Un impulso ad affrontare come cammino di santità la vita normale

Pubblichiamo l'articolo di mons. Fernando Ocáriz, prelato dell'Opus Dei, che è stato pubblicato venerdì 17 maggio su Avvenire.

Prima donna e laica dell’Opus Dei a diventare beata. Laureata in scienze chimiche, fu stretta collaboratrice di san Escrivá. «Santa nella vita quotidiana»

La serva di Dio, Guadalupe Ortiz de Landázuri viene beatificata questo sabato a Madrid. Questo avvenimento è motivo di gioia e di speranza, perché dimostra, ancora una volta, che Dio chiama tutti a vivere una vita piena accanto a Lui, alla santità, e che è possibile arrivare a tanto nelle vicissitudini della vita quotidiana.

La futura beata amava la vita che Dio aveva scelto per lei; l’ha fatta sua ed è stata felice. Quando era giovane dovette sostenere la morte di suo padre, che affrontò con serenità e fermezza. Malgrado le difficoltà, decise di proseguire gli studi di chimica e di praticare una professione che era poco consueta per le donne del suo tempo; poi si dedicò all’insegnamento, dove mise in gioco tutte le sue qualità. Quando conobbe san Josemaría Escrivá e scoprì che Dio la chiamava a vivere la sua vita cristiana secondo lo spirito dell’Opus Dei, non ebbe remore nel donarsi generosamente, seguendo l’invito a raggiungere la santità nella vita quotidiana. Guadalupe fu sempre disponibile a ciò che Dio le andava chiedendo momento per momento: lasciare per un certo tempo la professione per riprenderla più tardi, trasferirsi in Messico per iniziare l’attività apostolica dell’Opus Dei nel continente americano, ritornare in Spagna e riprendere l’insegnamento, cominciare in età avanzata la tesi dottorale.

L’esempio di Guadalupe può essere una luce, un impulso ad affrontare come cammino di santità la vita normale, con i suoi progetti, le sue speranze, le sue sfide, i programmi più o meno previsti, ma nella quale vi sono anche cambiamenti, difficoltà e problemi inaspettati. È evidente in lei la disponibilità ad amare ciò che Dio ci dà, di volere ciò che Egli vuole, di confidare e sperare in Lui e di vivere pienamente il presente, così come è, mettendo il futuro nelle mani di Dio.

Guadalupe è stata una persona allegra, coraggiosa, decisa, intraprendente, accogliente. La certezza che aveva della vicinanza di Dio, del Suo amore per lei, la riempiva di semplicità e di serenità e non le faceva avere paura dei propri errori e dei propri difetti, cosa che le permetteva di andare sempre avanti, cercando di amare in ogni situazione Dio e gli altri. Spesso possiamo essere tentati di non aspirare più a cose grandi, di rinunciare ai nostri sogni, perché constatiamo le nostre limitazioni e i nostri errori. Guadalupe ci insegna che è possibile sognare e arrivare lontano se, malgrado le difficoltà, confidiamo in Dio, nel suo amore per noi.
Questa giovane madrilena, studiosa di chimica, ha reso compatibile un’intensa vita professionale con il rapporto con Dio e con il servizio agli altri. Le sue numerose lettere ci fanno vedere come cercava di mettere Dio al primo posto e, anche se non sempre otteneva il risultato che voleva, ricominciava subito con rinnovato impegno. In alcuni momenti della giornata faceva in modo di avere alcuni momenti da dedicare all’incontro personale con Dio, di preghiera, da cui traeva la forza per incontrarlo poi in ogni circostanza. Tutti, malgrado i molteplici compiti e impegni che riempiono la nostra giornata, possiamo, se vogliamo, avere un incontro con Dio, che ci aspetta pazientemente in ogni momento e specialmente nell’Eucaristia. Ci appare comunque un particolare gesto gentile del Signore che il giorno della sua beatificazione, sia la data nella quale Guadalupe aveva ricevuto la Prima Comunione. Questa coincidenza ci ricorda la stretta unione esistente tra Eucaristia e santità personale.

La futura beata è anche un modello di come è possibile scoprire Dio nel nostro lavoro, nel nostro lavoro ben fatto. Era consapevole che poteva far presente Dio nella sua attività professionale e, in essa e attraverso essa, farlo conoscere agli altri. L’amore di Dio e il suo zelo professionale la spingevano a farsi coinvolgere con generosità nelle necessità sociali del suo tempo; le sofferenze degli altri non la lasciavano indifferente, e questo la spingeva a portare avanti una serie di iniziative di sviluppo sociale sia nel suo paese che in Messico, mettendo in atto le sue conoscenze e i suoi talenti. Guadalupe era una appassionata della chimica, però il lavoro non era per lei solo un luogo di realizzazione professionale, ma principalmente era uno spazio per stare con Dio e darsi agli altri, di servire.

Molte persone che l’hanno conosciuta ricordano la sua allegria, la sua risata contagiosa, che rendeva la vita gradevole agli altri. Questo carattere allegro e aperto avrà avuto qualcosa di temperamentale, di ereditato, ma era anche frutto dell’impegno e del sacrificio nascosto. Ha sofferto per molti anni a causa di una malattia cardiaca che la faceva sentire stanca e persino esausta, ma aveva deciso di accettare questa difficoltà e di sorridere agli altri, senza darle troppa importanza. Pensando a Guadalupe mi viene alla memoria anche una affermazione di san Josemaría: «Darsi al servizio degli altri è di una efficacia tale che il Signore lo premia con una umiltà piena di gioia».

In questo mese di maggio, dedicato specialmente alla Santissima Vergine, possiamo chiederle che la figura di Guadalupe ci ispiri e ci spinga ad accettare sempre gli inviti di Dio per la nostra vita, per essere come lei felici, “beati”, come sarà dichiarata oggi dalla Chiesa.
Fernando Ocáriz