Un intervento del Cardinal Bagnasco

Una sintesi della Prolusione tenuta in apertura dei recenti lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale italiana.

Un "discernimento sapientemente usato per andare in profondità, come a carpire la traccia del pensiero di Cristo su questa situazione". A questo vuole condurre la Prolusione che S.Em. il Card. Angelo Bagnasco ha tenuto, lo scorso 24 settembre, in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, aprendo la riflessione dei vescovi sugli orientamenti da dare nella difficile situazione che sta attraversando la società italiana. E' necessario "riflettere - afferma infatti il Card. Bagnasco – per meglio comprendere le radici profonde – culturali, morali ed economiche – della crisi". 

Il suo sguardo si allarga anche ai cristiani perseguitati in tante parti del mondo, invitando a rivolgere ad essi la propria ammirazione e a offrire la propria preghiera, accompagnata da un rinnovato impegno di fedeltà al Vangelo e ad esigere dalla comunità internazionale per tutti la libertà religiosa e il vero rispetto reciproco.

Facendo eco agli inviti del Papa, il Presidente dei Vescovi italiani, chiama i fedeli del nostro Paese a reagire alla tentazione dello scoraggiamento, "con un ripensamento anzitutto spirituale e morale", e ad essere, piuttosto, " gli araldi del Vangelo, e dunque della speranza", ricordando che il nostro popolo è stato generato dalla predicazione del Vangelo e che " l’Italia per secoli è stata culla ed esempio di un modello di civiltà decisivo per i destini del mondo."

Il card. Bagnasco rileva che una consistente parte del popolo italiano "non è rinunciatario o passivo": è" la Nazione più responsabile seppur silenziosa, capace di sacrifici e di rinunce, e invita tutti i fedeli ad "essere protagonisti del cambiamento", imparando, dagli esempi che non ci mancano,"che solamente delle esistenze non mediocri riescono ad incidere nel vissuto ecclesiale e sociale".

Richiama a stringersi al Santo Padre, " roccia solida e nocchiero austero, che conduce con trasparenza e parresiala barca di Pietro tra scogli ieri ignoti", facendosi guidare da lui nell'opporsi al male, anche quando si manifesta ci ricorda con sue parole nella«cultura della menzogna che si presenta sotto la veste della verità e dell’informazione, in cui il moralismo è maschera per confondere e creare confusione e distruzione […]. Non conta la verità ma l’effetto, la sensazione. Sotto il pretesto della verità si distruggono gli uomini e si vuole imporre solo se stessi come vincitori»(Benedetto XVI, Lectio divina al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma,11 giugno 2012).

 

"Noi Vescovi - aggiunge Bagnasco-vogliamo ancora una volta ringraziare Pietro per la saldezza della sua fede. Ringraziarlo perché non cessa di esortarci «a non fermarsi all’orizzonte puramente umano e ad aprirsi all’orizzonte di Dio, all’orizzonte della fede» appunto(Saluto all’Angelus, 5 agosto 2012), e soprattutto a presentare in ogni occasione ciò in cui crediamo: «Non si tratta di seguire un’idea, un progetto, ma di incontrare Gesù come Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal suo Vangelo» (ib)".

Forti di questa unità con Pietro, il card. Bagnasco invita a lanciarsi con fede nella nuova evangelizzazione, mettendo in gioco ciascuno i propri talenti: " Non c’è persona che non debba essere, in un modo o nell’altro, raggiunta da una proposta". Ci ricorda - con Benedetto XVI - che«le sfide di una società largamente secolarizzata invitano ora a ricercare con coraggio e ottimismo una risposta, proponendo con audacia e inventiva la novità permanente del Vangelo»(Benedetto XVI, Discorso ad un gruppo di Vescovi francesi, 21 settembre 2012).Potremo farlo se varchiamo, "con gioia ed entusiasmo contagiosi" la Porta della Fede, consapevoli che "la risposta decisiva alle sfide attuali resta sempre la santità".

Il 50 anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II chiama ad approfondirne gli insegnamenti, - così come quelli del Catechismo della Chiesa Cattolica, che nel Concilio trova la sua fonte ispiratrice - perché " l’accostamento diretto ai singoli documenti, per farne occasione di studio e di meditazione, può riservare delle autentiche sorprese "

Ciò fa parte della consapevole responsabilità che i laici cristiani devono esercitare nella necessità di una continua formazione, "una formazione non solo intellettuale, ma che (…) sempre di più vincoli all’adorabile persona di Gesù Cristo". Solo una vita spirituale continuamente irrorata rende capaci di "ispirare la testimonianza di comportamenti coerenti". Infatti "non si tratta solo di saper porgere il buon esempio – e già questo è gran cosa – ma di provocare le coscienze, di mettere in crisi uno stile di vita quasi collettivo attraverso scelte personali coerenti e controcorrente".

Don Roberto Balletta

    di don Roberto Balletta