Ordinazioni diaconali: "Partire dal desiderio di identificarci con Cristo"

25 fedeli dell'Opus Dei sono stati ordinati diaconi dal cardinale Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero. La cerimonia si è svolta il 19 novembre nella Basilica di Sant'Eugenio a Roma.

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Leggi le parole del prelato dell'Opus Dei alla fine della celebrazione


I 25 nuovi diaconi provengono da Bolivia, Brasile, Cile, Croazia, Costa Rica, Spagna, Stati Uniti, Messico, Nigeria, Panama, Perù, Portogallo.

Questi sono i loro nomi:

  • Sylvanus Sobechi Elias Asogwa (Nigeria)
  • Rodrigo Ayude Puga (Spagna)
  • Alejandro Bertelsen Simonetti (Cile)
  • Giancarlos Candanedo Páez (Panama)
  • Íñigo Cortés Elorza (Croazia)
  • Juan Esteban de Sas Rosero (Costa Rica)
  • Héctor Devesa Santacreu (Spagna)
  • Pablo Espinosa Malpartida (Spagna)
  • Daniel Alberto Flores González (Messico)
  • Francisco de Castilho Monteiro Gil Serrano (Portogallo)
  • Roberto Edgard Hernani Gómez (Perú)
  • Juan Ignacio Izquierdo Hübner (Cile)
  • Borja Lleó de Nalda (Spagna)
  • Alexandre Madruga da Costa Araújo (Brasile)
  • Javier Marrodán Ciordia (Spagna)
  • José María Martínez Ortega (Spagna)
  • Philip Moss (Stati Uniti)
  • Vitus Chekwube Ntube (Nigeria)
  • Jorge Oliveira (Portogallo)
  • Agaba Simon Otache (Nigeria)
  • Ferran Parcerisa Pujol (Spagna)
  • Uxío Rojo Otero (Spagna)
  • Pablo Taberner Sanchis (Spagna)
  • Pablo Osvaldo Tevere (Bolivia)
  • Rodrigo Vera Aguilar (Messico)


Omelia del Cardinale Lazzaro You Heung-sik

Carissimi ordinandi, sacerdoti concelebranti, familiari, fratelli e sorelle in Cristo,

saluto con particolare affetto il Prelato dell'Opus Dei, Monsignor Fernando Ocáriz, che ha avuto la gentilezza d'invitarmi a presiedere questa Liturgia. Siamo riuniti per celebrare i santi misteri della nostra fede e, nello stesso tempo, per accompagnare ed essere testimoni dell'Ordinazione diaconale di questi nostri cari fratelli che il Signore ha scelto per servirlo nella Sua Chiesa.

Ogni liturgia di ordinazione, sia diaconale che sacerdotale, ci riporta all'immensa gioia del giorno in cui anche tutti noi sacerdoti siamo stati chiamati a rispondere "si" al Signore, prostrandoci a terra. La prostrazione degli eletti e quella di tutto il popolo, che si inginocchia, è il segno della totale disponibilità a ricevere la grazia dello Spirito Santo per l'esercizio del ministero ordinato.

Tra pochi istanti sarete chiamati a presentarvi, perché scelti, dinanzi alla Chiesa e al popolo santo di Dio: «Si presentino coloro che devono essere ordinati diaconi». Ecco, è giunto il momento che forse nessuno di voi si aspettava, la vostra vita era già indirizzata a servire in altri ambiti di santificazione, tutti voi provenite da esperienze di vita e professionali che sembravano essere definitive, ma sappiamo bene come le nostre vie non sempre coincidono con quelle del Signore e voi, lasciando tutto come i primi discepoli, avete compiuto il primo passo, il giorno in cui l'Opera vi ha invitato, in nome della Chiesa, a intraprendere il coraggioso e gioioso cammino della sequela Christi.

Questi nostri fratelli provengono da una dozzina di Paesi e ognuno di loro ha una propria storia, un bagaglio culturale e sociale, che favorisce l'arricchimento reciproco e che ci ricorda l'universalità della Chiesa e la sua missione di annunciare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. In tal senso, permettetemi un ricordo personale: quando ero vescovo di Daejeon, in Corea, facevo in modo che alcuni sacerdoti trascorressero un periodo di tempo per specializzarsi negli studi e per una collaborazione pastorale, in altri paesi: Italia, Stati Uniti, Taiwan, Francia, Cile... Al loro ritorno, si notava una crescita, un'apertura del cuore e della mente, che avevano cioè ricevuto da quelle comunità più di quanto avessero dato. Dunque, la diversità vissuta in spirito di comunione arricchisce e contribuisce alla crescita di tutti. Ogni paese ha i propri punti di forza, come pure le proprie sfide, e chi si trova in una situazione differente può sia donare che imparare tanto dagli altri.

Vi confesso, miei cari, che ogni volta che mi è data la grazia di conferire il Sacro Ordine, penso sempre alla domanda che rivolgo al Rettore del Seminario o al Superiore: «Sei certo che ne siano degni»? Ed entrando in me stesso, come il figliol prodigo, mi chiedo: «Come si può essere mai pienamente degni di ricevere un così alto e grande ministero? Noi poveri uomini, me povero Lazzaro, chiamati a partecipare al Sacerdozio di Cristo»?

Pochi giorni fa, dopo avervi incontrato in Dicastero, mentre pensavo a queste cose e, soprattutto, a voi, miei cari fratelli, mi è capitato tra le mani un vecchio libro intitolato "Sacerdozio Eterno", del Cardinal Manning, una delle grandi figure del Cattolicesimo inglese dell'Ottocento, prima "rivale" e in seguito amico e del Santo Cardinal Newman, in cui leggevo proprio questo: <<Non c'è un atto più grande della consacrazione del Corpo di Cristo, come non c'è ordine più sublime del Sacerdozio». E con il dono del Diaconato si aprono le porte a questa bellissima realtà di consacrazione e santità. Tra alcuni mesi, a Dio piacendo, riceverete il grado successivo del sacramento dell'Ordine e diventerete sacerdoti della Nuova Alleanza.

Abbiamo ascoltato nella Parola di Dio la duplice dimensione del servizio propria del ministro ordinato: quella resa a Dio, "prestando servizio alla Dimora", come ripete più volte il libro dei Numeri, e quella in favore della comunità, secondo le parole degli Apostoli, che ritengono necessario trovare degli "uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affidare l'incarico” di assistere i bisognosi (Cfr. At 6, 2-3).

Tra alcuni istanti saremo testimoni della vostra offerta a Dio, alla Sua Chiesa e all'Opera; d'ora in poi, non sarete più "padroni" di voi stessi, ma apparterrete al Signore e al Suo santo popolo per dedicarvi al grande ministero della carità, dell'amore. Non è un caso che la pagina del Vangelo di questo giorno così importante per voi ci consegna il comandamento dell'amore; "rimanete nel mio amore" (Gv 15,9) dice il Signore nell'intimità del Cenacolo, affidando ai suoi amici, i discepoli, il comandamento nuovo “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 13, 34).

Come si fa ad amare come Gesù, con una dedizione senza limiti per tutti? In realtà, il Maestro non ci propone la via dello sforzo supremo fino al sacrificio della propria vita, ma piuttosto un atteggiamento differente: quello di configurarci a Lui, di appartenergli, di essere Sua immagine viva, per poter trasmettere il Suo amore ai fratelli e sorelle che incontriamo sul nostro cammino.

Gesù avverte i suoi amici che gli altri si accorgeranno che sono suoi discepoli "se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35), e quindi, ciò che ci rende credibili davanti al mondo è prima di tutto il modo in cui viviamo la carità con il prossimo.

Facendo ancora più vostro il grido dell'Arcangelo Michele: "Serviam, Servire!", per non essere più servi, ma amici del Signore, servendo e amando come ci ricorda il vostro Santo Fondatore Josemaría: “Dovete innamorarvi della Santissima umanità di Cristo (...) e quando state dinnanzi al nostro Redentore, ditegli: ti adoro, Signore; ti chiedo perdono; lavami, purificami, infiammami, insegnami ad amare”.

Il nostro amato Papa Francesco, durante la celebrazione del Giubileo dei Diaconi nell'Anno Santo della Misericordia, disse: «Il diacono è insieme apostolo e servitore. Chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù. Lo stesso Gesù "si è fatto nostro servo" (Fil 2,7), “non è venuto per farsi servire, ma per servire" (Mc 10,45). "Si è fatto diacono di tutti", come scriveva il Padre della Chiesa, San Policarpo. Il servitore ogni giorno impara a "distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come vuole". Si allena ogni mattina a "donare la vita", a pensare che "ogni giorno non sarà suo, ma sarà da vivere come una consegna di sé". Chi serve, infatti, non è un "custode geloso del proprio tempo", anzi "rinuncia ad essere il padrone della propria giornata". Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto. Chi serve non è schiavo dell'agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all'imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio» (Cfr. Omelia del 29 maggio 2016).

Cari fratelli diaconi, per ridare speranza a questo mondo pieno di ferite, dobbiamo partire dal nostro desiderio di identificarci con Cristo, per servire il prossimo con il cuore, lo sguardo, i gesti e le parole di Gesù. Nella misura in cui ci sentiamo guardati amorevolmente da Lui, saremo capaci di aiutare gli altri, mossi da un'autentica carità.

Abbiamo bisogno che il nostro rapporto con Gesù Cristo vada al di là di una "realtà virtuale". La nostra vita deve partire da una relazione interiore, da una conoscenza di Gesù, dall'adorazione della Santissima Trinità, da un legame più profondo di quello di una madre con il figlio. Affinché ciò sia possibile, sono indispensabili momenti di deserto, proprio come faceva Gesù quando si ritirava per pregare di notte o a prima mattina.

Concludo rivolgendomi ai genitori, ai famigliari e agli amici degli ordinandi: vi ringrazio e mi congratulo perché nelle vostre famiglie avete lasciato agire lo Spirito Santo, che ha segnato anche attraverso di voi, con il vostro amore senza condizioni, un cammino di felicità per i vostri figli.

Affido a Maria Santissima il vostro ministero e la vostra vita. Colei che senza riserve ha saputo sempre servire e amare, vi aiuti ad essere sempre fedeli alla vostra chiamata e vi doni la perseveranza di una vita santa


: Sancta Maria, Spes nostra, Sedes Sapientiae, ora pro nobis. Amen.

Le parole del prelato dell'Opus Dei alla fine della celebrazione

Eminenza Reverendissima, le sono molto grato di aver conferito l’ordinazione a questi nuovi diaconi della prelatura dell’Opus Dei.

Cari nuovi diaconi, familiari ed amici: desidero congratularmi con voi ed unirmi alla gioia di tutta la Chiesa per questa ordinazione diaconale. Ringrazio Iddio perché continua a mandare “operai nella sua messe”, in particolare in questa piccola famiglia all’interno del popolo di Dio, che è l’Opera.

Voi diaconi siete chiamati ad una speciale carità pastorale. Il servizio proprio del vostro ministero – amministrare l’Eucarestia, partecipare alle cerimonie liturgiche in un modo nuovo, predicare la parola di Dio – vi porterà a dedicarvi con gioia agli altri. In tal modo, contribuirete alla cura del Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa.

Come dice il Papa, voi diaconi ci ricordate che nella Chiesa “nessuno può elevarsi al di sopra degli altri. (…) Tutti siamo chiamati ad abbassarci, perché Gesù si è abbassato, si è fatto servo di tutti” (cfr. Discorso, 19-VI-2021). Imparare a servire le persone – in cose grandi e in cose piccole – è una buona preparazione per il sacerdozio.

Ringrazio i genitori, fratelli, familiari ed amici degli ordinandi. Con la vostra vicinanza e la vostra preghiera siete stati parte della provvidenza di Dio per rendere possibile la risposta dei nuovi diaconi alla chiamata del Signore. Continuate a pregare per loro e ad accompagnarli con il vostro affetto.

Quest’oggi ricordiamo anche in modo speciale san Josemaría, il beato Álvaro e la beata Guadalupe, e chiediamo la loro intercessione per tutti i presenti e per coloro che, in un modo o nell’altro, si sono uniti a noi. Che Dio conceda a questi 25 nuovi diaconi un cuore grande, aperto alla esigenze di tutti.