“Di nuovo in marcia!”

La convinzione di essere fatto di «cattiva pasta» la conoscenza di te stesso ti procurerà la reazione soprannaturale che farà radicare sempre più nella tua anima la gioia e la pace, di fronte all'umiliazione, al disprezzo, alla calunnia... Dopo il «fiat», Signore, quello che tu vuoi, il tuo ragionamento in questi casi dovrà essere: «Ha detto solo questo? Si vede che non mi conosce: altrimenti non sarebbe stato così breve».

Poiché sei convinto di meritare un trattamento peggiore, ti sentirai grato verso quella persona, e ti rallegrerai di ciò che farebbe soffrire altri. (Solco, 268)

Di continuo sperimentiamo la nostra personale inefficacia. Ma a volte sembra che tutte queste cose si sommino insieme e si manifestino con maggiore evidenza; allora ci rendiamo conto più che mai di essere ben poca cosa. Che fare? Expecta Dominum [Sal 26, 14], spera nel Signore; vivi di speranza, ci suggerisce la Chiesa, con amore e con fede. Viriliter age [Sal 26, 24], comportati virilmente. Che cosa importa essere creature di fango, se la nostra speranza è riposta in Dio? Se in qualche momento un'anima sperimenta la caduta, o fa un passo falso — non è necessario che succeda —, gli si dà il rimedio opportuno, come si fa abitualmente quando è in pericolo la salute fisica; poi, di nuovo in marcia!

Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati, di fronte ai nostri errori — anche se, per grazia di Dio, sono di poca importanza —, ricorriamo alla preghiera e diciamo a Dio nostro Padre: «Signore, alla mia povertà, alla mia fragilità, ai cocci di questo vaso rotto, metti qualche punto, e io — con il mio dolore e con il tuo perdono — sarò più forte e più bello di prima». È una preghiera consolante, da ripetere ogni volta che si rompe la povera terracotta di cui siamo fatti.

(Amici di Dio, nn.94-95)

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