiducioso addormentarsi di ogni sera”[3]. Il fiducioso addormentarsi, il riposare serenamente, diventa per noi accettare l’ospitalità di Dio così come Gesù stesso, che «parla le parole di Dio»[4], ci manifesta anche con il suo modo di fare[5].
Il riposo nel Vangelo: Betania
Fra i tanti insegnamenti su come riposare che ognuno di noi potrà trovare passeggiando nel Giardino della Sacra Scrittura, mi piace adesso guardarne insieme tre. Forse non sono i più importanti ma li trovo bellissimi.
“Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. Ma Gesù le rispose: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”[6].
A Betania Gesù sembra gustare più la compagnia degli amici che le buone cose che Marta prepara
A Betania Gesù sembra gustare più la compagnia degli amici che le buone cose che Marta prepara. Betania gli offre riposo nella silenziosa compagnia innamorata di Maria, nell’operosa compagnia innamorata di Marta, nell’amicizia innamorata di Lazzaro. Gesù ci sta bene a Betania, e ci torna. Sta bene con i tre fratelli tutti diversi ma tutti veramente amici suoi. Con Maria, sta; con Marta parla e discute; per Lazzaro arriva a piangere. A pranzo e a cena questa estate godiamoci la compagnia della nostra famiglia e dei nostri amici, anche se sono diversi fra loro, anche se discutono fra di loro. Ma si vogliono bene. Volersi bene, nonostante tutto, è un riposo.
Il riposo nel Vangelo: La tempesta
“In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero :Maestro, non t'importa che moriamo? Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”[7].
La tempesta è una cosa seria anzi, tragica! Nemmeno drammatica, è proprio tragica perché va a finire male. Ci possono anche essere difficoltà, ma a volte il rischio ci toglie la speranza e, come se non bastasse, abbandonati al nostro spavento ci giriamo e vediamo che Dio sembra dormire. Anzi, non “sembra”: dorme proprio. Non si rende conto, non fa nulla, non ci protegge, non protegge nemmeno se stesso. E noi siamo sfiniti, abbiamo speso tutte le forze per una lotta inutile e allora quel santo uomo di Pietro, insieme agli altri, ci insegna cosa fare: svegliare Dio urlando più forte della tempesta.
Quando siamo sfiniti, svegliamo Dio con fiducia e così ritornerà la pace
Dio non si sveglia per la tempesta ma per la paura di Pietro e per il nostro sfinimento, sì. E fa quello che può, cioè tutto. Quanto basta per ridarci la salvezza, rafforzare la fede e ridarci il riposo: finalmente non dobbiamo più lottare una battaglia persa perché “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”[8]. Quando siamo sfiniti, svegliamo Dio con fiducia e così ritornerà la pace dove potremo riposare tranquilli anche se stanchi da morire.
Quest’estate, ogni volta che qualche paura ci farà paura o qualcuno renderà la nostra vita un tantino tempestosa, svegliamo Gesù con fede. Però attenzione! A svegliare Gesù, ci racconta Marco, sono tutti insieme. Preghiamo insieme agli altri. È un riposo chiedere a qualcuno della nostra famiglia o a un nostro amico di pregare insieme: “se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”[9].
Il riposo nel Vangelo: sul monte
“In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio”[10].
Un caro amico, Alessandro, ha una Nonna (con la maiuscola) che ha vissuto tanti anni. Ogni tanto Alessandro andava a trovarla e quando tornava noi aspettavamo di sapere cosa le avesse detto, perché erano sempre dolci luci. Una volta il racconto fu questo. Mia nonna è ormai sempre in stanza, spesso da sola, seduta e in silenzio. Sono entrato e ci siamo salutati. Le ho chiesto che facesse tutto il giorno: “Mi godo il Silenzio. Sai, il Silenzio è pieno di Dio!”.
godiamoci il Silenzio pieno di Dio, godiamoci Dio
Non ho mai visto Gesù sulla montagna di notte, però ho visto che cosa vuol dire stare di notte in Silenzio sulla riva del Mare (soffro di vertigini) sotto la Creazione, sulla Creazione: è, probabilmente, non tanto “un riposo” ma “il Riposo”. Che sia la stanza da dove non posso uscire perché il lockdown non me lo permette, che sia la montagna più bella, il mare siciliano o la Notte, godiamoci il Silenzio pieno di Dio, godiamoci Dio e forse scopriremo che vuole dire il Signore quando ci invita dicendo: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”[11]. Il Silenzio, il tempo notturno e quella solitudine accompagnata da Dio sono il Riposo.
Finiamo in bellezza con parole di Benedetto XVI: “San Tommaso è stato, come tutti i santi, un grande devoto della Madonna. L’ha definita con un appellativo stupendo: Triclinium totius Trinitatis, triclinio, cioè luogo dove la Trinità trova il suo riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione, in nessuna creatura, come in Lei, le tre divine Persone inabitano e provano delizia e gioia a vivere nella sua anima piena di Grazia. Per la sua intercessione possiamo ottenere ogni aiuto” [12]. Chiediamo la sua intercessione per imparare a riposare come Dio, in Dio.
[1] Giuseppe Ungaretti, Versa, 14 febbraio 1917, Allegria di naufragi.
[2] S. Agostino, La Città di Dio, 11, 8, Città Nuova, 1997, p 535.
[3] Jean Soldini, Il riposo dell’amato, Jaca Book, 2005, p. 203.
[4] Vangelo di Giovanni, 3,34.
[5] Cfr. Dei Verbum, 1,4.
[6] Vangelo di Luca 10, 38-42.
[7] Vangelo di Marco, 4, 35-41.
[8] San Paolo, Lettera ai Romani, 8,31.
[9] Vangelo di Matteo 18, 19.
[10] Vangelo di Luca 6,12.
[11] Vangelo di Matteo 11,28.
[12] Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 23 giugno 2010.