Tutti noi abbiamo una vocazione, luce di Dio per vedere la nostra vita in dialogo con le sue proposte e forza per lanciarci con entusiasmo verso la missione e la santità. San Josemaría ne parla in questi termini: “Se mi chiedete come si nota la chiamata divina, come uno se ne rende conto, vi dirò che è una visione nuova della vita. È come se si accendesse una luce dentro di noi; è un impulso misterioso, che spinge l'uomo a dedicare le sue più nobili energie a un'attività che, nella pratica, acquista lo spessore di un mestiere. Questa forza vitale, che è come una valanga travolgente, è ciò che altri chiamano vocazione”. (Lettera, 9-I-1932).
La famiglia cristiana è il contesto in cui nasce e si sviluppa la vocazione di ciascuno, e i due genitori sono chiamati ad affiancare i ragazzi in questo percorso di scoperta del progetto di vita.
Assai spesso la decisione di uno dei giovani di donare la propria vita a Dio è una gioia per la famiglia, anche se, naturalmente, potranno sorgere dubbi e preoccupazioni. Altre volte può essere una sorpresa o, anche, motivo di dispiacere. Ecco perché condividere e accettare la vocazione di un figlio o di una figlia suole essere per le famiglie una grande sfida.
Quando Dio chiama i nostri figli a vivere un cammino di donazione grazie a una vocazione specifica, si presentano numerosi interrogativi: Sta per prendere la decisione corretta? E se sbaglia? Ha la maturità sufficiente per scegliere questa strada? È consapevole che non avrà una famiglia? Se si trattasse di una infatuazione romantica passeggera? Interrogativi caratteristici di chi ama profondamente il proprio figlio o la propria figlia, e vorrebbe con tutto il cuore guidarlo e proteggerlo sempre.
Amare i figli, vuol dire, fra l’altro, amare la loro libertà. Ma questo significa anche correre un rischio: adeguarsi alla libertà dei figli in modo tale che essi, insieme a Dio, siano i veri tracciatori del proprio cammino verso la santità.
Domande per il dialogo
▪ Conosco i miei figli, so che qualità hanno e in quali punti debbono migliorare? Li aiuto nella loro formazione in modo che crescano un po’ per volta nelle virtù di cui hanno più bisogno?
▪ I padri e le madri sono chiamati a stare accanto ai propri figli nel loro cammino di scoperta del progetto di vita: faccio in modo di dedicare tempo a conversare con i miei figli sulle loro aspirazioni, i loro desideri, i progetti del loro futuro? Conosco il cuore dei miei figli? So dove sta, in quali cose o persone lo hanno riposto?
▪ Le decisioni dei figli mettono in discussione i miei paradigmi: sono disposto ad accantonare le mie aspettative personali sul futuro dei miei figli e li aiuto a scoprire e abbracciare liberamente il cammino concreto per realizzare il progetto di vita che Dio ha voluto per loro?
▪ Pur avendo le mie paure e i miei dubbi personali intorno alle scelte che i miei figli possano fare riguardo al loro futuro, cerco di essere disponibile a superarli, rendendomi anche conto che la gioventù è l’età propizia per prendere decisioni audaci?
▪ Assicurati che tu e il tuo coniuge condividete le stesse idee sul rispetto della libertà dei figli nelle loro scelte di vita.
▪ Riflettete insieme in che modo potete aiutare i ragazzi in questo percorso di scoperta del progetto di vita: coltivare la pietà e la vita di preghiera, entusiasmare con l’aspirazione di formare una famiglia cristiana, stimolare l’affetto per i sacerdoti e le persone che donano la loro vita a Dio nel celibato, creare un ambiente di generosità e di preoccupazione per chi ha più bisogno, pregare per la vocazione dei vostri figli e delle vostre figlie.
▪ Se avessi bisogno di fare qualche domanda su un determinato cammino o vocazione, interroga un referente dell’istituzione, oppure il sacerdote della parrocchia, ecc.
▪ Se tuo figlio o tua figlia fosse indeciso circa il proprio futuro, dimostragli di avere fiducia in lui e aiutalo a constatare che Dio è sempre accanto a noi nel percorso della nostra vita.
Proposte di comportamento
▪ Ascolta con attenzione i motivi che hanno portato tuo figlio a seguire un certo cammino di formazione e non ti affrettare a dare la tua opinione. Più tardi, quando avrai avuto il tempo di riflettere serenamente su ciò che tuo figlio si è proposto, potrai parlare con calma della questione.
▪ Se tuo figlio o tua figlia ha già scoperto la sua vocazione, il vostro lavoro di genitori sarà sempre importantissimo: si tratta di stargli sempre accanto in tutta la sua vita di donazione a Dio, nelle diverse tappe e nei relativi sviluppi, aiutandolo a vivere la sua vocazione come un cammino per realizzarsi pienamente. Dimostrategli di avere fiducia nelle sue capacità, dandogli gli strumenti necessari per crescere e maturare in un clima di autentica libertà.
Meditare con la Sacra Scrittura e con il Catechismo della Chiesa Cattolica
▪ Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne (Gn 2, 21-24).
▪ Mi fu rivolta la parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse. «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca» (Ger 1, 4-9).
▪ Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quale diede i nomi di Boanerghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì (Mc 3, 13-19).
▪ Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 27).
▪ [La] vocazione [...] dipende interamente dall’iniziativa gratuita di Dio, poiché egli solo può rivelarsi e donare se stesso. Supera la capacità dell’intelligenza e la forza della volontà dell’uomo, come di ogni creatura (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1998).
▪ L’educazione alla fede da parte dei genitori deve incominciare fin dalla più tenera età dei figli. Essa si realizza già allorché i membri della famiglia si aiutano a crescere nella fede attraverso la testimonianza di una vita cristiana vissuta in conformità al Vangelo. La catechesi familiare precede, accompagna e arricchisce le altre forme d’insegnamento della fede. I genitori hanno la missione di insegnare ai figli a pregare e a scoprire la loro vocazione di figli di Dio (cfr. Lumen gentium, 11) (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2226).
▪ I vincoli familiari, sebbene importanti, non sono però assoluti. Quanto più il figlio cresce verso la propria maturità e autonomia umane e spirituali, tanto più la sua specifica vocazione, che viene da Dio, si fa chiara e forte. I genitori rispetteranno tale chiamata e favoriranno la risposta dei propri figli a seguirla. È necessario convincersi che la prima vocazione del cristiano è di seguire Gesù (cfr. Mt 16, 24): «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me» (Mt 10, 37) (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2232).
Meditare con Papa Francesco
▪ Pregate con me per i giovani, perché sappiano rispondere con generosità alla propria vocazione, mobilitandosi per le grandi cause del mondo (Intenzione di preghiera di Papa Francesco, aprile 2017).
▪ Anche in questi nostri tempi inquieti, il mistero dell’Incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia. Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità (Messaggio del Santo Padre per la 55ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni).
▪ Alla base del discernimento possiamo rintracciare tre convinzioni, ben radicate nell’esperienza di ogni essere umano riletta alla luce della fede e della tradizione cristiana. La prima è che lo Spirito di Dio agisce nel cuore di ogni uomo e di ogni donna attraverso sentimenti e desideri che si legano a idee, immagini e progetti. Ascoltando con attenzione, l’essere umano ha la possibilità di interpretare questi segnali. La seconda convinzione è che il cuore umano, per via della propria fragilità e del peccato, si presenta normalmente diviso perché attratto da richiami diversi, o persino opposti. La terza convinzione è che comunque il percorso della vita impone di decidere, perché non si può rimanere all’infinito nell’indeterminazione. Occorre però darsi gli strumenti per riconoscere la chiamata del Signore alla gioia dell’amore e scegliere di darvi risposta (Documento preparatorio del Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”).
▪ Il servizio vocazionale deve essere visto come l’anima di tutta l’evangelizzazione e di tutta la pastorale della Chiesa. Fedele a questo principio non esito ad affermare che la pastorale vocazionale non si può ridurre ad attività rinchiuse in se stesse. Il che potrebbe trasformarsi in proselitismo e potrebbe portare anche a cadere nella «tentazione di facili e improvvidi reclutamenti» (Giovanni Paolo II, Es. Ap. Vita consecrata, 64). La pastorale vocazionale, invece, deve porsi in stretto rapporto con l’evangelizzazione e l’educazione alla fede, affinché la pastorale vocazionale sia un vero itinerario di fede e porti all’incontro personale con Cristo, e con la pastorale ordinaria, specialmente con la pastorale della famiglia, di modo che i genitori si assumano, con gioia e responsabilità, la loro missione di essere i primi animatori vocazionali dei figli, liberando se stessi e liberando i propri figli dal rimanere bloccati all’interno di prospettive egoistiche, di calcolo e di potere, che molte volte emergono in seno alle famiglie, anche in quelle praticanti (Messaggio del Santo Padre Francesco ai partecipanti al Convegno internazionale sul tema “Pastorale vocazionale e vita consacrata. Orizzonti e speranze”).
Meditare con san Josemaría
▪ I genitori sono i principali educatori dei figli, sia nell’aspetto umano che in quello soprannaturale, e devono sentire la responsabilità di questa missione che esige comprensione, prudenza, capacità di insegnare e, soprattutto, di amare; nonché l’impegno di dare buon esempio. L’imposizione autoritaria e violenta non è una buona risorsa educativa. L’ideale per i genitori consiste piuttosto nel farsi amici dei figli: amici ai quali si confidano le proprie inquietudini, con cui si discutono i diversi problemi, dai quali ci si aspetta un aiuto efficace e sincero (È Gesù che passa, 27).
▪ Il bambino apprende a situare il Signore tra i primi e più fondamentali aspetti; impara a trattare Dio come Padre, la Madonna come Madre; impara a pregare seguendo l’esempio dei genitori. Quando tutto ciò si comprende, appare evidente il grande compito apostolico che i genitori sono chiamati a svolgere; e il loro dovere di vivere sinceramente la vita di pietà, per poterla trasmettere – più che insegnare – ai figli (Colloqui, 103).
▪ I genitori devono fare attenzione a non cedere alla tentazione di proiettarsi indebitamente nei propri figli – di costruirli secondo i propri gusti -, perché devono rispettare le inclinazioni e le capacità che Dio dà a ciascuno. Di solito quando esiste vero amore, tutto questo non è difficile. E anche nel caso estremo in cui il figlio prende una decisione che i genitori ritengono a ragione errata e prevedibile fonte di infelicità, nemmeno allora la soluzione sta nella violenza, ma nel comprendere e – più di una volta – nel saper rimanere al suo fianco per aiutarlo a superare le difficoltà e trarre eventualmente da quel male tutto il bene possibile (Colloqui, 104).
▪ I genitori possono e devono fornire ai figli un aiuto prezioso, aprendo loro nuovi orizzonti, comunicando la loro esperienza, facendoli riflettere, in modo che non si lascino trasportare da stati d’animo passeggeri, e avviandoli a una valutazione realistica delle cose. Quest’aiuto verrà fornito dai genitori personalmente, con i loro consigli, oppure invitando i figli a rivolgersi a persone competenti: a un amico leale e sincero, a un sacerdote preparato e zelante, a un esperto di orientamento professionale (Colloqui, 104).
Alcuni strumenti per continuare a riflettere
▪ Serie sulla vocazione: “Qualcosa di grande e che sia amore”
▪ San Josemaría ai giovani: “Ti guardo e penso che c’è bisogno di persone come te”
▪ Video di san Josemaría: “Dio e la vocazione dei figli”