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Natale è il mistero di un dono. Nelle letture della notte di Natale si legge: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; […] Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»[1]. Il profeta aveva anche scritto: «il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: Eccomi qua»[2].
Chi è Dio? È Colui che mi dice “sono qua! Eccomi! Ci sono!”. Il Bambino Gesù è Dio che mi dice “Sono qui, per te!”. Isaia con queste parole rivolte al popolo d’Israele deportato in Babilonia ricorda loro che Dio non se n’è andato, c’è sempre stato, non lo ha abbandonato: eccomi, sono qua!
Anche oggi in mezzo ai dolori e alle piaghe che affliggono il mondo, Gesù si presenta per dirmi che Lui c’è, che è presente. Ma io lo vedo? Gli do la possibilità di trovare un posto nel mio cuore? Accostiamoci al presepio, guardiamo Gesù, Maria e Giuseppe nella loro grotta; voglio essere anch’io come uno di quelli che disse loro “non c’è posto per voi”[3]?
A Natale si deve essere felici; sulla tavola ci deve essere qualcosa di speciale; ci devono essere dei regali. Tutti siamo presi dalle nostre cose. Ma quanti non possono vivere così? Povertà, fuga dalla propria terra, guerre: a quanti è negato tutto questo? Guardo il Bambino nella mangiatoia e mi viene da dire: Signore, e loro?
«Nel volto del Bambino di Nazaret la fede ci invita a ritrovare quello, forse meno serafico, di tanti bambini altrettanto bisognosi e fragili. Nel profilo del figlio di Maria dovremmo scoprire, non senza costernazione, quello di tanti figli che vengono al mondo nella precarietà, nell’indigenza più stringente. Nei primi travagliati giorni del Redentore in fasce dovremmo rivedere l’affannosa lotta per sopravvivere di intere famiglie che pure non rinunciano alla gioia di dare al mondo una nuova vita, la drammatica ricerca di alloggio, di sicurezza e di protezione, che spesso le costringe a spostarsi oltre i confini delle loro terre e a cercare lontano»[4].
Il Bambino guarda me
La Nascita di Gesù manifesta la passione di Dio per l’uomo, per me; la sua simpatia, che l’ha spinto a condividere la nostra condizione. Guardo il presepio e mi rendo conto che il Bambino guarda me, si rivolge a me, e mi pone davanti a delle scelte. Perché oggi siamo chiamati a imparare lo stile di Dio: Dio che si presenta proponendo il suo amore.
Dio non può imporre l'amore, può solo donare il suo Figlio e noi ne facciamo quello che vogliamo. Ma non è così di ogni amore, di ogni amicizia, di ogni rapporto genitori-figli, nonni-nipoti?
Ponendo in questa notte il Bambino Gesù in mezzo a noi, Lui chiede l'amore e, prima di tutto, lo offre. Offre il suo amore nella più assoluta libertà. Perché - ed è necessario affinché possa essere vera misericordia - Dio si offre liberamente e noi non potremmo amare un Dio che non facesse così, un Dio che si volesse imporre.
Il modo di fare di Dio
Facendosi uomo, questo bambino dice: la tua vita è preziosa, la tua vita pasticciata, rovinata, inconclusa, sofferente, è preziosa per Dio. La notte di Natale ci dice: la tua vita ha un grande valore, perché Dio l'ha accolta in sé, l'ha amata.
Oggi impariamo lo stile di Dio, il suo modo di fare. È quello del dono totale, senza limite: dona tutto se stesso. Ma questo dono che ci è stato fatto (un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio) non mi viene dato perché lo tenga per me. È un dono da condividere con gli altri. Dio Padre nella sua misericordia ci dona suo Figlio; io, che voglio essere misericordioso come il Padre, lo porto agli altri. Come?
Queste persone non sono lontane da noi; abitano accanto a noi e siamo chiamati a portare loro la misericordia di Dio, con la nostra vicinanza, con la nostra parola, con il nostro affetto. Tutti corriamo il rischio di commuoverci vedendo in televisione o accanto a noi delle situazioni più o meno tragiche, poi però l’attenzione si sposta –per esempio nel periodo di Natale - sui cenoni, sui regali, sullo stare con i familiari, eccetera. Il mistero del Natale, invece, ci invita a una memoria perenne, a non dimenticare. «Non c'è situazione terrena, per quanto piccola e ordinaria possa sembrare, che non possa essere occasione di un incontro con Cristo e una tappa del nostro cammino verso il Regno dei Cieli»[5].
I doni scambiati a Messa
Perché una Messa a Natale? Che c'entra? Non potevamo ricordare questi avvenimenti in un altro modo, solo con il Presepe, o solo con i canti natalizi? No, perché la Messa è il Natale presente oggi. Su ogni altare della terra, in ogni tempo, ogni volta che sarà celebrata la messa, Gesù sarà presente.
Poco prima di morire, diceva rivolgendosi al Padre: “Questi uomini erano tuoi e li hai dati a me”. Noi tutti eravamo del Padre, eravamo di Dio; e il Padre ci ha dati al Figlio. Nella liturgia eucaristica noi esprimiamo questo essere stati dati a Gesù Cristo.
Avviene nella Messa quindi uno scambio di doni: Lui ci fa dono della sua divinità, di se stesso; noi –io- siamo chiamati a fare dono della nostra umanità, della nostra vita intera.
Ci ricordava papa Francesco «Tu sai ascoltare il Signore che bussa, che è venuto oggi per visitarti, che bussa al tuo cuore con una inquietudine, con un’idea, con un’ispirazione? È venuto a Betlemme, verrà alla fine del mondo, ma ogni giorno viene da noi. State attenti, guardate cosa sentite nel cuore quando il Signore bussa»[6].
Nella scena del Natale rappresentata in questa immagine brilla la figura di Maria: è attraverso di lei che arriva a noi il dono di Dio. È veramente la Madre della misericordia; è Lei che ci prende per mano e ci porta da Gesù. Impariamo da Maria ad accogliere Dio nella nostra vita e a farci guidare da Lui.
[1] Cfr Is 9, 1-6.
[2] Is 52, 6.
[3] Cfr Lc 2, 7.
[4] Card. A. Bagnasco, Avvenire, 23 dicembre 2015.
[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n.22.
[6] Angelus, 29 novembre 2020.
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In copertina: illustrazione di Doriana Ballabio. Clicca qui per visitare il suo sito o la sua pagina Instagram.