Riparare ciò che è rotto, per renderlo più prezioso

Cosa fare degli oggetti che si rompono? Qual è il senso umano della riparazione? Queste domande hanno guidato uno dei progetti del doposcuola Elis, il Making Lab.

Nell’ambito del percorso formativo del Doposcuola Elis - progetto Barbiana al Tiburtino, hanno preso vita nei mesi passati diverse attività. Una di queste è il Making Lab, un laboratorio creativo gestito dai ragazzi del dopo scuola. In questo breve resoconto Marco Castrovillari, il coordinatore del progetto, restituisce il senso dell’esperienza.

“Ci siamo ispirati ad un insegnamento educativo che avesse come scopo non gettare via ciò che si è rovinato (che sia un oggetto o un rapporto umano) - spiega Marco - e che insegnasse a valorizzarlo, riparandolo per farne nascere qualcosa di ancora più umanamente prezioso”.

scegliendo di aggiustare qualcosa di danneggiato non solo se ne riconosce il valore, ma si sviluppa un naturale e comprensibile "attaccamento"

La prima riparazione che i ragazzi hanno effettuato è stata quella del supporto a una statuetta della Madonna, posta nell’oratorio della scuola. Un’altra riparazione ha riguardato la parrocchia di san Giovanni Battista al Collatino, vicina alla scuola: i ragazzi hanno provveduto alla riparazione dell'impianto interno e del telecomando di un vecchio stereo che era "parcheggiato" in parrocchia. Adesso è disponibile per qualsivoglia attività parrocchiale.

Una chitarra elettrica della scuola di un certo valore sul mercato musicale, aveva un problema all'impianto elettrico. La spesa da un liutaio sarebbe stata, nella migliore delle ipotesi, di oltre 120 euro.

Grazie a uno dei professori della scuola, i ragazzi sono riusciti a dare una nuova vita allo strumento. Mettere le mani sull'oggetto in questione è stata una vera e propria esperienza educativa.

“Oggi i ragazzi che frequentano attivamente il doposcuola reputano ipso facto "loro" quello strumento: scegliendo di aggiustare qualcosa di danneggiato non solo se ne riconosce il valore, ma si sviluppa un naturale e comprensibile attaccamento.

In queste esperienze le "cose" aggiustate portano seppur piccoli segni della riparazione - conclude Marco - come se fossero delle cicatrici. Questo testimonia ai ragazzi che da una ferita risanata, con l'impegno costante verso il meglio, può rinascere una forma di bellezza superiore.

I segni lasciati dalla vita sulla loro pelle e nella loro mente hanno un valore e un significato: la loro presenza può essere sempre vissuta come un fatto positivo, anche solo con un piccolo aggiustamento di prospettiva. Questo è l'obiettivo che desideriamo ottenere per le vite delle giovani persone che abitano il doposcuola”.